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 2014  luglio 30 Mercoledì calendario

“HANNO UCCISO L’UNITÀ È STATO IL FUOCO AMICO”

L’Unità oggi uscirà con sole tre pagine scritte mentre tutte le altre saranno bianche. È questa la risposta che il giornale darà alla decisione, presa ieri dai liquidatori, di sospendere le pubblicazioni a partire dal 1° agosto. “Vogliamo far vedere concretamente come sarebbe l’informazione senza un giornale come l’Unità” dice il direttore Luca Landò mentre prepara la prima pagina del quotidiano dal titolo inequivoco: “Hanno ucciso l’Unità”. L’accusa è, di fatto, rivolta al Pd che, nella gestione renziana non ha amato il giornale, che ha osteggiato il suo attuale azionariato e che non si tira indietro dalla polemica con un tweet serale dello stesso Renzi: “L’Unità purtroppo non è del Pd. Se lo fosse non chiuderebbe”. Una dichiarazione che è un atto di accusa alla gestione passata e una presa di distanza dall’attuale fallimento senza prefigurare un impegno. Anche se in serata, via twitter, l’amministratore Francesco Bonifazi garantisce che “riapriremo l’Unità”.
La decisione dei liquidatori, Emanuele D’Innella e Franco Carlo Papa, infatti, è stata presa al termine di una riunione animata e drammatica con gli azionisti di Nuova Iniziativa editoriale, la società editrice del quotidiano. Riunione in cui sono volati insulti e parole grosse e che, forte dello Statuto che richiede il 91% per le scelte decisive, ha bocciato la proposta avanzata per risolvere la crisi. Sul tavolo dei liquidatori, infatti, nei giorni scorsi sono state depositate tre offerte giudicate credibili: quella dell’attuale azionista di maggioranza, Matteo Fago, quella del costruttore milanese Pessina e quella di Daniela Santanché che all’inizio sembrava una provocazione e che invece venerdì sera è stata perfezionata. Altre due offerte sono state giudicate “folkloristiche”. La proposta di Matteo Fa-go ha avuto il via libera dai lavoratori perché, trattandosi di affitto del ramo d’azienda a una nuova società, Editoriale 90, prevede garanzie per la redazione non assicurate dall’offerta di Pessina o da quella di Daniela Santanché. In ogni caso, l’assemblea dei soci non ha raggiunto il 91% necessario grazie all’opposizione, dice chi vi ha assistito, di tre soci: la Fondazione Gunther amministrata da Maurizio Mian, la Partecipazioni integrate di Maria Claudia Ioannucci, la ex senatrice di Forza Italia il cui ingresso nell’azionariato de l’Unità aveva fatto infuriare i redattori. Ma anche la Eventi Italia Srl, la società che organizza le feste dell’Unità e che detiene una quota piccolissima della Nie. Un no, quest’ultimo, che chiama in causa lo stesso Pd, formalmente estraneo alla compagine azionaria del giornale.
Prima di Renzi, il Pd era intervenuto con il vicesegretario Guerini e il tesoriere Francesco Bonifazi che, oltre ad assicurare un impegno “al 100%” per risolvere la vicenda, criticava indirettamente la proposta di Fago. “Di fronte a proposte che non garantivano una prospettiva certa per il futuro editoriale e occupazionale dell’Unità – scrive Bonifazi – è arrivato il momento della chiarezza”. Lo scontro sull’azionariato possibile, dunque, è evidente.
Molto dura, quindi, la presa di posizione del Comitato di redazione che parla di “fuoco amico”. “Dopo tre mesi di lotta, ci sono riusciti: hanno ucciso l’Unità”. I lavoratori del quotidiano sostengono di “essere rimasti soli” a difendere la testata e definiscono di “gravità inaudita” il fatto che gli azionisti non abbiano “trovato l’intesa su diverse ipotesi che avrebbero comunque salvato il giornale”. L’assemblea dei soci, infatti, ha anche respinto la proposta dei liquidatori di prendere altri due mesi di tempo per valutare meglio le offerte sul tavolo.
Per i lavoratori si profila, quindi, la cassa integrazione. Si tratta di circa 80 persone che non prendono lo stipendio da tre mesi e che fanno sapere di non avere voglia di arrendersi. “Questa storia non finisce qui” scrive infatti il Cdr che chiama in causa il partito di riferimento: “Avevamo chiesto senso di responsabilità e trasparenza a tutti i soggetti, imprenditoriali e politici. Abbiamo ricevuto irresponsabilità e opacità. Noi continueremo a combattere”. E di lotta parla anche il direttore, Landò, che definisce la prima pagina di oggi, quella con le pagine bianche, dedicata “al giorno del lutto” mentre domani con l’ultima edizione, ci sarà un giornale “di lotta”.
Al di là delle posizioni della segreteria – con cui Renzi si è tenuto in contatto – dal Pd non sono mancati i messaggi di solidarietà e sostegno da parte della minoranza con i comunicati di Pier Luigi Bersani e Gianni Cuperlo. Molto eclatante la presa di posizione della Cgil che ha fatto parlare tutti i suoi ultimi quattro segretari, Camusso, Epifani, Cofferati e Pizzinato. Tutti gli occhi, però, sono puntati su Matteo Renzi, su “mister 41%” che, come dicono al giornale, in sette mesi di crisi non ha saputo trovare, finora, una soluzione valida.
Salvatore Cannavò, il Fatto Quotidiano 30/7/2014