Marco Franchi, il Fatto Quotidiano 3/8/2014, 3 agosto 2014
AGLI AGNELLI NON BASTA MAI PRESO ANCHE IL SECOLO XIX
Giornali di ieri. Corriere della Sera, pagina 7 interamente dedicata alla fusione fra Chrysler e il primo azionista del quotidiano di via Solferino, la Fiat. Il Sole24Ore di Confindustria è ancora più generoso: due pagine, la 4 e la 5. Una paginata su Repubblica, prima delle notizie dedicate alla guerra fra Israele e Gaza, che però osa ricordare nel titolo che l’8% dei soci ha votato contro le nozze. E poi il trionfo di due pagine fitte (la 4 e la 5, ancor prima delle lenzuolate renziane) su La Stampa, il giornale di famiglia. E tutti articoli non certo critici.
Ma gli Agnelli non si accontentano, vogliono ancora più spazio nell’informazione. E a ventiquattro ore dall’ultima assemblea della Fiat a Torino annunciano un nuovo accordo nel business preferito di John Elkann ereditato dal nonno Gianni, quello dell’editoria: La Stampa si sposa con il Secolo XIX di Genova. Le società proprietarie dei due quotidiani, la Editrice La Stampa della famiglia Agnelli e la Sep (Società edizioni e pubblicazioni) della famiglia Perrone, si fonderanno in Italiana Editrice. La maggioranza (77%) sarà di Fiat e sulla poltrona di presidente siederà John Elkann, mentre Carlo Perrone, con il 23%, avrà la vicepresidenza. L’obiettivo, spiega un comunicato congiunto, è quello di valorizzare gli investimenti effettuati nel tempo da entrambe le società e di creare “un nuovo protagonista del panorama editoriale nazionale, capace di affrontare con maggiore forza le sfide legate alla trasformazione del settore”. Elkann ha inoltre garantito che “i valori che hanno guidato entrambe” le testate “per oltre un secolo rimarranno gli stessi, come pure l’indipendenza e la qualità dell’informazione offerta quotidianamente ai propri lettori”.
Al di là delle dichiarazioni ufficiali, è chiaro che i due giornali si mettono insieme per consolidare il settore e fare sinergie consentendo un taglio di costi e al tempo stesso una unica linea editoriale con zero esborsi di cassa per la Fiat. Mentre la stampa italiana e Genova perde uno dei pochi editori puri rimasti.
La situazione economica del quotidiano diretto da Mario Calabresi è critica e difficilmente compatibile con le strategie di Marchionne ed Elkann. Negli ultimi due anni il giornale ha perso 41 milioni (27 milioni nel 2012 e 14 milioni l’anno scorso) e le stime aziendali prevedono una chiusura d’esercizio 2014 in rosso per 4-5 milioni di euro. Ad aprile lo stesso Elkann aveva così lanciato un ultimatum: o si pareggia il bilancio o partono nuovi tagli. Con la nascita di Fca e il trasloco della Fiat in Olanda, sarebbe infatti sempre più difficile sborsare ogni anno liquidità per ripianare le perdita della casa editrice. Quanto al Secolo XIX, voce di Genova da 128 anni, sta cercando di uscire dalle secche dell’emorragia di copie e pubblicità scommettendo sull’evoluzione digitale. L’editore Carlo Perrone ha messo mano al portafoglio ricapitalizzando la società con 2,5 milioni e ha convinto le banche creditrici ad accettare un piano di rientro dai 20 milioni di debito che dà ossigeno alla testata fino al 2017. Il piano di rilancio è stato studiato dall’amministratore delegato della Sep, Maurizio Scanavino, ovvero l’ex ad e direttore generale di Publikompass nonché ex direttore marketing e commerciale della Editrice La Stampa. Anche a dirigere il giornale dal 2009 c’è un ex del quotidiano torinese, Umberto La Rocca, cresciuto alla scuola di Giulio Anselmi di cui ha fatto il vice alla Stampa prima di approdare a Genova.
Sinergie, dunque. Che secondo alcuni osservatori hanno rappresentato l’unica alternativa a un’altra fusione meno praticabile, quella fra Stampa e Corriere della Sera, di cui si è spesso vociferato in passato. Del resto l’aria che tira in casa Rcs non è delle migliori dopo l’addio di Ferruccio De Bortoli a via Solferino annunciato per il prossimo aprile quando verrà anche rinnovato il consiglio di amministrazione del gruppo. Altre fonti scommettono invece che l’integrazione con il Secolo e il conferimento dell’asset editoriale degli Agnelli in una nuova società possa aprire la strada a un nuovo scorporo. Ovvero a quello del 20,5% di Rcs ancora in pancia alla nuova Fiat che presto verrà quotata a Wall Street. Così da togliere un peso e un pensiero a Marchionne, che deve vendere macchine e non giornali. Mentre l’erede dell’Avvocato potrebbe finalmente riunire in un’unica società tutti i suoi “balocchi” di carta.
Nel frattempo, da domani il prezzo in edicola de La Stampa aumenterà da 1,30 a 1,50 euro. Perché, recita l’annuncio pubblicato sul quotidiano torinese “La buona informazione costa, quella cattiva la paghi cara”. E gli Agnelli, in questo, sono esperti.
Marco Franchi, il Fatto Quotidiano 3/8/2014