Filippo Ceccarelli, la Repubblica 29/7/2014, 29 luglio 2014
DOPO MERIAM LA CONCORDIA L’UNO-DUE DI AGNESE L’ANTI FIRST LADY
Le mogli e ormai anche le compagne dei potenti si dividono grosso modo in due categorie: le invisibili, che dominarono con la loro apparente discrezione il costume della Prima Repubblica; e le protagoniste, che tuttora vivacizzano ciò che resta della Seconda, comunque dando luogo a clamori di ogni genere e grado, dal nutrimento dell’inesorabile gossip alla buona o cattiva influenza sul marito, dalle ingenue smanie cortigiane all’istituzione di tutti questi cerchi magici, fino alle più tumultuose separazioni con le dovute ricadute giudiziari e milionarie.
Trovare un giusto equilibrio fra l’impercettibilità e il fracasso è l’ardua missione che sembra essersi assegnata nella Terza Repubblica Agnese Landini in Renzi; e il fatto stesso che negli ultimi giorni sia apparsa due volte insieme al premier in occasioni per così dire ufficiali, la prima ad accogliere Meriam e figli all’aeroporto, in completino verde, e poi a Genova per il ritorno della “Costa Concordia”, ha consentito all’ Huffington Post di sottolineare la “rivincita” di Agnese. In che senso?
Se è per questo aveva accompagnato Matteo anche in estremo oriente, viaggio non proprio rilassante, presenza comunque riservata, a parte certi alti tacchi che molto hanno colpito i giornalisti maschi.
L’osservazione delle mogli dei presidenti, che nel giornalismo anglosassone prende il nome di wifing, si nutre di scrupolosa irrilevanza, in attesa del bocconcino prelibato, ma non sembra questo il caso. Le voci sono sempre tante, in dotazione al potere, o come il prezzo salato che comporta.
Ma per ora la “rivincita” è da intendersi con il proposito iniziale espresso dalla stessa Agnese all’indomani dell’intronazione maritale: di restarsene da parte, «io non sarò mai una first lady» o qualcosa del genere. Rimanere a Pontassieve con i bambini, continuare a insegnare, che a scuola oltretutto è apprezzata e anche amata, seguitare insomma la propria vita. Ma era possibile?
Tra le novità di questo tempo c’è che il cicaleccio dei social non conosce pudori. Per cui già a febbraio l’onorevolessa berlusconiana Licia Ronzulli (che pure aveva sperimentato sulla sua pelle quanto possa far male la divulgazione di sospetti e dicerie) emanò via twitter il classico consiglio non richiesto, ma iper personalizzato: «Agnese, fai i bagagli e vai a Roma. Segnare sempre il territorio, i vuoti vengono riempiti». L’invito aveva un che di primordiale o di sub-umano, se si vuole, ma al di là di ogni possibile sessismo segnalava gli orizzonti di una politica che può farsi assai selvaggia.
Si dirà: sono faccende che non hanno alcun impatto con il destino e le tasche degli italiani, ed è vero, ma solo in parte. Per l’altra metà, l’odierno potere è anche a questo genere di cose che va dietro, anche se non può confessarlo: lo stile di vita, l’immagine, quanto in definitiva può fare consenso – ah, che bella coppia! - o invece offrire il fianco ai nemici – lei a casa e lui se la spassa!
C’è da dire che Agnese non è che abbia mostrato particolari ansie. La domenica dopo il giuramento ha cucinato pasta al burro e petto di pollo, affidando ai taccuini una breve considerazione: “Il pranzo più semplice del mondo”. Pochi giorni dopo la Nazione ha messo in vendita un inserto illustrato: “Nascita e successo di un leader bambino con foto inedite e i racconti della moglie Agnese”.
Ora, tutto lascia pensare che i veri racconti di lei sarebbero davvero molto utili per la ricostruzione della personalità del premier. Se non fosse che la loro è davvero una coppia di lunga data, che si sono conosciuti molto giovani, hanno condiviso ideali e inconsapevolezza, per certi versi sono cresciuti insieme, ma soprattutto alla pari.
Lei ha un’identità pacificata, un lavoro che le piace, un fratello religioso, una sorella che come mamma ha dovuto fronteggiare qualche difficoltà in più. Ecco, magari avrà pure utilizzato il permesso automobilistico del sindaco per fare prima, Agnese, ma a occhio non sembra una che si monta la testa, o che fa scene, o che magari domani dice: «La riforma del Senato non serve a niente» oppure «mio marito in Europa con la Mogherini ha fatto una bella toppata».
Ma intanto Oggi l’ha messa in copertina, “Lady Renzi alla prova bikini” (promossa “a pieni voti”, ci mancherebbe altro); mentre lo stilista di famiglia, Scervino, quello delle camicie bianche di Matteo, si è lasciato un po’ prendere: «Agnese è bella, ma non solo, è speciale... sono orgoglioso di essere rappresentato da una first lady così... Il classico esempio del “dietro ogni grande uomo...”, è una testimonianza perfetta del made in Italy, è più glamour della Middleton, la sua è un’eleganza sussurrata» - e francamente la metà basta e soverchia, come diceva Andreotti.
Si perdoni la psicologia d’accatto, ma spesso i potenti hanno dietro le spalle delle madri fin troppo colme di aspettative. Non è detto che a Renzi, così sicuro e così pieno di sé, faccia male avere Agnese più spesso al suo fianco. A volte basta un’occhiataccia, a volte un sorriso, a volte un’alzata di spalle. Nella democrazia delle immagini, ancorché fasulle, il contraltare è una risorsa preziosa.
Filippo Ceccarelli, la Repubblica 29/7/2014