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 2014  luglio 30 Mercoledì calendario

NON È GUERRA FREDDA MA LA TENSIONE SALE

La crisi ucraina, qualsiasi cosa si pensi delle sue origini e dei contrapposti interessi che la definiscono, ha senza dubbio confermato la spinta neo-imperiale di Putin. E ha evidenziato l’ambizione del capo del Cremlino di rendere reversibile quella che lui ha definito «la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo», la fine dello Stato sovietico. La sfida allo status quo europeo è seria, gravida di pericolosi sbocchi, e secondo alcuni osservatori starebbe addirittura iniziando una nuova Guerra Fredda.
Da ieri un nuovo elemento sembrerebbe essersi aggiunto a sostegno di questa tesi. Si tratta della denuncia americana secondo cui la Russia avrebbe violato, effettuando lanci di prova di missili Cruise, il Trattato Inf sulle forze nucleari di medio raggio.
Si tratta davvero, per citare le parole del portavoce americano, di «una questione molto seria»? E’ effettivamente minacciato un trattato che nel 1987 aveva messo fine ai dieci anni di aspra tensione sulla questione degli SS-20 sovietici e degli euromissili destinati a controbilanciarli?
Va detto per prima cosa che la questione sarà magari seria, ma certamente non è nuova. Chi segue le tematiche del disarmo sa che nel periodo post-sovietico (in particolare nel 2004 e 2007) Mosca ha ripetutamente manifestato il suo disagio nei confronti del trattato, minacciando di denunciarlo. La prima motivazione delle critiche russe al trattato si riferiva al fatto che l’impegno a non collaudare e schierare missili a medio raggio (tra i 500 e i 5.500 km) non coinvolgeva la Cina e non le imponeva analoghe limitazioni, creando quindi per la Russia una situazione di inferiorità nei suoi confronti. I russi hanno poi collegato la questione del Trattato del 1987 ai piani americani di schierare in Europa un sistema di difesa antimissile, sostenendo che missili di media gittata potevano rendersi necessari, in un discorso di equilibri strategici, per colpire quel sistema di difesa al fine di impedirgli di intercettare missili intercontinentali russi lanciati in risposta ad un eventuale «primo colpo» nucleare americano. Scenari allucinanti, come del resto tutto il discorso della deterrenza nucleare, solo apparentemente accantonato dalle due parti con la fine dell’Urss. E inoltre la questione è meno nuova di quanto non si possa pensare anche per quanto riguarda gli Stati Uniti, dato che allarmi e denunce americane su possibili violazioni del Trattato da parte di Mosca risalgono al 2008.
Ma forse è proprio perché il problema viene da lontano, ed era stato finora gestito senza eccessive drammatizzazioni, che è giustificato preoccuparci. L’equilibrio strategico tra Washington e Mosca non sarà sostanzialmente alterato da qualche missile Cruise, ma quello che da qualche tempo viene quasi quotidianamente intaccato è il clima politico fra Russia e Stati Uniti, con una reciproca perdita di fiducia e una pesante riduzione della disponibilità al dialogo. I problemi non sono sempre nuovi, ma lo è il modo aspro e polemico di affrontarli.
Al di là dei complessi discorsi in materia di controllo degli armamenti, non dovremmo dimenticare l’importanza politica del complesso degli accordi in materia strategica fra Usa e Urss. Colpisce riguardare la foto scattata a Washington l’8 dicembre 1987, con Reagan e Gorbaciov che firmano sorridenti il Trattato Inf: i leader di due Paesi ancora nemici, ancora contrapposti ideologicamente e militarmente, convergono – inevitabilmente accettando compromessi – sulla necessità di abbassare il livello della tensione e di ridurre le occasioni di scontro militare. Se la tensione odierna fra russi e americani si estende al terreno del controllo degli armamenti – per definizione un tema di mutuo interesse al di là delle rivalità geopolitiche e delle contrapposizioni ideologiche – vuol dire che la situazione è davvero pesantemente inquinata e difficilmente sanabile.
Invece del «reset», il rilancio dei rapporti fra Washington e Mosca ipotizzato nel 2009, abbiamo un inasprimento generalizzato, e risulta oggi del tutto fantapolitico immaginare una foto di Obama e Putin rilassati e sorridenti che firmano un qualsiasi tipo di intesa.
Magari non si tratta di una nuova Guerra Fredda (Mosca non può certo sfidare globalmente Stati Uniti ed Europa né ideologicamente, né economicamente, né militarmente), ma sembra di poter dire che il dopo-Guerra Fredda abbia lasciato il posto a una fase difficile da definire, ma certo caratterizzata da grandi incertezze e grandi rischi.