Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 30 Mercoledì calendario

MA LE PREFERENZE FAREBBERO BENE AL CENTRODESTRA

Questo è un articolo a favore delle preferenze soprattutto nel centrodestra, che ne avrebbe un gran bisogno per non declinare proporzionalmente a Silvio Berlusconi. Le discussioni su questo tema sono in genere ridotte a battuta televisiva, tipo «con le preferenze si tornerebbe al voto clientelare» oppure «il Parlamento dei nominati non è democratico», ma ovviamente c’è altro da dire. Anzitutto un dato politico e sociale: oggi a essere contraria alle preferenze è soprattutto Forza Italia, mentre i partiti e l’opinione pubblica la pensano in maniera diametralmente opposta rispetto al 1991-1993, quando le preferenze furono cancellate dai referendum e a parte il caso di Craxi (che invitò ad "andare al mare") i partiti e soprattutto 27 milioni di italiani individuarono le preferenze come il male assoluto. Oggi è il contrario. Sondaggi alla mano, le preferenze sono ridiventate un baluardo della democrazia secondo l’opinione pubblica, secondo la maggioranza del Pd, secondo Fratelli d’Italia, secondo i grillini eccetera. Negli anni Novanta le preferenze venivano associate alla corruzione, oggi viene associata alla corruzione la loro mancanza. Il democratico Marco Meloni è giunto a proporre un referendum per la loro reintroduzione e per abbattere l’aristocrazia dei nominati (ciò che l’Italicum invece manterrebbe) e il suo collega Francesco Boccia si è detto sicuro che «la base Pd appoggerebbe la scelta con convinzione». È la stessa base che negli anni Novanta appoggiò con convinzione giusto il contrario: ma oggi si è rovesciato tutto, e beninteso, di certe lune conformiste non c’era da fidarsi allora e non c’è da fidarsi oggi. Ma il dato resta: il governo e il Parlamento, sulla carta attentissimi agli umori popolari, remano contro
l’opinione pubblica. Su questo non si discute: nessuno vuole più i nominati neanche al Senato perché li associano ai raccomandati, agli imbucati e a tutta una massa di non-rappresentanti che la gente tende a guardare in cagnesco. Berlusconi e Renzi questa cosa la sottovalutano: forse pensano che la gente se ne dimenticherà. Gli argomenti contrari alle preferenze, va detto, appaiono anche piuttosto deboli. Anzitutto il pulpito è delegittimato: tanti nemici delle preferenze non raccatterebbero tre voti, e questo lo sappiamo tutti. Un mix di preferenze e indicazioni uninominali, poi, è già ampiamente usato nelle elezioni comunali e regionali ed europee: e funziona. Circa il rischio di
clientele, inoltre, forse non è chiaro che le segreterie dei partiti sono considerate esattamente questo: delle clientele, gente che in qualche caso paga per essere lì. C’è comunque la possibilità di voti di scambio di clientela, sì, è vero: ma sono un’estrema minoranza (soprattutto quelli legati alla criminalità) ed è assurdo che un’estrema minoranza condizioni una stragrande maggioranza. Dire che i candidati è meglio che li scelgano le segreterie, piuttosto che le clientele, equivale a dire che questa è una nazione di clientele.
Parentesi: la sciagura del Porcellum non è consistita solo nell’aver restituito valore al voto di partito dando un colpo di grazia a ogni selezione dal basso dei parlamentari, ma è consistita anche nell’aver accelerato lo scadimento del Parlamento come istituzione e nell’ aver creato un gregge di "paria" contrapposto a un’oligarchia di cinquanta politici che decide più o meno tutto.
C’è poi un discorso specificamente legato al centrodestra, discorso che in parte è ovvio: in campagna elettorale Silvio Berlusconi è sempre stato tutto, e una sua possibile assenza lascerebbe niente. Chiaro che da queste basi nessun centrodestra potrebbe evolversi. Si paventa il rischio di correnti, di lotte fratricide e di nefasti "comitati elettorali": tutte scuse. Il punto non è solo che Berlusconi voglia le liste bloccate per poter selezionare i suoi fedelissimi, ma che i suoi fedelissimi lo mollerebbero se lui appoggiasse le preferenze. Il candidato che deve guadagnarsi le preferenze è costretto a scorrazzare per il territorio e a non disattendere le proprie promesse. Il nominato, invece, non disattende nessuna promessa: perché neppure ne fa, e scorrazza solo da un salotto televisivo all’altro.