Pierluigi Magnaschi, ItaliaOggi 30/7/2014, 30 luglio 2014
IL CAVALIERE DIFENDE LA RAI COSÌ COM’È
Da tempo immemorabile l’uomo di Berlusconi nel cda della Rai è Antonio Verro. La sua relazione professionale con il Cavaliere è esplicita e viene da lontano (Verro infatti è stato dirigente dell’Edilnord, la società immobiliare di B. dalla quale è poi sbocciato il suo impero multimediale) e prosegue fino al 2013 quando Verro viene eletto senatore nelle liste del Popolo della Libertà. A Verro (e quindi anche a Berlusconi) piace la Rai così com’è.
Contrariamente alla erronea evidenza, la Rai e Mediaset non sono due imperi televisivi che si combattono fra di loro per guadagnarsi la leadership, ma due entità che si sostengono a vicenda. Se non si fossero messe d’accordo, è come se l’avessero fatto. Ecco perché nella tv non si è verificato ciò che, di norma, capita nei duopoli. Infatti due gruppi (Fininvest e Rai, appunto) galleggiano assieme. Più che lottare l’un contro l’altro, coabitano. Il loro obiettivo è il pareggio, non la vittoria.
È sintomatico rilevare, a conferma di questo modo di operare, che nel settore radiofonico, dove la Rai deve vedersela con una concorrenza vera, le due principali reti Radio Rai, che per mezzo secolo erano state assolutamente egemoni, oggi sono in sesta e settima posizione e la più forte di esse (RadioRai1) ha un’audience che è poco più della metà rispetto alla emittente privata Rtl 102,5 che, come tutti i veri concorrenti, non fa sconti a nessuno.
Si spiega così, alla luce di queste considerazioni, la presa di posizione pubblica e ufficiale di Verro sui problemi Rai che ieri ItaliaOggi ha reso nota in esclusiva. Verro infatti si oppone alla modernizzazione della Rai in nome «dell’occupazione» come se lui fosse, non un amministratore, ma la Camusso. Una Rai appesantita di personale non diventa un concorrente pericoloso. Verro è poi contrario alla fusione fra i servizi di base del Tg1 e del Tg2 (voluta da Gubitosi) perché, se la Rai diventa più efficiente, può mettersi a correre più in fretta. E allo stesso tempo (lui, Verro, che dovrebbe essere un liberista convinto, per le sue idee professate da sempre e per il partito a cui appartiene) si batte perché «la Rai mantenga la sua natura pubblica». Una Rai privatizzata, in tutto o in parte, sarebbe infatti il colpo definitivo al duopolio ossificato che non crea problemi a chi non vuole averne. Meglio che stia com’è. Parola di liberista.
Pierluigi Magnaschi, ItaliaOggi 30/7/2014