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 2014  agosto 01 Venerdì calendario

LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DEL DETENUTO HOLLOWAY


Nel 1995 Francois Holloway è stato condannato a 57 anni di carcere per rapina a mano armata e per aver cogestito un affare di auto rubate smembrate e rivendute a pezzi. Non ha mai negato la serietà dei reati commessi, ma una pena detentiva che somiglia all’ergastolo in una vicenda nella quale non c’è stato spargimento di sangue è troppo anche per l’America delle «manette facili». Da tempo, infatti, molti negli Usa hanno cominciato a interrogarsi sulla sostenibilità di una politica di repressione dei reati che ha sicuramente ottenuto un forte calo dei crimini più gravi, dagli omicidi alle rapine, ma con un costo sociale elevatissimo: con 2,4 milioni di cittadini dietro le sbarre o agli arresti domiciliari su poco più di 300 milioni di abitanti, gli Usa detengono il primato mondiale delle incarcerazioni non solo in cifra assoluta, ma anche come incidenza sulla popolazione: 7.100 detenuti per ogni milione di abitanti rispetto ai mille di Italia e Francia o ai 700 di Danimarca e Norvegia.
E a finire nei guai, in genere per reati di droga, sono soprattutto le minoranze: gli ispanici e, in misura ancora maggiore, i neri. Denuncia la rivista The Atlantic : «Ci sono più afroamericani incatenati dal sistema giudiziario — in carcere o in libertà provvisoria — di quanti fossero schiavi nel 1850». Da tempo l’Amministrazione Obama sta studiando correttivi che consentano di svuotare almeno parzialmente le carceri senza dare la sensazione di allentare la presa, almeno sui crimini più seri. Si cerca ad esempio di escludere il carcere per i reati minori di droga. Ma il Congresso è paralizzato dai contrasti tra repubblicani e democratici e allora, nel caso di Holloway, a scendere in campo per sostenere la causa della sua scarcerazione non è stato un politico o un’organizzazione umanitaria ma John Gleeson: il giudice che vent’anni fa pronunciò la durissima sentenza.
Non poteva fare altrimenti perché allora veniva rigidamente applicata la legge che prevede termini consecutivi di carcere per il reato di rapina e per aver minacciato la vittima usando un’arma: la prima volta sono 5 anni, ma dalla seconda condanna in poi aver impugnato una pistola costa altri 20 anni di carcere. Che diventano 40 se il reato è stato ripetuto due volte, anche se in un unico episodio criminale. Il magistrato non ha mai smesso di pensare a quella condanna abnorme, mentre l’avvocato di Holloway chiedeva alle corti clemenza per «una sentenza ingiusta e assurda». Era la strada sbagliata perché in America non puoi usare la parola «clemenza» quando i reati li hai effettivamente commessi. Ma puoi chiedere una revisione della pena. Il giudice Gleeson, esaminati alcuni casi precedenti e i cambiamenti di una giurisprudenza che non punisce più con tanta ferocia un singolo reato con pene detentive a grappolo, ha riaperto il caso. Martedì scorso la Corte ha sentenziato che la pena originale era ingiusta: i quasi vent’anni già scontati sono più che sufficienti. Holloway dovrà scontare ancora alcuni mesi per reati minori, ma in primavera sarà libero. E ora altri giudici cominciano a pensare che quello della revisione dei processi sia il modo giusto per ridurre il sovraffollamento delle carceri, in assenza di iniziative legislative del Congresso.