Edoardo Narduzzi, MilanoFinanza 31/7/2014, 31 luglio 2014
IL BONUS RICERCA C’È MA È RIMASTO BLOCCATO
Il declino di un Paese si vede dai piccoli dettagli, anche dalle norme che cozzano contro la burocrazia, per la quale la variabile tempo non ha alcun significato economico. Fare un provvedimento oggi oppure tra due anni non produce alcun dubbio nella testa dei burocrati italiani, perché per loro il ciclo economico non esiste. È una suppellettile dell’inutile speculare economico da lasciare a uso e consumo degli accademici e di chi produce astrusi modelli.
Così capita che un governo, quello all’epoca presieduto da Mario Monti, con lo spread a quota 500 vari nel giugno del 2012 un decreto legge denominato Cresci-Italia e dopo 26 mesi dalla sua entrata in vigore la norma sia ancora sulla carta. È rimasta bloccata nei corridoi e nelle scrivanie del ministero dello Sviluppo Economico, ma sarebbe meglio dire senza sviluppo economico. In un Paese, come l’Italia, dove 42 giovani su 100 sono disoccupati questo è un ritardo criminale perché la norma in questione favoriva, tramite l’assegnazione di un bonus fiscale alle imprese, l’assunzione di giovani in possesso di un Ph.D tecnico-scientifico.
Evidentemente al ministero non sanno che ormai gli imprenditori italiani sono in trincea e che perdono gran parte del tempo a trattenere il capitale umano più qualificato in fuga verso Svizzera, Germania e Regno Unito. Appena insediatasi, la ministra Federica Guidi aveva promesso che avrebbe sbloccato il tutto a maggio, cioè subito. Siamo ad agosto e della piattaforma (chissà perché poi ne hanno dovuta fare una nuova spendendo inutili soldi quando potevano appoggiarsi alla Sogei, ndr) necessaria a presentare le domande non si sa nulla.
Stesso discorso per il credito d’imposta 2014-2016 previsto dal decreto Destinazione Italia del governo di Enrico Letta. Doveva, sempre secondo le dichiarazioni della Guidi, essere operativo entro giugno ma siamo in estate inoltrata e anche di questo provvedimento anticiclico si sono perse le tracce. Anche questo è intrappolato da una burocrazia produci-cavilli, totalmente insensibile al risultato da conseguire. Mancherà sicuramente qualche delibera Cipe o qualche bollino europeo o altre cavillosità analoghe. Fatto sta che, il governo Renzi è bloccato nella stessa palude burocratica nella quale sono affondati i suoi due predecessori e, con loro, le aspettative di crescita del pil italiano e dell’occupazione.
Ovvio che con questa macchina pubblica non si va da nessuna parte ed è altrettanto ovvio che governo, Parlamento e Presidenza della Repubblica firmano, controfirmano e votano decreti legge che mai hanno la capacità di produrre gli stimoli pro sviluppo attesi. Così, ogni settimana che passa diventa sempre più difficile avere una lettura positiva del futuro dell’Italia, perché con questa qualità dei servizi della Pubblica Amministrazione è impossibile competere in un’economia globalizzata.
Edoardo Narduzzi, MilanoFinanza 31/7/2014