Cesare Maffi, ItaliaOggi 1/8/2014, 1 agosto 2014
CONSULTA, PRESIDENTE MORDI E FUGGI
Come prima, anzi, peggio. La Corte costituzionale ha eletto il proprio presidente che, ex articolo 135 della Costituzione, «rimane in carica un triennio». Invece, il neo eletto (con sette voti contro sei, mancando due giudici di nomina parlamentare), Giuseppe Tesauro, rimarrà in carica un trimestre, non un triennio. Infatti decadrà il 9 novembre, quando scadrà il suo mandato di giudice: in quella data la Corte dovrà nominarsi un nuovo presidente.
Non è la prima volta che viene eletto un presidente destinato a durare pochi mesi. Il limite finora insuperato resta quello di Vincenzo Caianiello, presidente fra il settembre e l’ottobre 1985. Si contano sulle dita di una mano, dal lontano 1956, i presidenti durati in carica un triennio (in qualche caso, perfino più). L’ultima volta, fu nel lontano 1999, con Renato Granata, che era stato eletto presidente nel ’96. Tutto questo, perché i giudici costituzionali tendono a eleggere come proprio presidente il decano, ossia quello di più remota nomina. Si provocano così, ripetutamente, elezioni lontane dalla durata costituzionale; addirittura, sotto l’anno o, come nel caso odierno, per poche settimane. Di fatto, il neopresidente Tesauro presiederà poche o, dicono, addirittura una sola seduta della Corte.
Diversamente da quanto capitava qualche anno addietro, non ci saranno maggiori esborsi, in termini di pensioni o di benefìci, per questi presidenti costituzionali a raffica. Che, tuttavia, sarebbe necessario rispettare le indicazioni della Carta e quindi eleggere presidenti di durata tale da non ridurli a semplici porgitori di parola in un paio di riunioni della Corte, è emerso pure dalle preventive dichiarazioni di un altro giudice in scadenza. Sabino Cassese, anche lui prossimo a lasciare la Corte (il 9 novembre), aveva fatto sapere di non volersi candidare per la presidenza-lampo. Encomiabile.
Del tutto diverso è stato il comportamento di Tesauro, il quale invece è andato a cercar voti (l’ha ammesso lui medesimo) e andrà ad arricchire lo stuolo degli ormai 40 numi del diritto assisi sul più alto scranno di palazzo della Consulta. Non c’è convegno che non si fregi della presenza di un «presidente emerito» o di un «vicepresidente emerito» (ci sono anche costoro) della Corte. Ovviamente, più personaggi si fregiano di tali titoli, più tali titoli si svalutano.
Cesare Maffi, ItaliaOggi 1/8/2014