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 2014  agosto 01 Venerdì calendario

QUELLA SERIE SEMBRA UN LIBRO

Roma. Il punto è questo: da quando Game of Thrones si è imposto come un grande fenomeno televisivo in grado di gareggiare, soprattutto in termini di bellezza e complessità, con le pagine dei libri di George R. R. Martin, ci si è accorti, di colpo, che non sempre è una perdita di tempo vedere i grandi romanzi trasportati sul piccolo schermo. Ci si è accorti, insomma, che una certa tv (non a caso stiamo parlando di Hbo il cui motto è sempre stato «non siamo tv siamo Hbo») può offrire adattamenti letterari anche migliori di certo cinema. Perché c’è tv e tv. Per dire, gli inglesi, quindi la Bbc, sono sempre stati bravissimi a portare sul piccolo schermo i grandi classici della loro tradizione letteraria. In Italia, fatta eccezione per alcuni casi e per i mitici sceneggiati tv, la fiction generalista, mossa più da modeste ambizioni che da incapacità autoriali, non ha mai raggiunto grandi risultati. Mentre gli americani sono sempre stati formidabili a trasformare idee originali in grandi narrazioni tv, considerate alla stregua dei grandi romanzi: da Lost a I Soprano, da The Wire a Breaking Bad, passando per Mad Men, la lista è, infatti, lunghissima. Ma di certo, negli ultimi anni, i network americani, soprattutto a pagamento, hanno iniziato a guardare ai romanzi, soprattutto ai bestseller, per sfornare un mercato altrettanto fiorente di storie, con il risultato di contagiare e influenzare l’intero sistema tv. E ora, se guardiamo il panorama delle serie tratte da romanzi, l’elenco è vastissimo. Da The Leftovers, basato sul bestseller di Tom Perrotta, sempre prodotta da Hbo, a I pilastri della Terra, tratta da Ken Follett e prodotta da Ridley Scott; da Under The Dome, dal libro di Stephen King a True Blood, la saga dei vampiri ispirata al Ciclo di Sookie Stackhouse di Charlaine Harris, passando per Justified poliziesco tratto da Elmore Leonard e per The walking dead, che poggia sul fumetto di Robert Kirkman sugli zombie. Ma anche Gossip Girls, sulla gioventù dorata, The Vampire Diaries e persino Dexter, un serial killer che uccide i serial killer, son tratte da libri di successo, non dimenticando che anche Sex and the City era basato sui libri di Candace Bushnell. Insomma, sembra che i netto soprattutto statunitensi, abbiano iniziato a darsi battaglia anche sul fronte dei diritti letterari, opzionando grandi firme che, la tv, un tempo, avrebbero guardato dall’alto al basso. Vedi Jonathan Franzen, per una serie tratta da Le correzioni e Jennifer Egan per Il tempo è un bastardo. Purtroppo non vedremo mai le serie, visto che i pilots chiesti da Hbo non hanno convinto. Mentre un’altra saga fantasy molto complessa come Americans Gods di Neil Gaiman, scartata da Hbo, verrà prodotta da FremantleMedia con Starz.
Poi, sempre storia recente, è arrivato l’altro grande fenomeno House of Cards che, certo, può contare su due grandi attori come Kevin Spacey e Robin Wright ma anche e soprattutto sulla struttura shakespeariana (adattata al cinismo della politica di oggi) dell’omonimo romanzo inglese di Michael Dobbs, da cui la serie è tratta. E forse non è un caso che Netflix abbia attinto da una grande storia inglese, per trasformare il suo dna e diventare, da semplice piattaforma di vendita online di film, in network produttore esso stesso di contenuti tv, ponendosi sullo stesso mercato di qualità di Hbo. L’anno scorso, poi, sempre Netflix, ha lanciato anche Orange Is the New Black, una ragazza bene corriere della droga, altra bellissima serie di grande successo, ispirata al libro autobiografico di Piper Kerman. E quest’autunno potrebbe trasmettere Gomorrah – La serie (con la h per il mercato internazionale) che, prodotta da Sky, e basata sul best seller di Roberto Saviano, è stata il fenomeno tv dell’anno, guadagnando, come Game of Thrones, non solo il favore del grande pubblico, ma anche il plauso della critica, reggendo benissimo il confronto con il capolavoro diretto da Matteo Garrone. Qualche anno fa, Romanzo criminale – La Serie diretta come Gomorra da Stefano Sollima e tratta, come il film di Michele Placido, dal libro omonimo di Giancarlo De Cataldo, superò a giudizio della critica, addirittura la pellicola, diventando un vero e proprio caso mediatico. Non era mai successo, infatti, che una serie italiana fosse migliore del film. Poi, certo, sempre rimanendo nel nostro paese, il manifesto della fiction generalista di qualità (venduta tra l’altro in tutto il mondo, come Gomorrah) rimane Il commissario Montalbano, prodotta da Rai Fiction e basata sui libri di Andrea Camilleri.
Ma sembra che anche in Italia, la concorrenza di Sky, abbia fatto un gran bene alla tv generalista, a sentire le disumane ambizioni della miniserie messa in cantiere dalla Rai con 11 Marzo Film. Trattasi niente di meno che della trasposizione tv in sei puntate di Il nome della Rosa, una coproduzione internazionale che si confronterà con il kolossal diretto da Jean-Jacques Annaud e interpretato da Sean Connery. Umberto Eco, che come è noto è l’autore del bestseller, ne cura la super visione, mentre il soggetto di serie è stato affidato ad Andrea Porporati. «La fiction ha sempre attinto al grande romanzo» spiega Porporati «ma questa nuova ondata di serie tv basate sui grandi romanzi è forse frutto di una nuova televisione, più ardita del cinema rispetto alla complessità delle storie. La serie tv, ovviamente, ha il vantaggio rispetto al cinema di avere una struttura e un respiro più simili a quelle del grande romanzo. Il cinema deve per forza sintetizzare laddove la tv può seguire l’evoluzione dei personaggi, rispettando i diversi piani di lettura del romanzo. Poi c’è anche una ragione eterna di questo matrimonio: Il Nome della Rosa, Game of Thrones e tutti i grandi romanzi della contemporaneità raccontano, al di là della trama, storie universali e archetipiche, adatte quindi al mercato globalizzato con cui ora si misura non solo il cinema ma anche la fiction televisiva».
Che, tra una trasposizione letteraria e una serie tv originale, sta riempiendo il vuoto, lasciato almeno negli Usa, di quello che negli anni 90 era terreno di elezione del cinema indipendente. Ora passato in massa alla tv, romanzo permettendo.
Elena Martelli, il Venerdì 1/8/2014