Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  agosto 02 Sabato calendario

PIANIGIANI ALZA LA VOCE SUL CASO HACKETT “DICA SE VUOLE TORNARE A GIOCARE IN AZZURRO”

[Intervista a Simone Pianigiani] –
Pianigiani, gli altri stanno preparando i Mondiali, mentre l’Italia, ottava in Slovenia dove ne passavano sette, farà le qualificazioni europee. Ci ripensa ancora?
«Un po’ sì, ma devo guardare avanti e dico che pure allora quell’ingresso fra le otto fu un passo avanti, aprendo un ciclo di crescita. Poi, ne battemmo tre che saranno in Spagna (Grecia, Turchia, Finlandia), cedemmo alla Lituania all’ultimo minuto e con l’Ucraina vorrei rigiocarmela non il giorno dopo un’altra partita, o a dieci ore dalla cena notturna. Lì non ne avevamo più, però il ciclo continua, con gli stessi giocatori. Rispetto a un anno fa mancano Belinelli e Melli, ma lo sapevo quando presi la nazionale. Si lavora con chi c’è e si lavora ad allargare la base degli uomini utili. Siamo sulla quarantina, fra nazionale A e sperimentale. Tutto il basket italiano under 30».
Sennò, per i Mondiali, bastava pagare. Una wild card l’ha presa pure la Finlandia.
«La federazione ha fatto bene a non pagare e a investire sul progetto. Giudico passi giusti allestire una buona sperimentale e mandarla in Cina, perché poi ne escono i Pascolo e i De Nicolao pronti per il gruppo maggiore, fare raduni durante l’anno, allargare la cerchia di professionalità. E non sono per uno sport che fa pagare l’iscrizione ai Mondiali».
Al solito, avrà una mezz’Italia, per queste partite, o di più?
«I nomi di chi manca si sanno, ma cambio ottica, come un anno fa, quando facevamo il quintetto degli assenti e l’Europeo filò a lungo bene. La squadra è fatta da quei quaranta, avrò meno opzioni e non so se basteranno per battere la Russia, ma rispetto gente che lavora al limite, sta in partita con tutti, non darà mai i venti punti, ma prova a vincere, e ne vince. E tutti sanno di avere anni davanti».
Fra chi manca c’è Belinelli, cui ha dato le ferie. E ne son nate ire funeste.
«No, niente ferie. Con lui c’era un’intesa dall’estate scorsa. Se San Antonio arrivava in fondo, lui seguiva, per questa, il programma di riposo e di lavoro concordato col club. L’anno prossimo ci sarà. E come lui, finalmente sani, Gallinari e Bargnani, mentre Datome è già con noi».
Poi, tra polveroni immani, s’è eclissato Hackett.
«Posso fare un passo indietro? In nazionale stiamo cercando di costruire un ambiente al servizio dei giocatori, attento alla loro salute e al capitale che rappresentano per i club. Ho aperto le porte
a medici e preparatori delle società, tutto si decide assieme, nessuno viene forzato a giocare se non sta bene: né da me, né dai dottori, né dal presidente. Su tutto ciò s’è abbattuta la vicenda Hackett, che vorrei ancora definire come un momento d’incomprensione, poi ingrossato da una comunicazione oggi sempre più rapida e tumultuosa. Ora, depositato il polverone, nego ci siano in azzurro due pesi e due misure. E che ci sia qualcuno contro Hackett».
Beh, l’irrituale, e per molti stonata, lettera dei compagni dice il contrario.
«L’ho letta quando è uscita, la valuto come un’iniziativa della squadra che non è un processo né una scomunica, ma una riaffermazione, in positivo, di quanto si fa in nazionale per i giocatori. E lo fanno uomini: medici, fisioterapisti, preparatori, dirigenti, che s’erano sentiti ingiustamente feriti dalle parole di Daniel, percepiti all’esterno come macellai. Chi ci fa spesso le due di notte a farsi curare, ha solo inteso difenderli».
Il suo ruolo obbliga alle diplomazie, ma lo sconquasso resta.
«Infatti, non faccio finta di nulla. Però ribadisco: vi ho colto spirito costruttivo, e mi piace parlare di chi c’è, lavora, fatica, tiene un bell’atteggiamento, capisce quali occasioni di crescita dà l’azzurro, visto che qui l’Eurolega la fanno in pochi».
Ma se anche nelle Scritture il vitello grasso finisce in tavola per i birboni, avremo dunque, per Hackett, porte aperte, serrate o socchiuse?
«Lasciamo che tutto si decanti e si ritrovi un’armonia condivisa. C’è tanta strada da fare, ma alla fine l’ascolteremo, capiremo come si porrà. Se ha desiderio di tornare, lo esprima, con chiarezza e onestà intellettuale. Sul valore non si discute, con lui, Belinelli e Gallinari prenderemmo pure una dimensione fisica tale da consentirci un’altra pallacanestro, e al di là di muscoli e tecnica Daniel, quand’è stato dentro la squadra, l’ha fatto con impegno. Dica come sta e cosa vuol fare. Il gruppo valuterà, prima ancora del coach. La mia decisione verrà dopo».
Walter Fuochi, la Repubblica 2/8/2014