Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  agosto 03 Domenica calendario

CULTURA PER NUOVI CITTADINI

Non è facile occupare la carica che è stata, tra gli altri, di Guglielmo Marconi, Luigi Einaudi, Rita Levi Montalcini.
Quando, fra l’alba del ’900 e il 1925, nacque e si sviluppò il progetto dell’Enciclopedia italiana, attorno al fondatore Giovanni Treccani e al direttore Giovanni Gentile si costruì il nucleo che farà dell’Enciclopedia il luogo e l’opera in cui si raccolse il sapere italiano e, quindi, l’identità nazionale. Nonostante i tempi, non era nazionalismo. Sfogliando le pagine della prima Treccani è, infatti, evidente una straordinaria apertura, già da allora, all’Europa e al mondo.
Nell’Enciclopedia, scriveva Gentile nel 1929, ci sono la storia e la cultura di un popolo e del suo tempo, il punto di vista di tutti coloro che si sono formati nella stessa civiltà.
Nel 2015 l’Istituto della Enciclopedia italiana compirà 90 anni. In questo periodo, denso e veloce, la Treccani non è stata una casa editrice, un’impresa che opera industrialmente nella produzione di libri. È stata un’istituzione anomala, una società per azioni con una missione pubblica, una comunità che con le sue redazioni scientifiche, con coloro che ci lavorano all’interno e grazie a un’eccellente rete di distribuzione ha portato avanti la missione voluta dal suo fondatore: diffondere il sapere con autorevolezza ed efficacia, facendo crescere la cultura media del Paese.
Se guardiamo alle altre esperienze europee e internazionali, il mondo dell’enciclopedia sembra destinato a dissolversi. Ma se siamo ancora qui a parlare della Treccani, ritengo lo dobbiamo proprio alla forza di quella comunità e alla ricchezza della missione a cui si riferiva Gentile.
Si parla di «terza rivoluzione industriale» – lo ha fatto di recente l’«Economist» – prefigurando un’ondata di nuovi prodotti e servizi, dovuta all’innovazione radicale del mondo tecnologico. L’obiettivo ambizioso a cui dobbiamo tendere è, perciò, quello di seguire questa rivoluzione interpretando il ruolo dell’Enciclopedia italiana negli anni che viviamo.
C’è un cambio di paradigma della conoscenza, dell’istruzione, della società e della politica. I driver della trasformazione sono la tecnologia digitale e il web. Il pc, lo smartphone, il tablet hanno ampliato e trasformato competenze che una volta erano totalmente nostre: la memoria, l’immaginazione, la ragione. Cosa ci resta?
L’epistemologo Michel Serres nel suo Non è un mondo per vecchi immagina il futuro come una grande opportunità: grazie alla tecnologia, che ci libera dalla fatica e ci mette a disposizione tutto il sapere in una scatola, avremo la possibilità di dedicarci alle intuizioni innovatrici. «Saremo costretti a essere intelligenti», scrive Serres. Ma è proprio così? Sarà il migliore dei mondi possibili?
«Chi controlla il passato controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato» ammoniva Orwell, e i suoi fantasmi diventano più forti e pericolosi se si alimentano della potenza della rete, luogo dove la memoria collettiva può essere riscritta e manipolata in ogni momento.
Non a caso Edgard Morin, da ministro dell’Istruzione, ha scritto nel rapporto sul futuro dell’apprendimento in Francia che è necessario passare dalle «teste piene» alle «teste ben fatte», capaci cioè non di sovrabbondante erudizione, ma di realizzare connessioni tra saperi ed esperienze. «Teste ben fatte», capaci di orientarsi in un’epoca in cui il sapere non è più piramidale, ma orizzontale e multidirezionale.
In questo scenario la Treccani deve continuare a svolgere in Italia il ruolo di "bussola", contribuendo, con autorevolezza e affidabilità, a trasformare i saperi in competenze. È la grande sfida per l’educational, per la formazione continua, per la documentazione, per il rafforzamento della democrazia. Là dove oggi, più che ieri, occorre conoscere per ben deliberare.
Il mutamento che stiamo vivendo, dalla società postindustriale alla websociety, richiede sicuri punti di riferimento. La Treccani può e deve svolgere questa funzione. Deve farlo cambiando gli strumenti e affinandoli, senza abbandonare lo spirito che animò i fondatori.
Le opportunità che il nuovo mondo ci prepara sono numerose. Potremo coglierle appieno se sapremo liberarci dai vincoli esclusivamente economicistici e da una lettura di corto respiro. Sono vincoli e strettoie a cui dobbiamo prestare attenzione, non cadendo nell’errore di avere una visione ristretta, che finirebbe per evidenziare la nostra inadeguatezza nel gestire le eredità che abbiamo e le capacità di cui tuttora disponiamo per crescere e per farci apprezzare nel mondo.
La missione della Treccani – dice il nostro statuto – è quella di operare «per gli sviluppi della cultura umanistica e scientifica, nonché per esigenze educative, di ricerca e di servizio sociale». Ecco perché in questi ultimi anni si è affiancato un sito internet alla tradizionale produzione enciclopedica, ai volumi dedicati al patrimonio artistico e culturale e alla nostra civiltà linguistica e letteraria. Questo sito si è da subito imposto come l’alternativa scientificamente più affidabile all’offerta della libera contribuzione, non certificata, presente in rete.
In queste iniziative l’Istituto ha inteso e saputo portare il rigore critico e l’approfondimento scientifico e culturale, ma anche la capacità di sintesi e di divulgazione "alta", che sono da sempre le caratteristiche delle opere Treccani.
La scorsa settimana c’è stata la prima manifestazione pubblica della mia presidenza. Luciano Canfora e l’ambasciatore in Italia del Regno Unito hanno presentato, davanti al presidente della Repubblica, la riproduzione integrale in facsimile del manoscritto Bodley 264, uno dei codici miniati più famosi e preziosi del Medioevo che racconta delle imprese di Alessandro Magno e di Marco Polo come tramandate nella tradizione medioevale anglo-francese. Ne abbiamo stampate solo 499 copie. È un’opera bellissima e di grandissimo pregio, rivolta a un pubblico colto e selezionato di collezionisti sparsi in tutto il mondo.
La Treccani di domani dovrà essere la sintesi di tutto questo: autorevolezza, qualità e velocità nella diffusione sul web, senza però dimenticare che le «teste ben fatte», nell’era dell’immateriale, sanno apprezzare il profumo della carta e il piacere di sfiorare un libro stampato con arte, amore e profondo rispetto della nostra identità culturale.
Presidente della Enciclopedia Italiana
Franco Gallo, Il Sole 24 Ore 3/8/2014