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 2014  luglio 31 Giovedì calendario

AL VALLE OCCUPATO DA TRE ANNI PARTE LO SGOMBERO

«Com’è triste la prudenza!», dice il grande striscione srotolato lungo i palchi. Prudenti non lo sono mai stati, gli occupanti del Teatro Valle: né il 14 giugno 2011, quando hanno avviato un nuovo progetto «governato dalla comunità di artisti e cittadini, che scardini il meccanismo di ingerenza partitica», né ieri sera quando hanno deciso di opporre «una resistenza artistica pacifica» alla decisione del Comune di Roma, avvallata dal ministro Dario Franceschini, di porre fine «all’illegalità». Come ha ribadito il sindaco, Ignazio Marino: «Gli artisti vanno rispettati, ma questa è una città che vuole vivere nella legalità».
Dopo 1143 giorni, la vicenda del Valle occupato, che per il prestigio del luogo – nato nel 1727, il teatro ha ospitato prime memorabili, dalla Cenerentola di Rossini ai Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello – e la qualità degli artisti coinvolti ha suscitato un’attenzione internazionale, giunge al suo epilogo: da oggi, può scattare lo sgombero dei locali. L’assemblea degli occupanti annuncia «una performance ininterrotta, fino e oltre la lunga notte del 31 luglio» e chiama «alla mobilitazione da tutta Italia gli amici del Valle occupato. Ci devono venire a prendere!».
Siamo in pieno centro cittadino, a cento metri da Palazzo Madama e nessuno, a cominciare da prefetto e questore, vede con piacere una soluzione di forza. A suo tempo, era stato proprio il prefetto a giudicare irricevibile lo statuto della nuova Fondazione Teatro Valle Bene Comune, redatto dai giuristi Stefano Rodotà e Ugo Mattei.
Vivere nell’illegalità significa non versare agli artisti i contributi Enpals, non riconoscere agli autori i diritti Siae, non pagare le utenze (le paga il Comune) e occupare un luogo pubblico, creando concorrenza sleale con gli altri luoghi di spettacolo. Non emettere biglietti, ma affidarsi alle offerte volontarie del pubblico. L’assessore alla cultura, Giovanna Marinelli e il presidente del Teatro di Roma, Marino Sinibaldi, hanno proposto la creazione di «un modello di teatro partecipato, aprendo un percorso comune per proseguire tutte le attività del Valle». Ma ad una condizione, la riconsegna dell’immobile: «Ci sono urgenti lavori per da fare metterlo a norma». Enrico Melozzi, violoncellista e compositore, occupante del Valle «dalla primissima ora», chiede: «Quali lavori e per quanto tempo? Bene l’invito al dialogo, ma quali saranno gli attori di questo teatro partecipato?». E invita le autorità a non ricorrere all’uso della forza «né il 31, né il 32 luglio».