Filippo Facci, Libero 31/7/2014, 31 luglio 2014
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Il ministro Lorenzin ha detto che il Parlamento dovrà ancora discuterne, e meno male, perché l’annunciata legge sulla fecondazione eterologa forse vuole regolamentare anche troppo. Partiamo dal dato economico, dati i tempi: assistere 10mila coppie sterili costerebbe allo Stato quasi un miliardo, dove lo troviamo? E se anche lo trovassimo, come lo spiegheremmo ai malati che oggi sono costretti a pagarsi i farmaci salvavita? Per gli aspetti etici, poi, servirebbe un libro: è davvero una buona idea che i figli dell’eterologa, a 25 anni, possano conoscere i loro veri genitori biologici? E perché i veri genitori biologici, se lo vogliono, viceversa non possono conoscere i loro figli? Si può capire che due genitori non possano scegliere il profilo genetico del nascituro, anche se all’estero talora è permesso: ma che senso ha non prevedere neppure una selezione minima minima del donatore? È giusto che una coppia scopra solo all’ultimo nel giorno del parto che il donatore era nero? È giusto che due senegalesi naturalizzati si ritrovino un figlio bianco? E’ giusto che si debba passare il resto della vita a dar spiegazioni? Non andrà a finire che le coppie torneranno all’estero per evitare il problema? Se una coppia di Bari preferisce un figlio dai tratti europei anziché cinesi, dite, è razzismo o deriva eugenetica? La Corte costituzionale ha detto che non c’era nessun vuoto normativo: perché dobbiamo sempre complicare tutto con leggi barocche e velleitarie?