Francesca Basso, Corriere della Sera 2/8/2014, 2 agosto 2014
ADIDAS E GLI ALTRI: LE SANZIONI COLPISCONO (GLI EUROPEI)
DALLA NOSTRA INVIATA BRUXELLES — Le sanzioni varate contro la Russia dagli Usa in relazione alla crisi ucraina sono «controproducenti», ha detto il presidente Vladimir Putin in una telefonata con il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. E ha aggiunto che sono «un serio danno alla collaborazione bilaterale e alla stabilità internazionale nel suo complesso». Non ha citato l’Unione europea, Putin, ma il senso non cambia.
Già da giorni in Europa come Oltreoceano si cominciano a fare i conti dell’impatto economico. Per l’Italia la stima è di una perdita nell’export, nel biennio 2014-2015, di una cifra che va da 900 milioni a 2,4 miliardi di euro a seconda dell’evoluzione della crisi ucraina. Per ora le cifre sono contenute ma l’allarme c’è: le sanzioni economiche della Ue contro la Russia entrate in vigore ieri, che sanciscono il divieto per soggetti europei di acquisire azioni o obbligazioni di banche pubbliche russe e sospendono l’attività di export per il settore militare e di alcuni beni destinati al settore petrolifero, avranno un costo. Del resto la Russia è un mercato strategico per l’Europa dal punto di vista commerciale ed energetico (fornisce alla Ue circa il 32% del fabbisogno annuo).
Gli effetti delle tensioni internazionali e della crisi ucraina già si sentono sui bilanci delle aziende che hanno stretti legami commerciali con Mosca. Ma a «soffrire» non saranno solo i grandi gruppi, bensì anche le piccole e medie imprese dell’indotto. In prima fila ci sono le aziende tedesche e italiane, che sono i principali partner commerciali di Mosca. Due giorni fa Adidas, il produttore tedesco di abbigliamento sportivo, è stato costretto a tagliare le stime dell’utile netto per il 2014 a causa del ritiro dei piani di espansione in Russia. Nel primo semestre di quest’anno Volkswagen ha venduto in Russia l’8% di auto in meno rispetto a un anno fa. E il ceo di Siemens, Joe Kaeser, ha messo in guardia — riferisce il Financial Times — dai «seri rischi» di crescita per l’Europa per quest’anno e il prossimo. Le sanzioni si faranno sentire anche su Metro, Erste Group, Vdma, Shell, Total e Bp. Problemi pure per alcune aziende americane come Visa, MasterCard ed ExxonMobil.
Ad essere colpiti sono settori in cui il made in Italy è forte. A partire da quello energetico. Per il momento sono state bloccate le esportazioni di tecnologia verso il settore petrolifero russo, il cui effetto sarà probabilmente di ritardare i grandi progetti infrastrutturali. Potrebbe essere a rischio la costruzione del gasdotto South Stream, in cui sono coinvolte Eni e Saipem. Ma ne risentirà anche il settore dell’acciaio. Il gruppo Danieli ha importanti interessi in Russia. Quanto al comparto militare, è probabile che Finmeccanica dovrà rivedere alcune strategie.
Uno studio di Sace, la società controllata dalla Cassa depositi e prestiti attiva nell’assicurazione del credito, ha calcolato l’impatto sulle esportazioni italiane dall’inizio della crisi ucraina in marzo fino all’inasprimento seguito all’abbattimento del volo malese da parte dei separatisti filorussi. Sarà un impatto «significativo», una perdita da 900 milioni che potrà arrivare a 2,4 miliardi in caso di escalation delle violenze. Il settore più esposto è la meccanica strumentale che porterebbe registrare una perdita di esportazioni tra 500 milioni e un miliardo nel biennio 2014-2015.
Le sanzioni avranno effetto anche sulla Russia, che sta già pianificando le ritorsioni. Mosca vuole bloccare l’import di frutta e verdura dalla Polonia, colpendo così il settore agricolo che è fondamentale per l’economia di Varsavia. La reazione dei polacchi è stata immediata sui social media, hanno lanciato lo slogan «mangia mele contro Putin». Ma la vera arma è quella energetica. La Russia nel breve termine potrebbe rivedere gli accordi di fornitura di gas all’Europa. Bruxelles sta studiando un piano di emergenza. L’inverno, però, non è poi così lontano.