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 2014  agosto 02 Sabato calendario

PER LA FAMIGLIA LA QUOTA DI EXOR RESTA BLINDATA

«Grandi soddisfazioni per chi rimarrà azionista», ha assicurato ieri John Elkann chiudendo l’assemblea al Lingotto, nella doppia veste di presidente di Fiat e di Exor. Perché Exor, ha sottolineato, «non può cambiare atteggiamento in un momento in cui le prospettive per Fiat-Chrysler sono così buone». Tradotto: il 30,04% di Fca che farà capo alla holding di casa Agnelli per il momento non si tocca. Anche perché, dall’autunno – a meno di quel maxi-recesso che metterebbe a rischio la decisione di ieri – nella nuova Fiat-Chrysler che verrà quotata a Wall Street il pacchetto di Exor sarà molto più pesante. Magia del voto multiplo, che di fatto premia ai fini del controllo gli azionisti fedeli nel tempo: così il 30% della holding che fa capo ai diversi rami della famiglia Agnelli potrà farlo valere fino al 46,2% (se nessun altro chiederà di beneficiare del voto multiplo).
Lontano dall’Italia, diverse famiglie ci hanno basato la loro fortuna: nell’automotive è il caso dei Ford, nella moda di Louis Vuitton, ma così funzionano anche giovani grandi aziende come Google, Amazon, Facebook, Groupon, Linkedin. Nel caso di Fiat-Chrysler, per prendere confidenza con il meccanismo – reso possibile grazie al fatto che Fca è una società di diritto olandese – ci vorrà un po’ di tempo: Exor potrebbe non essere l’unico azionista a richiedere la possibilità (ci sarà tempo fino al 15 agosto), dunque per capire quale sarà la fisionomia dell’azionariato di Fca ci vorrà del tempo.
IL RUOLO DEI FONDI
Nel medio periodo, la holding probabilmente non è destinata a rimanere da sola all’interno di quell’azionariato stabile che il vertice del Lingotto pensa di costruire alla testa del gruppo. Ieri, ad esempio, tra gli azionisti sopra il 2% è comparsa la People Bank’s of China, una notizia «molto positiva» che dimostra «come Fca sia in grado di attirare investimenti da tutto il mondo», ha detto Elkann: si vedrà se i cinesi chiederanno di accedere al voto multiplo, svelando l’intenzione di rimanere a bordo per un po’ di tempo. Potrebbero farlo anche alcuni di quegli investitori istituzionali che da tempo affiancano la Fiat, presenze come Norges Bank e Vanguard attualmente titolari di quote di poco superiori al 2%, ma anche fondi come BlackRock e Capital Research, che al momento risultano spariti dai radar ma rappresentano "vecchie conoscenze" del Lingotto: ieri non tutti si sono espressi a favore della fusione, ma negli ultimi mesi, come d’abitudine, ci sono stati colloqui e dunque ci si attende che tra coloro che entro le prossime due settimane depositeranno la domanda per avere il voto speciale ci siano anche alcuni fondi; altri potrebbero arrivare successivamente, quando, nei prossimi due anni, si aprirà la fase due del piano Marchionne, quella che promette di più in termini di redditività.
LO SPAZIO PER IL RIASSETTO
Prima di allora, dentro e fuori al board di Exor si tende a escludere un riassetto azionario che veda la holding diluire il proprio peso. I tempi non recentissimi qualche abboccamento con i tedeschi di Volkswagen o con i francesi di Peugeot c’è stato, è vero, ma se c’era spazio per qualche grande operazione di M&A, si è chiuso quando – a fine 2013 – Fiat ha chiuso l’accordo con il Veba per salire al 100% di Chrysler. Da allora la strada è tracciata e non ammette – questione di volontà, ma anche di convenienza – sbandate.
Certo, l’azionista di controllo sa che per centrare gli obiettivi ambiziosi del piano industriale il gruppo avrebbe bisogno di una sponda in Asia, dove serve un marchio forte nell’area da affiancare a Jeep. Ma è probabile che se si chiuderà qualche accordo – con Mazda, ad esempio – si cercherà di farlo senza incidere sulla catena di controllo e sull’assetto azionario del gruppo.
Acquisita Chrysler, celebrata la fusione, spostate le sedi Exor ora punta ad arrivare al 2016 con la quota di oggi, che equivale alla possibilità di valutare alleanze in posizione di forza, cioè senza perdere il controllo del gruppo. Prima di allora, quando peraltro si sarà aggiornata la mappa dei grandi produttori mondiali in grado di sopravvivere, nessuna novità in vista: a meno che, si riflette in Exor, non dovesse materializzarsi qualche possibilità inaspettata. Peugeot e Opel restano in cima alla lista dei desideri, ma dal Lingotto – anzi, da Londra – difficilmente faranno la prima mossa.
Marco Ferrando, Il Sole 24 Ore 2/8/2014