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 2014  luglio 30 Mercoledì calendario

GAZA I BIMBI CHE A SEI ANNI HANNO VISTO GIÀ TRE GUERRE

Striscia di Gaza
Il crocchio degli adolescenti gioca in un angolo del cortile. Un piccolo avvallamento del terreno e un buco nell’asfalto si trasformano nel circuito per le biglie di vetro, non ce ne sono molte, ma il ritmo è frenetico. “Le abbiamo trovate qui – spiega il più intraprendente del gruppo – a casa ne avevo molte di più, ma siamo scappati prima di aver il tempo di prenderle”. Essam, 12 anni, è il terzo di sette fratelli, da lunedì 21 è ospitato, con tutta la famiglia, negli edifici di pietre bianche della chiesa greco-ortodossa di San Porfirio a Gaza. “Abitavamo a Sheyiaja, ma siamo dovuti andare via – racconta ancora Essam con l’orgoglio di chi sa di aver agito da adulto -. Siamo venuti fin qui a piedi, di notte. Ho portato mio fratello Aiman in braccio, perché piangeva per le bombe”.
La chiesa ortodossa, guidata dal vescovo Alexios, ha iniziato ad accogliere gli sfollati all’inizio dell’operazione di terra dell’esercito israeliano. Prima seicento persone, oggi oltre mille, hanno trovato rifugio nei saloni della parrocchia. “Qui accanto c’è una moschea, condividiamo persino un muro. Assieme all’Imam abbiamo deciso che non potevamo far altro che aprire le nostre porte”. L’arcivescovo Alexios parla veloce mentre tenta di svincolarsi dalla presa continua dei centinaia di bambini che sciamano per il cortile. L’atmosfera e i giochi sembrano quasi quella di una colonia estiva, che si sta però trascinando da diverse settimane. La mamma del piccolo Faris, due anni e pochi mesi, stende al sole i pochi panni del figlio. “Certo saremmo stati meglio a casa nostra, ma qui tutti nostri figli stanno assieme e pensano meno alle bombe”. Ogni sera, con l’intensificarsi delle esplosioni si ripete però lo stesso copione. Urla e pianti disperati: “I miei figli mi chiedono se stanno sparando su di noi? Siamo al sicuro ?”. Oltre il 50% della popolazione gazawi è minore di 16 anni. Un’intera generazione che vive la guerra con una periodicità spaventosa. “I bambini che hanno appena sei anni – dice il vescovo–hanno già conosciuto tre guerre, come si può crescere bene se circondati solo da morte e odio?”. Due giorni dopo che la chiesa di San Porfirio ha accolto gli sfollati un missile israeliano ha colpito il vicino cimitero ortodosso . Non ci sono stati feriti, solo danni alle tombe e tanta paura tra gli sfollati. “Sembra che da qua vicino – conclude Alexios – siano stati sparati dei razzi contro Israele, non ne sono certo. So solo che non li sparano dalla mia chiesa e vorrei che non fossimo noi a subire la risposta dell’esercito”.
È andata peggio all’unica chiesa cattolica della Striscia, la Sacra Famiglia che si trova nel quartiere di Zeitoun. La parrocchia, oltre alla chiesa, comprende una scuola, un piccolo convento e un istituto dove le Suore del Verbo Incarnato ospitano 29 bambini disabili. Nella notte tra lunedì e martedì, durante il più pesante bombardamento israeliano sulla Striscia in questi ventidue giorni di crisi, l’edificio che ospitava i minori è stato distrutto. I bambini si sono miracolosamente salvati tutti, perché al momento dell’attacco erano già fuggiti all’interno delle chiesa. “La comunità cattolica non se ne va – afferma il parroco Jorge Hernandez, argentino di nascita, ma da anni adottato gazawi - perché sono di Gaza e la terra, la casa, la propria vita non si può lasciare nemmeno in queste situazioni difficili”.
L’offensiva militare israeliana non si ferma, dopo che ieri pomeriggio si sono rincorse le voci di un possibile cessate il fuoco. Rappresentati di Hamas e della Jihad Islamica si sono incontrati al Cairo con dei negoziatori dell’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina). È partita una proposta di tregua unilaterale di 24 ore, l’Egitto avrebbe fatto da garante con Israele. Ancor prima che Tel Aviv potesse rispondere Hamas ha smentito e, non appena è tramontato il sole, il cannoneggiamento israeliano è aumentato di forza e intensità. La giornata di ieri è stata tra le più sanguinose: oltre 100 palestinesi uccisi, sono caduti pure 10 soldati israeliani. I totali indicano come quella che era iniziata come una ‘crisi’ si è trasformata in una guerra vera e propria: 1190 gazawi fra le vittime, di cui oltre 850 civili (almeno 230 minori), 53 soldati di Tsahal morti e 2 civili israeliani, a cui va aggiunto un bracciante thailandese ucciso dieci giorni fa da un razzo di Hamas.
Cosimo Caridi, il Fatto Quotidiano 30/7/2014