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 2014  agosto 02 Sabato calendario

AGOSTO IN TRINCEA

Meglio ignorare che cosa scrive nella sua lettera agli investitori Paul Singer, l’uomo che con il suo hedge fund Elliott Management sta mettendo in ginocchio l’Argentina. O forse no, anche perché la sua posizione è sorprendente. Mentre i mercati scrutano con ansia ogni minimo segnale che indichi un anticipazione del primo rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve, Singer si scaglia contro gli acquisti di asset fatti dalle banche centrali (QE) e contro la politica dei tassi d’interesse a zero (Zirp) con una veemenza tale da trasformare in colomba perfino il presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Singer sostiene che «i banchieri centrali del mondo sviluppato (con la possibile eccezione della Germania) non hanno detto ai loro leader politici che il QE e lo Zirp stanno creando grandi rischi e incertezze per il futuro». Secondo Singer, costoro non «hanno la minima idea di come andrà a finire» e così il super-gestore di hedge fund si premura di dirglielo: «L’attuale politica monetaria è estremamente pericolosa... e un brusco scossone può arrivare in qualsiasi momento» perché la loro «fiducia nella moneta di carta è ingiustificabile e fuori dalla realtà». La giustificazione principale di queste politiche è il timore della deflazione, che però Singer non vede da nessuna parte, a eccezione di «quei Paesi di Eurolandia dalle performance basse che, non potendo svalutare la moneta, sono costretti ad abbassare i salari per correggere gli squilibri». Singer attacca poi direttamente la Fed, dicendo che continua a «osservare con costernazione» le sue «magie» nel tentativo di creare con il QE e lo Zirp «una crescita economica apparentemente robusta a fronte politiche fiscali ed economiche mal congegnate, mantenendo l’inflazione entro una banda stretta». Secondo Singer, l’inflazione, anche se non viene segnalata dagli indici tradizionali su cui si basa la Fed, si sta alzando e diffondendo in una crescente lista di asset che comprende beni posseduti dai benestanti e alcuni prodotti e alcune necessità di base. E alla fine esploderà in tutta la sua virulenza, scatenando «una vera lotta di classe».
Siamo di fronte al delirio di un catastrofista? Di certo le vicende argentine dimostrano che comunque le mosse di Singer sui mercati hanno effetto notevoli. In ogni caso, le grandi banche d’affari nei report continuano a considerare QE e Zirp come manna per le borse. Seguendo questo paradigma tradizionale, si può tirare un sospiro di sollievo perché i dati diffusi venerdì 1° agosto sul mercato del lavoro Usa, con il tasso di disoccupazione salito dal 6,1 al 6,2%, non mettono fretta alla Fed sul fronte dei tassi. Le attese restano per un rialzo del costo del denaro non prima del secondo trimestre del 2015. In quanto a Eurolandia la situazione è difficile, con l’inflazione a un misero +0,4% e l’Italia quasi in deflazione (+0,1% su base annua, quindi la prossima revisione del dato di luglio potrebbe avere il segno meno). Inoltre la crescita è sempre fiacca e messa sempre più a rischio dalle sanzioni contro la Russia. Non per niente Adidas ha già lanciato un allarme utili proprio per le prospettive negative su quel mercato. Il boomerang delle sanzioni colpirà in particolare Germania e Italia, i due Paesi coi rapporti commerciali più stretti con Mosca. Se a questo si aggiunge la perdita record da 3,4 miliardi della seconda banca portoghese, il Banco Espirito Santo, segno che nemmeno le cure della Troika riescono a evitare il dissesto di un grosso istituto di credito, è chiaro che c’è quantomai bisogno di un intervento straordinario della Bce a settembre o più probabilmente a ottobre. Difficile però che esso comprenda anche l’acquisto di titoli di Stato. In ogni caso la prospettiva di un QE è ben presente e ciò fa bene alle borse.
Intanto dal fronte dell’analisi tecnica si nota che nel corso delle ultime sedute la situazione del mercato azionario americano ha subito un pericoloso deterioramento. I tre indici più importanti, S&P500, Dow Jones, e Nasdaq100, si sono scontrati con solide barriere grafiche e hanno accusato una brusca flessione. L’S&P500, dopo aver raggiunto un massimo storico a 1.991 punti (livello che coincide con quota 17.150 del Dow Jones e con i 4.000 punti del Nasdaq100), si è girato al ribasso e, dopo aver ceduto il sostegno posto a 1.960, è sceso fino a quota 1.915. Da un punto di vista grafico è possibile evidenziare che: a) nelle ultime settimane i prezzi non sono riusciti ad allungare con decisione oltre le barriere sopra evidenziate, segnalando che sui livelli raggiunti si è registrata una chiara riduzione della pressione rialzista; b) alcuni indicatori che misurano l’ampiezza e lo spessore del mercato Usa (Trin, Advance-Decline Line, New High-New Low) già da diverso tempo segnalavano che la maggior parte dei titoli azionari non riusciva a seguire la spinta rialzista, disegnando in questo modo una pericolosa divergenza negativa; c) l’analisi dei principali indicatori quantitativi evidenzia che nel corso delle ultime sedute si è verificato un chiaro rafforzamento della pressione ribassista: l’Macd e il Parabolic Sar si trovano infatti in posizione short, mentre l’Adx registra un deciso aumento della pressione ribassista; d) la volatilità che ha accompagnato la salita degli ultimi mesi è stata molto contenuta, il che evidenzia un compiacimento e un eccessivo ottimismo da parte degli investitori (l’indice Vix, prima del forte balzo in avanti di mercoledì 30, era infatti sceso sui minimi degli ultimi anni) e segnala che è venuta meno la percezione del rischio presente sul mercato Usa (quantomai elevato dopo tre anni di crescita pressoché ininterrotta). In questo ambiente si sono create le premesse per il raggiungimento di un top significativo e per l’inizio di una fase correttiva che potrebbe proseguire per diverse settimane.
