Vincenzo Bardo, il Venerdì 1/8/2014, 1 agosto 2014
IL LAVORO VA MALE? IN CINA LA PUNIZIONE È CORPORALE
In mandarino c’è addirittura un termine per descriverla, guolaosi: si tratta della morte per eccesso di lavoro. Secondo i media di Stato, ogni anno in Cina la guolaosi mieterebbe 600 mila vittime, circa 1600 al giorno. Tra i casi più eclatanti c’è quello del 49enne Li Jianhua, ex capo della Commissione per la regolamentazione delle banche cinesi che ad aprile è morto per un attacco di cuore dopo aver passato la notte a compilare un documento che avrebbe dovuto consegnare la mattina seguente. Le autorità di Pechino, lungi dal condannare una pratica autodistruttiva come questa, ne hanno invece fatto un modello di etica del lavoro.
Ma se sacrificare la propria esistenza per una causa comune porta a riconoscimenti sociali, fallire comporta invece la pubblica gogna. In alcuni casi sono gli stessi dipendenti che, nel tentativo di recuperare l’onore perduto, si autopuniscono: tre dirigenti di un’azienda di lampadari di Danzhou, nel Sichuan, sono arrivati a percorrere 900 metri gattonando sull’asfalto rovente in un afoso pomeriggio estivo per non aver raggiunto gli obiettivi di vendita. Secondo il West China City News c’erano 40 gradi quando i manager hanno cominciato il loro calvario. Lungo la strada numerosi colleghi, in lacrime, li incitavano a fermarsi. Due di loro a pochi metri dal «traguardo» si sono accasciati esausti finendo col volto sull’asfalto, prontamente soccorsi dai presenti.
Il castigo era stato preceduto dall’umiliazione: i manager avevano infatti fatto pubblica ammenda davanti agli altri dipendenti nel corso di una riunione convocata appositamente.
La società, di cui non è stato diffuso il nome, aveva grandi aspettative e aveva lanciato un’ambiziosa campagna vendite per festeggiare il nono anno d’attività. Il vice presidente Yang Jihao ha spiegato che in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, la politica aziendale prevede per i maschi la rasatura dei capelli, per le femmine quella delle sopracciglia, mentre strisciare sulle scale dell’ufficio è considerato un castigo alla portata di tutti: «Queste misure sono indispensabili per affrontare la sempre più agguerrita concorrenza» ha aggiunto.
Non è la prima volta che punizioni corporali di tal genere arrivano alle pagine dei giornali cinesi: lo scorso anno aveva suscitato scalpore la corsa sotto la pioggia a dorso nudo dietro la limousine di un gruppo di dirigenti di un’impresa del Sichuan.
In alcuni casi i ritmi di lavoro sono talmente pressanti e le pretese aziendali talmente insostenibili da indurre i dipendenti al suicidio: è noto il caso Foxconn, ma secondo gli esperti la piaga sarebbe molto più ampia e profonda.
L’approccio totalizzante al lavoro è diffuso in varie regioni asiatiche, in particolare dove si pratica il confucianesimo: «Ancora di più che nel sistema aziendale anglo-americano, in Cina, Giappone e Corea si crede nella dedizione totale verso gli altri» ha spiegato Jeff Kingston, professore della Temple University di Tokyo.
Vincenzo Bardo, il Venerdì 1/8/2014