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 2014  luglio 30 Mercoledì calendario

PAURA TEVEZ PADRE RAPITO PER SETTE ORE

Rapito e subito liberato dopo sette ore, con tutta probabilità dietro il pagamento di un riscatto intorno ai 40mila euro, il padre adottivo del giocatore della Juventus Carlos Tevez, che nel frattempo aveva lasciato il ritiro di Vinovo e si era diretto all’aeroporto per prendere un volo privato verso Buenos Aires. In realtà Tevez, il quale ha gestito in prima persona le trattative per il rilascio e ha pagato la somma necessaria, non ha mai dovuto imbarcarsi. Verso le sette di sera – ora italiana – il padre è stato liberato.
Nato 30 anni fa nel sobborgo dell’Ejército de Los Andes alla periferia di Baires, chiamato Fuerte Apache per la pericolosità, abbandonato dopo pochi mesi dalla nascita dalla madre e con il padre morto in una sparatoria quando aveva cinque anni, Carlitos è stato adottato dalla famiglia degli zii materni cui è rimasto molto legato. Secondo la stampa locale il padre adottivo di Tevez, Juan Alberto Cabral, era stato rapito verso le sette di mattina nel quartiere di Moron mentre era alla guida di una Volkswagen Vento. Non è chiaro se all’inizio i tre malviventi avessero come obiettivo solamente la macchina o anche il sequestro di persona. Di sicuro, non devono aver capito subito che avevano tra le mani il padre di uno dei calciatori più famosi del paese, se è vero che la prima richiesta di riscatto giunta nel facoltoso barrio Villa Devoto, dove risiede la famiglia di Tevez e che si trova a mezz’ora circa di macchina dal luogo del rapimento, era assai più bassa di una seconda richiesta giunta nelle ore successive. Juan Alberto Cabral è stato poi rilasciato dopo sette ore, verso le due del pomeriggio ora locale, sulla via Marcos Paz nel barrio Capi-tal, anch’esso a poca distanza da Villa Devoto. All’operazione di rilascio hanno lavorato il sottosegretario al ministero per la Sicurezza Sergio Berni, che aveva predisposto una speciale unità antisequestro, il magistrato Claudio Bonadio, la polizia federale e la guardia di finanza argentina, intervenuta nella vicenda dopo la richiesta di riscatto.
Questo avvalora l’ipotesi che la liberazione sia avvenuta dietro il pagamento di una somma, come è prassi in questi casi di sequestro lampo. Non è infatti il primo caso di rapimento e di rilascio di parenti di un giocatore argentino. Nel 2002 il fratello di Cristian Riquelme fu sequestrato e liberato dopo 29 ore dietro il pagamento di metà del riscatto richiesto. Lo stesso anno fu rapito il padre di Diego e Gabriel Milito, sequestrato per 19 ore anche lui fu liberato dietro la consegna di un consistente somma. Nel 2003 invece toccò al padre dell’ex giocatore del River Plate e allora dirigente Leo Astrada, che rimase nelle mani dei rapitori per ben 27 giorni e fu liberato al termine di una estenuante trattativa. Rapimenti non solo in Argentina, tra i calciatori che hanno giocato in Italia ricordiamo il brasiliano Marcos Assunçao e il georgiano Kakhaber Kaladze, a entrambi rapirono un fratello e nel caso Kaladze la vicenda si concluse tragicamente. Per fortuna, nel caso di Tevez c’è stato invece il lieto fine.
Luca Pisapia, il Fatto Quotidiano 30/7/2014