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 2014  luglio 30 Mercoledì calendario

“LA CARTA DI EINAUDI NON LA PUÒ CAMBIARE IL PRIMO CHE PASSA”

[Intervista a Diego Dalla Valle] –
Che un pezzo dell’establishment italiano non fosse proprio contento di questi primi mesi renziani lo si poteva intuire dai giornali che ne sono l’espressione: Scalfari che parla di “autoritarismo” su Repubblica, il Corriere della Sera che in prima pagina scolpisce “Crescono solo le promesse”. Ecco, a Diego Della Vale - che di Rcs è socio assai rilevante - l’abbraccio mortale tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi non va giù. Il patron di Tod’s non digerisce questa fase del renzismo, parla di “aria fritta”, di “teatrini da vecchia politica”. Teme che la spinta rinnovatrice del primo ministro si esaurisca nel patto del Nazareno, una liturgia simile a quella stantia della prima Repubblica.
E allora giù la prima bordata: “La Costituzione appartiene a noi e i cittadini devono decidere come e se cambiarla, le persone da eleggere le vogliamo scegliere noi”. E aggiunge, in versione rottamatore: “Noi dobbiamo parlare di fatti veri, di come far ripartire il paese. Io mi auguro che il vecchio mondo politico che tenta di sopravvivere vada a casa in tempi brevi e con educazione, ma dobbiamo essere fermi se continua questo balletto quotidiano di favori sopra e sotto i tavoli che a noi italiani non porta nulla di buono”.
Della Valle, ai microfoni del Fatto Quotidiano, arriva a lanciare un appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La location scelta è quella del Colosseo mentre viene scoperta la prima ala dell’Antifeatro Flavio restaurato grazie alla sponsorizzazione del gruppo Della Valle. L’imprenditore più volte richiama il valore della Costituzione durante la conferenza stampa. Un messaggio fin troppo chiaro di critica all’attuale fase politica, suggellata dal patto tra il primo ministro e il pregiudicato di Arcore.
Della Valle, lei ha parlato di “aria fritta”, di teatrino della politica. Si riferisce al patto sancito tra Berlusconi e Renzi su Italicum e abolizione del Senato?
Non c’è dubbio. Guardi che non contano le simpatie e le amicizie personali, contano le valutazioni obiettive. Da troppi giorni sentiamo parlare di cose che non spostano di una virgola il futuro del Paese, di cose che non portano nessun beneficio sotto l’aspetto delle strategie industriali, di cose che non portano nessun occupato in più, che non danno nessuna certezza ai giovani per trovare un lavoro. Mi pare che siamo ritornati al vecchio politichese dove si discute troppo spesso nelle segrete stanze di argomenti che riguardano il paese.
Si riferisce alle voci su patti segreti?
Noi dovremmo sapere quello che succede prima di chiunque altro e non supporre, immaginare accordi, accordini. Mi pare che questo non faccia onore a chi lo sta facendo.
Intanto stanno riscrivendo la Costituzione?
Se lei mi vuole chiedere se la Costituzione, scritta da Einaudi, la farei riscrivere da qualche vecchio marpione della politica, le dico solo che è una vergogna pensarlo.
Ma allora anche lei pensa che siamo a rischio deriva autoritaria, Renzi ha smarrito la sua spinta di rinnovamento?
Bisogna rimettere la palla al centro. Questo significa occuparsi delle famiglie italiane che hanno più bisogno, significa parlare di sicurezza, di lavoro, di giovani e di cultura.
E il governo non lo sta facendo?
Mi auguro che lo faccia. Il governo c’è da qualche mese. Gli diamo il tempo che serve e a settembre ci ripresenteremo a chiedere nero su bianco quello che è stato fatto. Aprire i giornali tutti i giorni e leggere intere pagine dove anche noi, che siamo più navigati, non capiamo niente mi sembra una roba assurda. Però voglio fare un appello al presidente della Repubblica.
Un appello?
Presidente, la Costituzione è stata scritta da persone come Einaudi, non la facciamo cambiare dall’ultimo arrivato che seduto in un bar con un gelato in mano decide cosa fare. Su queste cose bisogna stare molto attenti.
Nello Trocchia, il Fatto Quotidiano 30/7/2014