Sebastiano Messina, la Repubblica 31/7/2014, 31 luglio 2014
DELLA VALLE: «RIFORMA SENZ’ANIMA, NIENTE SPALLATE SULLA COSTITUZIONE»
«La Costituzione è di tutti, è la base di tutto. Si può cambiare, naturalmente, ma non a spallate. Ed è figlia di un’idea del Paese che le dà un’anima, in cui i cittadini si riconoscono. Oggi l’anima di questa riforma costituzionale non si vede. Perché non c’è. Non c’è la cultura e non c’è un’idea guida. Si cambia per cambiare, ma così si resta fermi. E si rischia di non fare ciò che serve davvero al Paese». Anche se premette di parlare «come semplice cittadino», Diego Della Valle ha le idee molto chiare su quello che sta accadendo in Parlamento. E ci sono tante cose che non gli piacciono.
Lei ha detto che non è possibile che a cambiare una Costituzione scritta da uomini come Luigi Einaudi sia “l’ultimo arrivato con il gelato in mano”. Era solo una battuta?
«No, non era una battuta. Non si può improvvisare in faccende
così serie».
E chi è “l’ultimo arrivato con il gelato in mano”? La ministra Boschi?
«Non volevo criticare nessuno in particolare. Però, se vuole saperlo, in quel momento pensavo che la Costituzione non la può riscrivere uno come Verdini. Non in quanto uomo di destra, perché nel centrodestra ci sono anche persone molto capaci, ma perché secondo me lui non si trova nelle condizioni di potersi proporre come uno che sostituisce Einaudi».
Renzi ha detto che le riforme sono una priorità assoluta, in questo momento. Lei non ne sembra convinto.
«Le riforme vanno fatte prima possibile, ma in modo giusto per i cittadini e non su misura per i bisogni della politica. Se non si deve andare a votare per i prossimi tre anni, come dicono, ci si può mettere anche un po’ più di tempo a fare la legge elettorale, che dovrebbe rispettare la dignità degli interessati,
e intanto occuparsi della situazione economica del Paese, che non può aspettare
».
Mi pare che non le piaccia affatto, la riforma del Senato su cui il governo ha ingaggiato una dura battaglia in Parlamento. Perché?
«Intanto è talmente complicata che io mi ci perdo. E se chiedo a mia zia, lei non sa neanche di cosa parlo».
Oggi lo scontro è sul metodo di elezione dei nuovi senatori.
Chi ha ragione, secondo lei?
«La questione è semplice. Il Senato serve o non serve? Se serve, come cittadino io voglio eleggere i senatori. Se non serve, aboliamolo: gli italiani non si metteranno a piangere.
Ma oggi la priorità assoluta ce l’ha l’economia. Perciò mi auguro che Renzi, a settembre, presenti un vero piano di sviluppo
industriale del Paese, prendendosi il tempo che serve ma facendoci capire in che direzione
andiamo».
Lei vede la situazione italiana da una posizione particolare, quella di un grande imprenditore impegnato sul mercato globale. Quali sono, dal suo punto di vista, i cambiamenti più urgenti?
«La semplificazione della burocrazia, innanzitutto.
Dev’essere rapida. La di sconstando
tinuità, dicevamo: ma è necessario realizzarla con grande urgenza in tutti gli apparati dello Stato che bloccano l’efficienza del Paese. I cambiamenti, dopo averli promessi, bisogna farli presto. La pazienza degli italiani non è infinita».
Lei conosce Renzi da molti anni ed è stato uno dei suoi più convinti sostenitori, anzi uno dei suoi tifosi.
«Io faccio il tifo per il grande cambiamento e per la discontinuità col passato. Dato che Renzi ha detto di voler realizzare queste cose, io spero e mi auguro che le faccia lui. Ma quando c’è qualcosa che non mi convince, io glielo dico. In privato e in pubblico, come si fa tra persone leali».
Mi pare che il patto del Nazareno, per esempio, non l’abbia convinta. Non è così?
«No, non mi ha convinto affatto. Perché
a quello che si dice di quell’accordo, quelli che non vorremmo più alla guida del Paese si stanno organizzando per blindarsi ancora una volta. E allora, dov’è la discontinuità? Chi va in Parlamento e chi resta fuori non possono deciderlo un gruppetto di politici, spesso screditati. Non è quello che mi aspettavo io. Gli italiani vogliono scegliere con il loro voto le persone che devono guidare il Paese e questo toglierebbe ai capi politici l’arroganza di decidere quello che vogliono. Così come vorrebbero scegliersi il presidente della
Repubblica».
Ma questo, come lei sa, è un cavallo di battaglia di Berlusconi. Per il centrosinistra, e per il partito di Renzi in particolare, è un argomento tabù.
«Ma per quale motivo? Io sarei felice di poter votare una persona che stimo e che garantisca al livello massimo noi cittadini. Piace a tutti. Chiediamolo ai cittadini e vediamo cosa rispondono».
Ecco, ma quale suggerimento darebbe, oggi, a Renzi?
«Il consiglio che do a Matteo è di stare alla larga dai vecchi riti della politica e tenere presente che il popolo è sovrano e noi cittadini vogliamo decidere in prima persona del nostro futuro con chiarezza e lealtà. E poi di valutare se tutta la sua squadra è all’altezza delle complicazioni che questo Paese dovrà affrontare nei prossimi mesi, visto che le previsioni economiche non sono affatto buone. La squadra sarà basilare, nelle battaglie che lo attendono. E io credo che abbia bisogno di alcuni rinforzi».
Per esempio? Mi faccia un nome.
“Credo che ci voglia qualche Padoan in più. Nomi non voglio farne, ma penso che alcune delle persone che hanno la delega a gestire lo sviluppo economico del Paese non abbiano le competenze e soprattutto l’esperienza che sono assolutamente necessarie. Specialmente in questo momento”.