Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  agosto 01 Venerdì calendario

NELLA RAGNATELA DELLO SCEICCO: PETROLIO, CEMENTO E PROFUMI

Un nome che per quattro lustri è stato sinonimo di paura, terrore, stragi. Ma anche il nome di imprenditori ricchi ed esperti con i quali nessuno, pecunia non olet , si è mai rifiutato di fare affari. Bin Laden dinastia di nomadi che dal Wadi Doan, la depressione ricca di oasi che dal deserto dell’Arabia si insinua per cento chilometri fino al Mare Arabico, ne ha fatta di strada. Dalla prima metà del Novecento fino ai fasti e nefasti di questo Terzo millennio. Il capostipite Mohammed ha creato quasi dal nulla un impero valutato oggi in diverse decine di miliardi di dollari con un fatturato di 30 miliardi l’anno, e che dà dividendi a una folla di figli, figlie e vedove per diversi milioni di dollari. Soldi che finirono anche nelle mani di Osama Bin Laden, lo sceicco di Al Qaeda, il quale investì quel denaro nella sua personale guerra santa contro gli Stati Uniti. I suoi parenti, fratelli e fratellastri, hanno tutti preferito gli agi di una vita a Jeddah, Beirut, Ginevra o Parigi dove si godono i profitti che i fratelli maggiori, Bakr, Yeslam e Ibrhaim riescono a racimolare, si fa per dire, trattandosi di milioni di dollari. Affari che spaziano dalle costruzioni, punto di forte della holding Saudi Bin Laden Group, ai profumi, passando per alberghi, società di investimenti e titoli. Si calcola che la Saudi Bin Laden Group occupi oltre trentamila addetti nella sola Arabia. In Egitto il gruppo ha 40mila dipendenti e opera soprattutto nelle costruzioni. In Libano i Bin Laden hanno partecipato alla ricostruzione del centro di Beirut dove possiedono anche uno dei migliori alberghi della corniche .

Mohammed Bin Laden, il patriarca, intrecciò i suoi affari con quelli della famiglia reale Saud e conquistò il loro cuore e quello di tutti gli arabi restaurando la grande moschea de La Mecca innalzando 700 pilastri altrattanti archi e un numero infinito di finestre, cancelli e creando due grande piazze per accogliere i fedeli in pellegrinaggio alla Moschea del Profeta. Un lavoro che portò notorietà e aprì porte per nuove imprese così, anche grazie ai buoni auspici dei re sauditi, Mohammed Bin Laden aprì i suoi orizzonti e andò alla conquista dell’America. La morte nel 1967 del patriarca lasciò al figlio maggiore Salim l’onere di gestire gli affari americani. Aprirono uffici in Maryland, in Texas, in California e in Florida. Sono gli anni che vedono la famiglia Bin Laden entrare nel business del petrolio con la stipula di contratti anche con la famiglia Bush e altri petrolieri texani. In questo periodo nasce anche l’accordo con la Carlyle Group, una banca d’affari specializzata in acquisizione di aziende, dove i Bin Laden investono due milioni di dollari recuperando in fondi oltre un miliardo. Un aneddoto del periodo americano di Salim Bin Laden racconta che, un giorno, il manager saudita entrò alla Alamo Arrow, rivenditore di aerei sportivi, con sede a San Antonio in Texas e acquistò l’intera flotta. Per meglio gestire gli affari tra Stati Uniti e Medio Oriente, la famiglia Bin Laden acquisì una ditta di spedizioni che inviava le merci negli Emirati arabi e di lì a Karachi in Pakistan. Come il padre anche Salim morì in un incidente aereo e le redini dell’azienda furono prese da Bakr che diede un nuovo assetto all’azienda: la Mohammed Bin Laden Organization. La nuova azienda aveva 60 azionisti:tutti i figli maschi di Mohammed, tutte le 29 figlie femmine e le vedove. Costola di questa la Saudi Bin Laden Group (Sblg) con soli 20 azionisti e sempre Bajr presidente. L’eredità fu divisa tra i figli di Mohamed, compreso Osama, in ragione di 18 milioni di dollari ciascuno. Secondo le stime del goveno americano che indgava sui fondi di Osama, i dividendi e gli introiti annuali ammontavano a circa 26 milioni di dollari per ogni componente la famiglia. Lo sceicco di Al Qaeda durante il suo esilio in Sudan, nei primi anni Novanta, investì i suoi soldi in colture agricole di cocomeri e ortaggi, cavalli da corsa e costruì strade e aeroporti.

La nuova holding diversificò ancor più i suoi interessi così nel 1996 Hassan Bin Laden diviene tra i principali azionisti dell’«Hard Rock cafè Middle East Inc» concessionario ufficiale della catena nel mondo arabo, a Cipro, in Grecia e Turchia. Yeslam nel frattempo residente in Svizzera produceva gioielli e una linea di cosmetici con il suo nome. Il profumo Yeslam ha avuto un discreto successo. La Sblg detiene quote della filiale londinese della Deutsche Bank e di Abn Amro. È tra gli azionisti di riferimento della National Commercial Bank di Jedda. Investimenti nel settore delle telecomunicazioni. Bakr Bin Laden ha costituito una società offshore la Trinford Investments S.A. deputata a controllare la compagnia di telefonia satellitare Iridium. Le costruzioni restano il core business della holding. La SBLG ha sottoscritto un appalto per 1,23 miliardi per il mega grattacielo di Jeddah: la Kingdom Tower. È impegnata nell’ampliamento dell’aeroporto internazionale di Jeddah e nella costruzioni di strutture di accoglienza per i pellegrini dell’haji che ogni anno a milioni arrivano a La Mecca. I Bin Laden hanno vinto appalti per realizzare gli aeroporti di Kuala Lumpur e di Blaise Diagne in Senegal. E il marmo di Carrara, tanto amato dai ricchi arabi che lo prediligono per pavimentare le loro lussuose magioni, è solo un tassello della loro ragnatela economica.
Maurizio Piccirilli