Giovanna Ferrero, il Fatto Quotidiano 2/8/2014, 2 agosto 2014
IL TAPIRO D’ORO SE LO BECCA VALERIO STAFFELLI
Come tutti i precari, anch’io spulcio annunci di lavoro e invio curriculum ogni giorno. È diventata un’abitudine simile a quella di chi compra il gratta e vinci: sai bene che è difficile ottenere qualcosa, ma il tentativo alimenta la speranza. Vedo un annuncio di una certa Overlord: si cercano redattori interessati al giornalismo d’inchiesta, disponibili a trasferte, automuniti e con domicilio a Monza o zone limitrofe, da inserire nella troupe esterna. L’annuncio è vago, ma non bisogna essere “choosy”. Invio la mia richiesta. Mi contattano: il mio curriculum è stato selezionato e mi fissano un incontro.
Al colloquio una ragazza mi fa una serie di domande. Mi dice che stanno cercando persone da formare, ma che le mie competenze sono per loro utili. È richiesta disponibilità a lavorare anche nel weekend, se necessario: “Valigia alla mano perché spesso si parte e non si sa quando si torna”. È gradita, inoltre, versatilità: “Se bisogna lavare l’auto di produzione, si lava”. Per me va bene, è normale fare un po’ di tutto in un piccolo team. Infine, mi fissano la data per l’incontro con il titolare.
Al secondo colloquio mi trovo davanti Valerio Staffelli. Proprio lui, il padre del Tapiro d’Oro di Striscia la Notizia. Si informa sul mio percorso di studi e professionale. Mi spiega che il lavoro che mi propone è durissimo, basato su grossi sacrifici e che non mi farà diventare ricca (a me basta sbarcare il lunario). Si tratta di un full time in cui si lavora su tutti i fronti: scrivere articoli, realizzare servizi con telecamera nascosta, fare pedinamenti e appostamenti, lavoro di ripresa, montaggio video e produzione televisiva. Per valutare la mia idoneità, sarò convocata altre due volte, con “prove sul campo”. Nemmeno per lavorare in PriceWaterHouseCoopers credo vi siano così tanti colloqui. Però ritengono giusto essere esigenti nella scelta dei candidati.
Il primo giorno mi danno una raccolta di articoli di Valerio Staffelli pubblicati su Oggi. La redattrice mi spiega lo stile “staffellese” e come bisogna impostare l’articolo. Mi forniscono del materiale da cui prendere spunto e mi assegnano tre pezzi.
Dopo un pranzo tutti insieme, affronto i test “sul campo”. La prima prova consiste nell’entrare in una gelateria e ottenere un gelato senza pagare. Il tutto verrà filmato con una telecamera nascosta. Mi faccio coraggio e vado. Ottengo il gelato gratuitamente, quindi prova superata. Si passa alla fase successiva. Staffelli, indicando un condominio, mi dice: “Devi salutarmi da una di quelle finestre”. Significa che devo entrare in casa di qualcuno. Mettendo da parte la mia perplessità, dopo una ventina di minuti riesco ad affacciarmi da uno dei balconi. La prima serie di prove è stata superata. Il giorno dopo devo inseguire, con l’auto della ditta, un ragazzo della redazione che gira per Milano a fare consegne. Successivamente devo pedinare quattro persone del team di Staffelli all’interno di un centro commerciale. Concluse le prove, invio un report scritto e documentato con foto. Non resta che il responso finale.
Pochi giorni dopo mi contattano per darmi la lieta novella: le prove sono andate molto bene e mi fissano un ultimo incontro per farmi la proposta. Valerio Staffelli mi ripete in che cosa consiste l’impiego proposto e i sacrifici a cui andrò incontro. Annuisco senza esitazione, dato che si tratta di un lavoro che mi interessa e per il quale ho già fatto un po’ di gavetta.
Nel momento in cui formulo questo pensiero nella mia testa, parte l’arringa conclusiva: “Per me tutti voi siete dei bambini. Non avete esperienza, nonostante il curriculum, quindi ora siete un peso, non mi date niente, sono io che vi formo. Infatti avevo pensato di fondare una scuola di formazione in cui venivo pagato per farlo. Ma siccome è giusto che il lavoro sia retribuito, offro un contratto di stage da 400 euro al mese. In aggiunta, ogni candid camera vale 400 euro, con pagamento a 60giorni. Per un anno il contratto è così. Dopo un anno, se resisti, se sei portata, se per noi vai bene, allora le modalità cambieranno, ma, come ben sai, in tv è sempre tutto precario, quindi non ti posso dare garanzie”. Rimango di ghiaccio. Si valuta minuziosamente il curriculum e si svolgono quattro colloqui per uno stage che andrebbe bene tutt’al più a un neolaureato senza nessuna esperienza? A 28 anni, dopo una laurea, un master, cinque anni di lavoro giornalistico, un libro pubblicato ed esperienza televisiva, sarei ancora una “bambina da formare” a cui elemosinare 400 euro? Staffelli non sa distinguere tra chi cerca uno stage e chi ha già un bagaglio professionale?
Diversamente da una burlesca candid camera o da un provocatorio tapiro, questa messa in scena non ha proprio nulla di divertente, e il distributore di tapiri pare fin troppo simile ai bersagli della sua irriverente trasmissione.
Giovanna Ferrero, il Fatto Quotidiano 2/8/2014