Luigi Mascheroni, Il Giornale 30/7/2014, 30 luglio 2014
VUOI CONOSCERE VITA E OPERA DI BALZAC? LEGGI COME MORÌ...
Alcune cose, anche molto importanti, della vita si capiscono dalla fine. È da come si spezza un amore, ad esempio, che s’afferra la verità di quel sentimento. E forse anche la letteratura segue la stessa legge. La morte di un gigante delle Lettere può illuminare la sua vita e la sua opera, il suo carattere e il suo genio. È quanto accade - ci sembra - leggendo La morte di Balzac (Skira, pagg. 66, euro 9; a cura di Eileen Romano) di Octave Mirbeau (1848-1917). Poche pagine che in origine costituivano tre capitoletti di un romanzo “sperimentale”, pubblicato da Mirbeau nel 1907 e intitolato La 628-E8, che era la targa dell’automobile sulla quale il protagonista viaggia per l’Europa. Era una digressione sulle ultime ore di vita di Balzac, con molti flashback, che però non piacque alla figlia di primo letto di Madame Hanska, la vedova del grande romanziere, la quale minacciò di citare il biografo per diffamazione se non avesse ritirato le pagine incriminate. Mirbeau dovette quindi chiedere al proprio editore di scopertinare i volumi già pronti e eliminare i quinterni censurati... Il punto è che Mirbeau, nel suo racconto, si basa sulle confidenze (pettegolezzi? verità? mezze verità?) di un pittorucolo, tale Jean Gigoux (1806-94), «intimamente coinvolto nella vita di Madame Hanska, tanto quanto lo era stato Balzac». Per dirla in breve: mentre Balzac era in agonia, al piano di sotto, la moglie era a letto con Gigoux, di sopra. Insomma, uno scandalo. Comunque, nel 1918, morto Mirbeau, apparve una misteriosa plaquette “amatoriale” del volumetto. Nel 1989 la prima edizione francese. E oggi la prima traduzione italiana. Da leggere. E leggendo si scopre che:
BRUTTINO... Balzac era tozzo, tracagnotto, panciuto, bruttissimo (ma anche Gigoux lo era). Madame Hanska, la prima volta che lo vide, se ne vergognò e voleva scappare, nonostante l’avesse amato furiosamente attraverso le sue lettere. Poi però lo sposò. Facendo il più grosso errore della propria vita, e di quella di Balzac.
... MA FASCINOSO Come tutti coloro che scrivono molto, Balzac parlava poco. E quelle poche volte, incantava. Divertiva gli amici, stupiva i dotti, incantava le donne. Come d’Annunzio e come tanti altri uomini che hanno sostituito il fascino fisico con quello intellettuale. Artisti ai quali le donne, come le idee, non sanno resistere.
SOTTO-DOTATO Balzac era sessualmente poco dotato. Scrive Mirbeau: «Conosco su di lui un particolare intimo e un po’ ridicolo: la natura lo avrebbe armato parsimoniosamente all’amore». Aggiungendo: «È ancora più bello il fatto che, non avendo - o così poco - di che soddisfare le donne, gli sia stata data, più di chiunque altro, la virtù rara e delicata di esaltarle».
QUATTRO (ROMANZI) ALLA VOLTA In stato di creazione permanete, bulimico, iperattivo, Balzac portava avanti contemporaneamente quattro libri, opere teatrali, polemiche sui giornali e «imprese d’ogni tipo, amori d’ogni genere, processi, viaggi, costruzioni, debiti, cianfrusaglie, relazioni sociali, una sterminata corrispondenza, una lunga malattia».
PAGINE E CAFFÈ A proposito della leggendaria velocità con cui scriveva i suoi libri: mentre stava lavorando al romanzo Modeste Mignon (scritto nel 1844), una sera, all’uscita dall’Opéra, annunciò allegramente a un’amica: «Ancora settanta fogli della mia scrittura... domani sarà finito». È noto l’abuso di caffè da parte di Balzac.
VITA BREVE, FAMA LUNGA Nonostante la mole di lavoro compiuta, o forse proprio per questo, Balzac - spirito infaticabile, corpo oberato - morì a 51 anni.
CONTRADDIZIONI? Sovversivo, dissolutore, immorale, Balzac era monarchico e cattolico.
DEBITI&LIBRI Perennemente in pessime condizioni finanziarie, causa progetti imprenditoriali disastrosi e fallimenti clamorosi, Balzac - come d’Annunzio, e tanti altri scrittori - aveva sempre debiti «per cui si ammazzava di lavoro nel tentativo di sanarli e per cui, in ultima analisi, è morto».
RIFIUTI È noto che l’Accademia rifiutò la sua candidatura sostenuta da Victor Hugo. E la Société des Gens de Lettres rifiutò la sua statua realizzata da Auguste Rodin.
AMORE&ODIO Balzac conobbe Madame Hanska, sua futura moglie, tramite una lettera entusiasta che lei aveva mandato al suo editore francese nel 1832. Si scrissero centinaia di lettere (quasi tutte bruciate), ma dal 1833, data del loro primo incontro, fino al 1848, data dell’ultimo viaggio di Balzac in Russia, si videro solo quattro volte. In 15 anni. Si sposarono nel maggio 1850 (lui la credeva ricchissima, ma non lo era), si stabilirono nella casa di lui al numero 18 dell’avenue Fortunée a Parigi, e dal giorno successivo vissero in camere separate, odiandosi.
MORTE&SESSO Madame Hanska tradì presto il marito col pittore Jean Gigoux, che si offrì di farle un ritratto. Il 18 agosto 1850, giorno della morte di Balzac, rimasero in camera insieme dalla mattina alla sera. Lei uscì solo quando l’infermiera le disse attraverso la porta che l’agonia del marito era finita.
LA FINZIONE È REALTÀ Sul letto di morte, Balzac - lucidissimo - invocava l’aiuto del medico Horace Bianchon, uno dei 2300 personaggi della sua Comédie humaine. «Il suo orgoglio di creatore non era venuto meno davanti alla morte».
POLVERE SIAMO... Balzac morì solo come un cane (l’infermiera e il domestico erano in cucina, i medici se ne erano andati da un pezzo, della moglie s’è detto) per una peritonite complicatasi in gangrena. Negli ultimi giorni si era gonfiato in modo spaventoso, e buona parte del corpo era quasi decomposta. «C’era un terribile puzzo di cadavere in tutta la casa». Quando vennero a fare il calco del volto, dovettero rinunciare. Il naso si era completamente disciolto nel lenzuolo.