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 2014  luglio 31 Giovedì calendario

HAI EREDITATO IN LIRE? LO STATO TI DERUBA ANCHE DELLA FORTUNA


Anche i più nazionalisti, quando si tratta di soldi, vorrebbero essere nati in Germania. Se, per esempio, un tedesco scopre vecchi marchi in cantina, si presenta alla banca centrale e in pochi giorni ottiene il corrispettivo in euro. Se un italiano trova un tesoretto in lire è due volte sfigato: perde dei soldi e si sente preso in giro dallo Stato. Se poi capita di ereditare marchi e lire in contemporanea, allora ci si rende conto di quanto si possa essere discriminati proprio nella Ue. Com’è successo a Sara Ferrari, una 43enne di Rovigo. La donna, nipote di Salvatore, zio orafo emigrato a Berlino molti anni fa, diventa la sua unica erede perché il parente era celibe e senza figli. E nella cassetta di sicurezza in una filiale della Deutsche Bank trova un piccolo tesoro: due miliardi di vecchie lire, tra Bot e denaro contante, oltre a circa un milione di marchi tedeschi. Ma la piccola fortuna le ha lasciato un bel po’ di amaro in bocca.
Per il cambio della valuta tedesca in euro, infatti, non ci sono stati problemi: in dieci giorni ha ottenuto il corrispettivo che ammonta a circa 730.000 euro. Per il denaro italiano, invece, il discorso è stato mortificante. Bankitalia le ha detto che quei soldi non possono più essere incassati. E per questo deve ringraziare il solito Stato italiano che ha posto il limite più anticipato d’Europa per la convertibilità della lira. E per far cassa, a fine 2011, con Monti ha anticipato i tempi di qualche mese, emanando un decreto in cui si stabilisce che «le vecchie lire ancora in circolazione si prescrivono a favore dell’Erario con decorrenza immediata e che il relativo controvalore è versato all’entrata del bilancio dello Stato per essere assegnato al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato». Una norma che Sara ritiene inaccettabile: vuole contestarla con azioni giudiziarie contro Bankitalia e il ministero delle Finanze, con ricorso alla Corte Europea.
Ma le vecchie lire non indignano solo Sara, ma tutti quelli che le ritrovano. Come Roberto, un quarantenne disoccupato che ha trovato una valigia con 190 milioni inservibili. O come Giovanna, che ha tardato a cambiare 20 milioni di vecchie lire e ora potrebbe usarli solo per far la brace in una grigliata. E che dire di Claudia Moretti, pesarese, che ha trovato cento milioni nella casa di suo zio defunto ormai inservibili? O dei 60 milioni trovati nel sottotetto della villetta di Paolo Burgato e Rosetta Sostero, entrambi uccisi a Lignano a scopo di rapina? Insomma, sono tanti i casi in cui la lira rispunta e rivendica il suo ruolo di moneta. Ma la legge blocca ogni legittima rivendicazione. Eppure le procedure italiane non convincono e infatti non sono state condivise da altri Paesi Ue. L’Italia è stata la prima in ordine di tempo a limitare il cambio. Quasi tutti gli altri Paesi hanno infatti adottato termini più lunghi e, in molti casi, come in Germania, non è stata prevista alcuna scadenza.
Ma non è escluso un colpo di scena. Ci sono diverse cause in corso che contestano la legge portata anche all’attenzione della Corte Costituzionale. Un giudice, infatti, ha sollevato la questione di legittimità perché il governo Monti, cambiando le carte in tavola, avrebbe «violato il principio di affidamento e di certezza del diritto» e di fatto «espropriato» i cittadini possessori delle lire per l’equivalente di un miliardo e mezzo di euro a favore del bilancio dello Stato.