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 2014  agosto 01 Venerdì calendario

RISPARMIO TORNA LO SPETTRO DEI TANGO-BOND

Cosa rischiano gli investitori italiani?
È un default anomalo quello dell’Argentina che potrebbe ancora trovare una soluzione in extremis. La vicenda è contorta da cavilli legali che hanno dato un profilo inedito a questo default che in gergo tecnico è definito selettivo. Di fatto il Paese non è fallito, certo non è in salute, visti i tassi d’inflazione altissimi e la disoccupazione alle stelle, ma di sicuro ha i soldi per onorare i suoi creditori. E lo ha fatto. Buenos Aires ha effettuato il bonifico per il pagamento che aveva in calendario, ossia quello della cedola di una parte del suo debito che è andava in distribuzione il 30 giugno scorso. I soldi sono però stati bloccati dal giudice americano, Thomas Griesa, che ha dato ragione ai due fondi hedge americani a cui l’Argentina deve 1,5 miliardi di dollari. E che non vuole pagare. La legge Usa però stabilisce che se non paga gli hedge non può neanche onorare gli altri creditori dei titoli su cui ha giurisdizione l’America (perché erano stati emessi negli Usa). Per i risparmiatori italiani che hanno ancora tango-bond o che ne hanno acquistati sul mercato secondario dopo il crac del 2001 si aprono diversi scenari. Intanto si tratterà di vedere se le cedole potranno essere pagate. In particolare quelle bloccate dal giudice Usa (Bond Cedola 8.28 scadenza 31/12/2033 per quelli che hanno aderito al concambio nel 2005 e nel 2010, sono questi i principali due). Poi i prezzi dei titoli finiranno sotto pressione nelle prossime settimane e forse mesi. L’Argentina punta a prendere tempo per evitare la clausola Rufo (scade il 31 dicembre). Per quegli investitori che avevano aderito al concambio (e sono circa 400mila sui 450 colpiti dal fallimento del 2001) non cambia molto. Paradossalmente i giochi potrebbero riaprirsi per chi non aveva accettato gli accordi di ristrutturazione passati. Indirettamente il giudice Usa dà ragione anche a loro e dice che potranno riavere tutte le somme investite prima del 2001 (più gli interessi). Ma con ricorsi molto tortuosi e di fatto impraticabile per un piccolo risparmiatore.
Sandra Riccio, La Stampa 1/8/2014