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 2014  agosto 01 Venerdì calendario

MARINO E LA FARSA DEL TEATRO: IL «VALLE» RIMANE OCCUPATO


Roma Doveva essere il giorno della «liberazione» del Teatro Valle, ma tutto è rimandato. Anzi, l’occupazione si trasformerà in «partecipazione». Gli occupanti che da tre anni hanno instaurato il regime di autogestione del più antico teatro romano e monumento nazionale hanno respinto l’ultimatum del Comune e, durante una conferenza stampa convocata ieri alla Camera, con il supporto di Sel, hanno dichiarato che lasceranno il Valle il 10 agosto. Sì, ma alla condizione che venga presa in considerazione «la nostra proposta per una elaborazione condivisa del Teatro Partecipato». Insomma, ce ne andiamo ma vogliamo far parte della nuova gestione, che dovrebbe passare al Teatro di Roma. Risultato: nel teatro ci restano ancora loro, mentre il sindaco Ignazio Marino, che nei giorni scorsi aveva voluto fare la voce grossa, ora rivendica il «passo in avanti, ottenuto con il dialogo intelligente».
Dopo tre anni di occupazione è ancora lontana la parola fine per questo capitolo sconcertante di storia all’italiana. Bastano le cifre per darne un’idea: cinque milioni di mancati introiti (biglietti per gli spettacoli, i compensi dalle compagnie teatrali, affitto per eventi vari) per il Valle; almeno centomila euro all’anno non versati alla Siae per i diritti d’autore, a cui vanno aggiunti i mancati pagamenti dei contributi previdenziali, assistenziali e assicurativi sugli spettacoli andati in scena negli oltre mille giorni di occupazione abusiva della struttura, oltre 80mila euro di bollette che ha dovuto pagare il Comune, visto che il Campidoglio ha acquisito nel suo patrimonio il teatro e così ha dovuto caricarsi della spesa della corrente e dell’acqua usate dagli occupanti. E ancora si deve contare il milione e seicentomila euro all’anno di mancati pagamenti per il controllo della sicurezza dell’edificio da parte dei vigili del fuoco. Senza contare i danni strutturali e i mancati lavori di manutenzione che sono necessari e che per tre anni non sono mai stati fatti.
Un elenco lunghissimo, a cui poi bisogna aggiungere i danni ricevuti da un privato profondamente coinvolto nella vicenda del Valle: infatti l’edificio, pur essendo pubblico, contiene significative parti che appartegono alla famiglia di Aldo Pezzana Capranica Del Grillo, presidente onorario del Consiglio di Stato, presidente emerito dell’Associazione dimore storiche italiane e rappresentante di una delle maggiori casate nobili di Roma. La famiglia Capranica Del Grillo è proprietaria di una vasta porzione della struttura, che va dall’ingresso in via del Teatro Valle, con il foyer, il botteghino, il bar, del primo palco numero 14 (palco storico, in cui si davano appuntamento, tra gli altri, Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio), di alcuni spazi del sottopalco, dell’appartamento sopra il teatro in cui ha sempre abitato il custode-portiere. Il marchese riceveva un affitto per questi locali, che non ha più percepito dal settembre 2011. Gli arretrati, ammontano a qualcosa come circa 130mila euro. Sono stati citati in giudizio il Comune e il ministero, subentrati appunto all’Eti nella gestione del Valle e il giudice ha sentenziato che è responsabile il ministero, ma ancora fino a poco tempo fa, il marchese non aveva ricevuto nulla.
Ora in molti gridano allo scandalo per la situazione paradossale creatasi nel teatro okkupato. Compreso l’attuale ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, compreso il sindaco Marino, che però ondeggia tra il voler «far rispettare la legalità» e la trattativa con gli occupanti per riconoscere loro un ruolo. Ma per mesi, anzi per quasi gli interi tre anni, sono state poche le voci «contro». Come quella di Edoardo Sylos Labini, responsabile del Dipartimento nazionale per la Cultura di Forza Italia. «Abbiamo inoltrato esposti in Procura per denunciare i tanti reati perpetrati in questi tre anni. Abbiamo rivolto appelli, abbiamo raccolto interi dossier sulla vicenda. E adesso ci chiediamo: chi pagherà i danni milionari provocati?», dichiara a Libero Sylos Labini. Che si chiede preoccupato anche cosa avverrà del teatro stesso: «Coinvolgere gli occupanti in una eventuale futura gestione? È una follia. Significa che per ottenere qualcosa bisogna mettere in atto un’occupazione. Allora chiederemo di occupare tutti i teatri d’Italia. E se davvero gli occupanti avranno un ruolo nella gestione del Valle chiederemo le dimissioni di Marino e di Franceschini».
Un bando concorso internazionale per la gestione è l’unica strada percorribile, come sostiene anche Salvatore Aricò, lo storico e ultimo direttore del Valle (lo ha guidato per 17 anni), ora responsible del settore Teatro e danza del Dipartimento di Fi, che conosce a menadito la storia del Valle e le vicissitudini del marchese Capranica Del Grillo: «È molto preoccupato, non solo per le perdite economiche, ma anche per la sorte del suo appartamento, che confina con i locali del Valle. Figuriamoci che si è dovuto vedere alcuni occupanti pure sul tetto!»