Felice Cavallaro, Corriere della Sera 31/7/2014, 31 luglio 2014
CON LA MACCHINA FINO AL MARE. LA SPIAGGIA DIVENTA PARCHEGGIO
La consuetudine appare più che rozza, ma le ruote debbono sfiorare il bagnasciuga per potere scendere dalla macchina e tuffarsi nel mare di Realmonte senza nemmeno fare un metro. Senza nemmeno lo spazio per piantare un ombrellone. Mangiando poi i panini in auto, come fosse una cabina privata su un mare privatissimo. Facendo a gara a chi parcheggia più vicino, sulla sabbia, ignorando qualsiasi rischio.
C’è voluto il drone di una associazione ambientalista di Agrigento, MareAmico, per documentare la follia consumata sull’oasi delle «Pergole» da una comunità senza regole, da un Comune che non manda vigili urbani, da una Sovrintendenza cieca, da un assessorato regionale al Territorio che si occupa d’altro, da una Capitaneria di porto lontana mille miglia nonostante la sede di Porto Empedocle sia a dieci minuti di motovedetta.
La somma della maleducazione e delle omissioni delle autorità preposte diventa così una miscela esplosiva per avvelenare le vacanze in Sicilia e sfregiare gli angoli più belli di un’isola poco amata da chi vi abita, lasciata spesso in balia del parcheggiatore abusivo pronto ad allineare utilitarie a riva, come fossero barche.
Anche qui, a due passi dalla famosa «Scala dei Turchi» dove si consuma un’altra clamorosa rovina perché l’unica strada di accesso alla attigua spiaggia di Punta Grande, anziché essere sbarrata al traffico, è diventata il corridoio d’accesso a un parcheggio a pagamento a ridosso dell’arenile, stavolta autorizzato dallo stesso Comune di Realmonte.
Adesso che sui siti impazza il video di quel drone invadente sulle «Pergole» tutti corrono al riparo giurando inchieste e accertamenti. A cominciare dall’assessore al Territorio Maria Rita Sgarlata ieri sera al telefono con il sindaco Pietro Puccio che balbettava di avere solo due vigili urbani, che le transenne messe di traverso sulla strada d’accesso gliele spostano i bagnanti e così via, senza però spiegare l’autorizzazione dell’altro parcheggio a pagamento, a due passi dalla «Scala» immortalata in tanti film da Giuseppe Tornatore e altri registi.
E dire che lo stesso sindaco una medaglia dagli ambientalisti se la vide aggiudicare l’anno scorso quando, dopo dieci anni di tira e molla, diede il via alla demolizione dell’ecomostro piantato davanti a quel gioiello del turismo siciliano. Non solo, ma bloccò anche la costruzione di 25 ville esclusive sulla cima della collina e per questo gli è appena arrivato un plico di carte bollate a firma Gaetano Caristia che, per l’impresa costruttrice, la Comaer Immobiliare di Siracusa, chiede un risarcimento di 10 milioni di euro: «Ci avevano dato tutte le autorizzazioni...».
Dovrà scegliersi un avvocato nella lotta contro gli appaltatori, ma il sindaco sembra arrendersi davanti al malcostume di tanti bagnanti e soprattutto davanti all’arroganza di parcheggiatori più o meno abusivi. Come deve aver capito la sovrintendente di Agrigento Caterina Greco che ha promesso di fare presto un sopralluogo alla «Scala dei Turchi» dove è perfino comparsa una insegna stradale per segnalare, senza vergogna, il «parcheggio sulla spiaggia». Una notizia appresa «con indignazione», spiega la sovrintendente insediatasi da pochi mesi in un ufficio dove bisognerà scuotere qualche funzionario.
«La verità è che tutti hanno paura di tutti e i vigili si rifiutano di fare controlli in spiaggia», denuncia Claudio Lombardo, il leader di MareAmico. In sintonia con il direttore del Distretto turistico Gaetano Pendolino che rilancia l’allarme sulla cattiva immagine: «Dovremmo chiedere i danni a chi omette di intervenire».
Felice Cavallaro