Paolo Siepi, ItaliaOggi 1/8/2014, 1 agosto 2014
PERISCOPIO
La linea del partito dipende dal prossimo vertice il quale dipende dagli umori della base; dipende inoltre dall’esito delle regionali, poi dalle comunali (parziali) in Basilicata, poi da come andranno le elezioni condominiali. Luca Goldoni, Dipende. Mondadori, 1980.
2 febbraio 1994. I nostri guai, mi dice Franco Bassanini, candidato con il Pds, sono la rissa fra le varie schegge progressiste e la mancanza di un uomo-simbolo. Giampaolo Pansa, Tipi sinistri. Rizzoli, 2012.
La parola leadership non è una parolaccia. C’è una sinistra che rifiuta l’idea dell’uomo solo al comando, Fausto Coppi. Ma in un gruppo ci vuole sempre quello che si alza sui pedali. Un leader è uno che sceglie persone più brave di lui. Matteo Renzi, discorso alla Leopolda 2.
Sindaco? Voglio solo essere utile a Napoli. Certo, il fatto che se ne parli avendo un sindaco, De Magistris, in carica da appena due anni e mezzo, è segno che le cose vanno male. Antonio Bassolino. Corsera.
La storia dei fagiolini a 80 euro in casa Berlusconi ci parla di una donna, Francesca Pascale, che si è trasformata: la soubrette di «Telecafone», quella che cantava «se abbassi la mutanda / si alza l’auditelle», la pasionaria del comitato «Silvio ci manchi», si è trasformata nella casalinga perfetta e pazienza se con Silvio c’è un piccolo divario d’età, solo 49 anni, un’inezia. Aldo Grasso. Sette.
Da un po’ di giorni ho preso questo vizio: girare in campagna in bici, e con il contachilometri misurare la lunghezza dei campi. Non avevo mai notato, ma nelle mie zone ci sono campi da un milione di metri quadri. Intanto che pedalo, faccio anche i conti di quello che realizzerei se fosse mio. Il campo più grosso che ho visto è un campo di pomodori. Per me è 5 milioni di metri. È la produzione più alta della storia. Il padrone del campo è mio zio, anzi lo zio della mia ex che comunque chiamo ancora zio. Tutte le volte che mi vede fa: «Se sposi mia nipote, come regalo di nozze vi lascio il campone di pomodori». Io faccio apposta a non accettare. Lui mi stima di più. La prossima volta porto a casa nipote e campo. Maurizio Milani. Il Foglio.
Non si può combattere il tempo. Anzi, più ti opponi e più vola. E la sua velocità è inversamente proporzionale all’età. In un mese di vacanza, la prima settimana ci pare lunghissima, interminabile; la seconda, meno; la terza, fila via; la quarta è appena cominciata che è già finita. Così è il tempo nella vita dell’uomo. Quanti secoli ci abbiamo messo per uscire dall’infanzia? La giovinezza pur essendo cronologicamente più lunga, è passata molto più in fretta. Dopo i quaranta, il tempo comincia a correre, passati i cinquanta, precipita. Massimo Fini, Ragazzo - Storia di una vecchiaia. Marsilio, 2007.
Intanto cominciamo con il ricordare un dettaglio trascurato dai più: Camilla Cederna, la Erinni dell’ultrasinistra era nata, giornalisticamente parlando, in un quotidiano milanese, L’Ambrosiano, fondato 40 giorni dopo la marcia su Roma e convintamente fascista. Poco male, visto che ospitò le firme di tanta altra bella gente (Riccardo Bacchelli, Salvatore Quasimodo, Ada Negri, Elio Vittorini, Carlo Carrà, Filippo Tommaso Marinetti, Vasco Pratolini, Carlo Emilio Gadda, Guido Piovene, Gaetano Afeltra). È solo per ribadire che, di antifascisti nati tali e morti tali, in vita mia ne ho conosciuti molto pochi fra la gente comune e quasi nessuno fra quella famosa. Di che cosa fosse capace questa snobbina fu chiaro a 30 anni esatti dal suo esordio nella carta stampata, quando dalle pagine dell’Espresso cominciò a cavalcare la tesi dell’anarchico Giuseppe Pinelli «suicidato» dalla polizia nella questura di Milano. Fu lei la promotrice della lettera aperta pubblicata sul medesimo settimanale il 13 giugno 1971, nella quale si leggeva testualmente: «Il processo che doveva far luce sulla morte di Giuseppe Pinelli si è arrestato davanti alla bara del ferroviere ucciso senza colpa. Chi porta la responsabilità della sua fine, Luigi Calabresi, ha trovato nella legge la possibilità di ricusare il suo giudice». Tra i 757 firmatari di quell’appello infame, solo un paio, Paolo Mieli e Carlo Ripa di Meana, a distanza di molti anni hanno avuto il coraggio di provare vergogna e di chiedere pubblicamente scusa alla vedova di Calabresi, Gemma Capra, e al figlio Mario. Certo non la Cederna. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.
Mi chiesero pensosi quale opera salverei se il museo bruciasse. Risposi, senza riflettere: «Quella più vicina all’uscita». Ennio Flaiano.
Qui in Lombardia l’estate, da che io ricordi, è una cupola d’afa sulla città senza respiro, e aria bollente e immobile nelle strade semivuote. E asfalto arroventato e quasi molle, su cui i tacchi delle donne lasciano il segno. In Liguria, da che io ricordi, so che l’estate è il blu assoluto del mare in una giornata senza vento, e le barche al largo con le vele impigrite. E il viola mozzafiato delle bouganvillee (fiori dell’Eden, ne sono assolutamente certa). E, in spiaggia, i colori dei secchielli e delle palette dei bambini, come caramelle. In Monferrato so le disciplinate legioni di vigne, perfettamente schierate, su cui maturano i grappoli acerbi nel silenzio delle colline. E verso Trento ricordo il meraviglioso verde delle acque dell’Adige, e il gelo limpido dei ruscelli; e nel solleone, le cime delle Dolomiti che nel primo pomeriggio si oscurano di vaghe nuvole di calura. A Roma conosco la festa d’acqua e di luce di piazza Navona, ma anche il vento del mare che verso il tramonto rinfranca le schiere di turisti cotti dal sole. So questo e altro, di altre Italie, a memoria; ma è che, quest’anno, qui al Nord almeno, l’estate non è uguale. Piovosa, malaticcia, pare la sorella pallida delle estati passate, con malinconiche spiagge di ombrelloni chiusi davanti a un mare color acciaio. Marina Corradi. Avvenire.
Mi considero un artista più mediterraneo che italiano. Forse Napoli sarebbe la città ideale per me, mi sento più vicino agli arabi che ai tedeschi. Mimmo Paladino, pittore e scultore, la Stampa.
Lorenzo Viani: nella sua prosa ci si può intingere il pane. Leo Longanesi, Parliamo dell’elefante. Longanesi, 1947.
Dedicato al popolo del Giammai che credono che basti il giuramento di Ipocrita per fare i mantenuti a vita. Alessandro Bergonzoni. ilvenerdì.
Scrivo per ricordare le cose che ho dimenticato. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 1/8/2014