Dal punto di vista operativo, in virtù di queste considerazioni si possono sfruttare eventuali rimbalzi tecnici (pullback) dell’S&P500 verso 1.960 punti per aprire posizioni short (protette da uno stop-loss cautelativo a 1.985) in vista di una nuova flessione che avrà un primo target nella soglia psicologica di 1.900 punti e un secondo obiettivo in area 1.870-1.860. In un’ottica di medio termine è necessario evidenziare che solo il cedimento di quota 1.850 potrebbe fornire un definitivo segnale d’inversione ribassista. In una situazione simile si trova anche il Dow Jones, che ha fallito il superamento di 17.150 e si è portato a contatto con i 16.500 punti, ultimo sostegno in grado di impedire una discesa verso l’area 16.050-16.000. Anche il comparto tecnologico ha fornito evidenti segnali di debolezza. Il Nasdaq100 si è infatti scontrato con quota 4.000 prima di scendere sotto 3.900 punti. Il trend di fondo rimane positivo ma il forte ipercomprato registrato da numerosi indicatori segnala la possibilità di un’ulteriore correzione che avrà un primo target in area 3.800-3.790 e un secondo a 3.730-3.720 punti.
Due titoli italiani tra le opportunità in un’ottica di medio termine. Le difficoltà di Wall Street e le forti tensioni finanziare provenienti dal Portogallo (per il crollo del Banco Espirito Santo) hanno innescato una brusca correzione dei mercati azionari europei, con l’indice FtseMib che si è scontrato con la barriera posta in area 21.300-21.350 punti ed è tornato sui minimi degli ultimi mesi. Alcuni titoli a maggiore capitalizzazione, nonostante queste difficoltà di fondo, hanno tuttavia fornito importanti segnali di tenuta, evidenziando una forza relativa superiore a quella del mercato. Tra le situazioni più interessanti segnaliamo A2a e Generali. La prima ha compiuto un veloce balzo in avanti e si è portata a contatto con 0,89. Il superamento di questo livello potrebbe richiedere un’adeguata fase riaccumulativa al di sopra del sostegno posto in area 0,81-0,80. Il ritorno verso questa zona potrebbe essere utilizzato per aprire posizioni long, protette da uno stop-loss iniziale a 0,77 euro. Segnali positivi, come accennato, sono arrivati anche da Generali, che, dopo aver testato il supporto a 15 euro, è risalita fino a 15,85. Dopo una breve pausa di consolidamento il titolo può effettuare un nuovo allungo, con un primo target in area 16,35-16,40 euro.
Allargando la visuale dall’Italia all’Europa, tra i titoli che compongono l’Eurostoxx50 un occhio di riguardo meritano Nokia e Sap. Il primo è salito in area 6,30-6,33 prima di accusare una fisiologica correzione che può riportare le quotazioni a richiudere il gap-up lasciato aperto la scorsa settimana a ridosso di 5,7 euro. Il ritorno verso quest’ultimo livello potrebbe poi favorire una fase laterale di riaccumulazione e creare le premesse per un successivo allungo. Un nuovo segnale di tipo direzionale tuttavia arriverà soltanto con il breakout di 6,20. Anche Sap, nonostante la discesa delle ultime sedute, rimane all’interno di un solido trend rialzista di tipo lineare. La tenuta del sostegno situato in area 57,8-57 euro può favorire un pronto recupero e riportare i prezzi verso i 60 euro prima e attorno a 61,5-61,6 in un secondo momento. Il superamento di questa zona aprirà poi ulteriori spazi di crescita, con una prima proiezione teorica a ridosso dei 63 euro.
Guardando infine agli Usa, Apple e Us Steel Group sono due titoli di Wall Street con un’interessante struttura grafica. Il primo ha arrestato il movimento rialzista a ridosso dell’importante soglia psicologica dei 100 dollari (livello che coincide sostanzialmente con i massimi storici raggiunti nel settembre 2012). Il forte ipercomprato di brevissimo termine può innescare un brusco ritracciamento verso l’importante supporto statico situato in area 79-80 dollari. Il raggiungimento di questa zona potrebbe rappresentare un’interessante opportunità d’entrata, con un profilo di rischio decisamente più contenuto rispetto a quello attualmente presente sul titolo tecnologico. La struttura grafica di Us Steel Group appare decisamente interessante. I prezzi, dopo aver disegnato un perfetto bottom arrotondato al di sopra di quota 17,5 dollari, hanno strappato al rialzo con estrema decisione e, con un ampio gap-up, si sono portati a ridosso dei 34 dollari. Dopo una breve pausa di consolidamento è possibile un ulteriore allungo verso 36,5-36,8 prima e verso la barriera dei 40 dollari in un secondo momento.
Marcello Bussi e Gianluca Defendi, MilanoFinanza 2/8/2014