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 2014  luglio 30 Mercoledì calendario

USA E UE, COLPO ALLE BANCHE DI PUTIN

Per la prima volta dalla fine della Guerra fredda l’Unione europea ha deciso di adottare sanzioni economiche contro la Russia. Dopo una lunga riunione a Bruxelles gli ambasciatori dei 28 Paesi dell’Ue hanno trovato ieri la quadra su un inasprimento delle misure in quattro settori chiave: armi, difesa, energia e finanza. È stata una reazione all’abbattimento del volo malese sull’Ucraina orientale che ha causato 298 morti e alla mancanza di risposte di Putin alle richieste di riportare quell’area sotto controllo e favorire un cessate il fuoco.
ANCORA MORTI IN UCRAINA
Ma l’Ucraina ormai fuori controllo ha fatto decidere anche agli americani un ulteriore giro di vite. Arrivano sanzioni a tre banche russe: Vtb Bank, Bank of Moscow e Russian Agricultural Bank. Poi tocca a Obama in diretta tv dalla Casa Bianca disegnare gli scenari futuri, parlare dell’aereo abbattuto («necessario fare giustizia») e della crisi Ucraina, dove ieri negli scontri ci sono stati ancora morti, fra cui tre bambini, e i filorussi - è l’accusa di Kerry - avrebbero sparato dal territorio russo verso i soldati di Kiev. «Se continua così - dice il leader Usa riferendosi a Mosca - pagherà un costo sempre maggiore». Accenna quindi alla situazione economica russa, «sempre più debole con le sanzioni e una crescita stimata vicino allo zero». È la mancanza di volontà nel perseguire una «soluzione diplomatica» che sta mettendo in difficoltà, è la tesi di Obama, la Russia. Poi la frenata. «Non è una nuova Guerra fredda», spiega.
LA STRETTA AL CREDITO
Qualche ora prima l’epicentro della sfida a Mosca era stata Bruxelles, dove gli ambasciatori avevano precisato le misure anti-russe. La linea è simile a quella Usa: stretta al credito. Le sanzioni – il pacchetto dev’essere approvato dai governi e sarà ufficializzato oggi – impediranno l’accesso al mercato europeo alle banche russe. In sostanza gli istituti di credito con una partecipazione statale oltre il 50% non potranno approvvigionarsi o fare affari sulle piazze finanziarie Ue. Restrizioni sono state decise anche nel settore della Difesa, nell’export di tecnologia sofisticata, nel settore energetico e nella vendita di armi. Al termine della riunione, in una nota congiunta il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso hanno spiegato che le misure decise «limiteranno l’accesso ai mercati di capitali dell’Ue per le istituzioni finanziarie statali della Russia, imporranno un embargo sul commercio di armi, stabiliranno un divieto di esportazione di beni a uso duale per fini militari, e limiteranno l’accesso russo a tecnologie sensibili, in particolare nel settore petrolifero».
MERKEL: ERA INEVITABILE
Per Angela Merkel, citata da una portavoce, la decisione di ieri è stata «inevitabile». E per la cancelliera «sta ora alla leadership russa decidere se scegliere la strada della de-escalation e della collaborazione».
Il ministro degli Esteri italiano Mogherini parla di «segnale forte e unitario alla Russia affinché mantenga gli impegni presi negli ultimi mesi».
I TIMORI PER LE RIPERCUSSIONI
Ma poco dopo l’accordo tra gli ambasciatori, alcune aziende europee già hanno fatto sapere che per loro le sanzioni verso un partner commerciale importante come Mosca potrebbero essere un problema. Il colosso britannico del petrolio Bp, che controlla circa un quinto della russa Rosneft, ha già annunciato che i profitti potrebbero essere danneggiati. Tuttavia il direttore esecutivo di Bp, Bob Dudley ha ammesso che eventi come l’attacco a un volo di linea «cambiano il corso della storia».
L’ALLARME DELL’FMI
Infine, il Fmi ha messo in guardia l’Europa dalle sanzioni inflitte a Mosca: «Mentre la qualità del credito russo e ucraino si deteriorano, le banche con esposizione al credito dovranno affrontare accresciuti rischi di default» si legge in un rapporto. Quelle austriache sono le più esposte, in rapporto al volume dei loro asset, tuttavia anche banche francesi, italiane e svedesi hanno partecipazioni importanti nell’area.
Tonia Mastrobuoni, La Stampa 30/7/2014