Mauro Del Corno e Marco lo Conte, Il Sole 24 Ore 1/8/2014, 1 agosto 2014
RISPARMIATORI E TANGO BOND: TUTTO QUELLO CHE BISOGNA SAPERE
Cosa devono attendersi i risparmiatori italiani che hanno ancora in portafoglio i tango-bond? Quali scelte possono essere più indicate nel momento in cui l’Argentina cade in un «default selettivo»? Con uno scenario ancora in evoluzione e trattative in corso, ecco una serie di risposte utili per orientarsi nella nuova tempesta che coinvolge Buenos Aires.
1 Cosa può capitare ora ai miei vecchi titoli?
Il default tecnico annunciato per Buenos Aires non cambia più di tanto la situazione dei vecchi «tango bond» collocati sul mercato dei capitali italiani negli anni 90, colpiti dal default di fine 2001 e non scambiati con nuovi titoli nelle ristrutturazioni del 2005 e il 2010. In Italia circa 50mila risparmiatori hanno scelto questa strada e sono in gran parte rappresentati dalla Task Force Argentina dell’Abi. L’Associazione bancaria italiana ha promosso un arbitrato preso l’Icsid (International Centre for the Settlement of Investment Disputes) che potrebbe chiudersi entro la fine di quest’anno. In caso di condanna l’Argentina potrebbe essere obbligata a pagare i sottoscrittori dei bond indipendentemente dalla sua volontà. Il tallone d’Achille di queste procedure è la capacità di dare effettiva esecuzione ai pronunciamenti di arbitri e giudici. In tal senso la decisione del giudice americano Thomas Griesa a favore degli hedge funds si distingue per una particolare efficacia: da New York transitano infatti quasi tutti i fondi argentini destinati a pagare le cedole dei risparmiatori di tutto il mondo. Con la decisione del tribunale Usa 540 milioni di dollari sono stati bloccati presso la Bank of New York Mellon.
2 Cosa può capitare invece ai titoli che ho ristrutturato?
Le conseguenze maggiori riguardano i circa 400mila i risparmiatori italiani che hanno aderito alle ristrutturazioni del 2005 e del 2010 con un taglio del valore dei titoli e allungamento delle scadenze; una riduzione del valore nominale che oscilla a seconda dei titoli dal 65 al 75%. Le cedole di questi titoli argentini sono a questo punto a rischio; e per questa tipologia di bondholder la situazione si complica ulteriormente e si apre una nuova fase di incertezza e attesa. È opportuno distinguere i diversi titoli obbligazionari in gioco, caso per caso: oltre a quelli della Repubblica Argentina ci sono ad esempio i bond emessi da province come quella di Buenos Aires, che non necessariamente cadranno automaticamente in default. Difficile comunque che si possa uscire da questa situazione senza ulteriori penalizzazioni, che a questo punto appaiono inevitabili e che si sommano all’haircut – ossia il taglio di valore nominale - già accusato dagli investitori in occasione della ristrutturazione. Inoltre per questi risparmiatori la via dell’arbitrato o del ricorso in giudizio è molto difficilmente praticabile: i titoli contengono infatti clausole di azione collettiva che richiedono l’accordo di maggioranze molte difficili da raggiungere per avviare un’azione legale.
3 È possibile che alcuni obbligazionisti ottengano un rimborso privilegiato? E che conseguenze ci potranno essere sui miei titoli?
Il principio che ispira le norme riguardanti le ristrutturazioni del debito dei paesi, prevede che tutti i bondholder, ossia i sottoscrittori dei titoli, abbiano medesime condizioni e che non ci siano condizioni preferenziali tra sottoscrittori di titoli del medesimo tipo. Nella pratica, la clausola «Rufo» (Rights upon future offering) è la norma che consente agli investitori di non venire penalizzati nel caso in cui un accordo successivo al proprio, offra condizioni di maggior favore ad altri investitori. In questo caso la «Rufo» l obbligherebbe l’emittente ad estendere quelle condizioni migliorative a tutti. In questo caso la clausola scade il 31 dicembre prossimo e le trattative potrebbero prolungarsi – su spinta di Buenos Aires o degli hedge fund – anche oltre questa data. In realtà, questo default tecnico è "anomalo" proprio a causa dell’azione di alcuni investitori che hanno bloccato i pagamenti dell’emittente Argentina depositati presso la Bny Mellon e pronti a essere versati. Una fattispecie inedita dai possibili esiti ancora tutti da sondare.
4 Quali conseguenze ci possono essere sui mercati dei capitali in prospettiva?
L’anomalia di questa insolvenza molto particolare risiede in buona sostanza nel pressing di un creditore che punta ad ottenere condizioni differenti rispetto a quanto definito in passato. Ciò rimette in discussione alcune regole internazionali delle ristrutturazioni dei debiti dopo il default argentino del 2001, Lehman compreso. Il che potrebbe irrigidire il mercato dei titoli di Stato, in particolare in America Latina. La solidarietà dei paesi del Mercosur, in questa fase, nei confronti di Buenos Aires non nasce solo dai rapporti di buon vicinato o culturali, ma anche e soprattutto per scongiurare che in un prossimo futuro altri soggetti possano comportarsi in modo analogo anche contro di loro. In assenza di una mediazione che componga il dissidio tra Argentina e gli hedge fund statunitensi, non si può escludere, di conseguenza, un peggioramento strutturale delle condizioni dei mercati del debito, soprattutto in Sudamerica. Nonostante lo scarso peso dell’Argentina sull’indice dei paesi emergenti, ridotto ormai all’1% circa.
5 Ho in portafogli i titoli ristrutturati. Mi conviene tenerli o venderli?
Negli ultimi giorni i prezzi di alcuni titoli di Stato emessi dalla Repubblica argentina hanno visto crescere il loro valore in misura rilevante: l’obbligazione con scadenza nel 2033, in particolare, è decisamente salita nelle ultime sedute fino a raggiungere quota 95. Una circostanza che ha fatto scattare fra gli investitori una serie di congetture tra le più varie su chi stesse comprando questi titoli e quale manovra ci fosse dietro (lo stesso Stato argentino per ridurre il default? Altri hedge fund per ottenere in extremis condizioni simili a quelle di chi ha messo Buenos Aires sul banco degli imputati?). Tutti movimenti che hanno spinto anche molti singoli investitori a porsi dei quesiti su cosa fare dei titoli nel proprio portafoglio. Ovviamente le decisioni di acquistare, tenere o vendere sono assolutamente personali e devono essere correlate alla propria pianificazione di portafoglio; ciò detto, diversi gestori hanno indicato in questo livello di prezzi condizioni favorevoli per poter cedere i titoli a quotazioni che in futuro potrebbero non rivedere facilmente, vista la vischiosità delle trattative e la limitata affidabilità dell’emittente.
6 Stante la posizione dell’emittente, posso rivalermi nei confronti di chi mi ha venduto i titoli?
La risposta è no: la rivalsa nei confronti di chi ha consigliato e venduto un titolo è possibile entro dieci anni. Successivamente scatta il termine della prescrizione decennale per l’esercizio dell’azione di risarcimento del danno. È bene ricordare, in ogni caso, che nel frattempo le regole sono cambiate: la direttiva europea Mifid ha introdotto maggiori livelli di protezione per i sottoscrittori di prodotti finanziari, specie per quelli dal profilo di rischio meno evoluto.
Mauro Del Corno e Marco lo Conte, Il Sole 24 Ore 1/8/2014