Manuel Follis, MilanoFinanza 29/7/2014, 29 luglio 2014
L’INCUBO DERIVATI TORNA IN SICILIA
Torna l’incubo dei derivati e delle truffe ai danni degli enti locali con due nuove inchieste che riguardano la Regione Sicilia. La Guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato 104 milioni alla banca d’affari internazionale Nomura International per una presunta truffa ai danni della regione. La procura di Palermo ha iscritto nel registro degli indagati sette persone: tre professionisti siciliani e quattro ex manager dell’istituto. Gli indagati sono Fulvio Reina e Marcello Massinelli (titolari della società di intermediazioni Lm Consulting), Marco Modica De Mohac (presidente del Consorzio aziende sanitarie siciliane) oltre ad Armando Vallini, Andrea Giordani, Stefano Ghersi e Arturo De Visdomini, tutti ex manager di Nomura, che da tempo hanno lasciato la società e oggi ricoprono altri incarichi sempre nel settore finanziario (da Londra a Singapore). «Siamo a conoscenza delle iniziative del pm in Sicilia, relative a operazioni fatte da Nomura con la Regione Sicilia tra il 2000 e il 2006», ha commentato la banca in una nota. «Stiamo esaminando la situazione in modo completo e coopereremo con la magistratura sulla vicenda». Secondo i pm la presunta truffa avrebbe causato alle casse di Palazzo dei Normanni un danno di circa 175 milioni. L’inchiesta riguarda la cessione di crediti per 630 milioni vantati da Asl e ospedali nei confronti della Regione per forniture relative agli anni 1995, 1997 e 1998. Il contratto prevedeva un impegno della Regione a pagare alla società cessionaria del credito un tasso di interesse più oneroso rispetto alle condizioni di mercato. «Se si fosse acceso un normale mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti per ripianare i debiti della Regione verso le aziende sanitarie siciliane il costo dell’operazione sarebbe stato, come abbiamo accertato nel corso delle indagini, di 105 milioni», ha spiegato Francesco Mazzotta comandante del nucleo di polizia tributaria che ha condotto le indagini. Alla fine, ha aggiunto, «con quanto messo in piedi da intermediari e dalla banca giapponese il valore dell’operazione è stata di 226 milioni» e la differenza «è stata tutta a carico della Regione».
Le indagini, però, non sono ancora concluse e per ora «la Regione Sicilia è parte offesa», ha spiegato il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, che (ricordando altre inchieste sui derivati) ha definito «un caso tipico» quello siciliano. «Ci siamo posti il problema se la Regione è solo parte offesa o se ci siano stati comportamenti non lineari da parte di chi avrebbe dovuto vigilare, mostrare attenzione e respingere questo tipo di comportamenti e non lo ha fatto», ha aggiunto.
Il secondo filone di indagine riguarda appunto la sottoscrizione di strumenti finanziari derivati tra la Sicilia e Nomura, che nell’operazione ha vestito i panni sia di consulente che di controparte contrattuale. Secondo gli inquirenti il contenuto dei tre contratti sarebbe stato «gravemente squilibrato» ai danni della Regione che avrebbe subito un danno di 60 milioni. L’accusa, come già avvenuto nel corso di altri processi, sostiene che gli indagati avrebbero taciuto circostanze fondamentali sul contenuto dei contratti facendo credere ai funzionari della Regione che si trattasse di operazioni economicamente convenienti. L’inchiesta è stata condotta anche attraverso rogatorie internazionali che hanno accertato che parte dei guadagni illeciti sarebbe stata destinata da Nomura a due società off-shore (con sedi in Irlanda e alle Isole Vergini) riconducibili a due professionisti palermitani che avrebbero intascato circa 20 milioni. Adesso le indagini mirano appunto a verificare l’eventuale coinvolgimento di politici compiacenti. Il sequestro disposto ieri (che ha riguardato anche 23 terreni, 27 fabbricati e 13 società) è stato necessario per evitare che la Regione pagasse a Nomura la rata semestrale di quasi 7 milioni in esecuzione di uno dei contratti finiti sotto inchiesta.
Manuel Follis, MilanoFinanza 29/7/2014