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 2014  luglio 29 Martedì calendario

SULLA MILANO-VARESE SI VA CHE È UN INCANTO

Nel 1924 siamo ancora un povero Paese, ma non ci piangiamo addosso e guardiamo avanti: il 21 settembre inauguriamo la prima autostrada del mondo. È la Milano-Varese, che re Vittorio Emanuele III percorre a bordo di una Lancia Trikappa fra «il tripudio e l’entusiasmo di una folla plaudente accorsa lungo i bordi di essa da tutti i contorni». È un momento di straordinario orgoglio nazionale. Prima autostrada al mondo vuol dire prima strada riservata esclusivamente alle automobili – quindi niente carri, cavalli, ciclisti e pedoni –; tutta «pavimentata su fondazione di calcestruzzo», fatta di lunghissimi rettilinei e, soprattutto, a pagamento: 12 lire per un’utilitaria, 20 lire per un’otto cilindri.
È un’autostrada che fa tenerezza, vista con gli occhi di oggi. Un’unica carreggiata per entrambi i sensi di marcia, aperta dalle sei del mattino all’una di notte. Non ci sono corsie di accelerazione e decelerazione e così al casellante è chiesto di scrutare di continuo i due orizzonti: quando vede arrivare un’auto, deve mettersi in mezzo all’autostrada per regolare entrate e uscite. E poi il motivo per cui siamo i primi al mondo a realizzare un’autostrada è anche, paradossalmente, la prova di una nostra arretratezza: «Il bisogno di assicurare alle automobili una adatta e moderna sede stradale – scrive la rivista L’auto italiana del 25 settembre 1924 – è sorto imperiosamente dal deplorevole quasi completo abbandono in cui giacciono presentemente nel nostro Paese la maggior parte delle strade ordinarie di grande comunicazione, percosse e rese talvolta quasi impraticabili dall’intenso traffico. Negli altri Paesi più progrediti il bisogno delle autostrade è assai meno sentito».
Ma ciò nonostante la realizzazione della Milano-Varese è come detto un motivo di grande entusiasmo. La straordinaria opera – 49,2 chilometri, 17 caselli, 35 sovrappassi, 71 sottopassi, 50.000 tonnellate di cemento e 300.000 di pietrisco – è stata realizzata a tempo di record. L’ingegner Piero Puricelli conte di Lomnago, «magnifica tempra di lavoratore lombardo, abituato ad agire e realizzare in silenzio, costruttore dell’Autodromo di Monza», presenta il suo progetto nel gennaio del 1922. A novembre dello stesso anno si costituisce la Società Anonima Autostrade; a dicembre viene stipulata la concessione con il ministero dei Lavori Pubblici; il 26 marzo 1923 cominciano i lavori; il 21 settembre 1924 viene inaugurato il primo tratto da Milano a Varese; il 28 giugno 1925 viene aperta la diramazione che da Lainate porta a Como e il 3 settembre dello stesso anno il tratto da Gallarate a Sesto Calende. L’autostrada, che una volta ultimata viene chiamata Milano-Laghi, è costata 90 milioni, quanti ne erano stati stanziati; ed è stata portata a termine nei tempi previsti. Novant’anni prima del Mose, in Italia le grandi opere si facevano così.
La Milano-Laghi non è un’opera fascista, perché progettata appunto già nel gennaio del 1922 e perché finanziata da capitali privati: ma il regime indubbiamente ne accelera l’iter, e la porta come fiore all’occhiello della nuova Italia. Così la rivista Le strade raccontò l’apertura del cantiere: «Il giorno 26 dello scorso marzo il Presidente del Consiglio dei Ministri On. Benito Mussolini inaugurava i lavori di costruzione delle autostrade da Milano ai Laghi di Como, di Varese e Maggiore. Un corteo interminabile di automobili seguiva la vettura del Presidente, che questi pilotava velocemente (…). Stretto dall’innumerevole folla di automobilisti, di contadini, d’operai, il Presidente compiva il rito simbolico del primo colpo di piccone (…). Mussolini – come ama chiamarlo brevemente e confidenzialmente il popolo – lavorò coscienziosamente di piccone per tre minuti almeno, smuovendo un buon quarto di metro cubo di terra. La maschia sua fisionomia, mentre compiva questo duro e umile lavoro manuale, era assorta quasi religiosamente».
Forse comincia in quei giorni il particolare legame tra il regime fascista e Varese. La «città giardino» è orgogliosamente la meta della prima autostrada del mondo, e il Duce nel 1927 le fa un altro regalo elevandola al rango di capoluogo di provincia, affrancandola così dalla dipendenza da Como. Varese sarà sempre grata a Mussolini e ancora oggi la sua piazza principale, Monte Grappa, è un modello di architettura fascista.
Ma sono soprattutto i milanesi a usufruire della nuova autostrada: sono gli anni in cui la borghesia scopre la «villeggiatura». Nel 1926 la Milano-Laghi registra in media 1.115 passaggi di veicoli al giorno, che salgono a 1.268 nel 1927 e a 1.497 nel 1928. Cifre che permettono alla Società di conseguire qualche sia pur piccolo utile. Nel 1929, però, i conti cominciano a non tornare più e nel 1933, a nove anni dall’inaugurazione, la Milano-Laghi diventa statale. I problemi non sono molto diversi da quelli di oggi. Troppi costi e troppe tasse. Già nel 1924, al tempo dell’inaugurazione, la rivista L’auto italiana lamenta «l’intollerabile pressione fiscale» sugli automobilisti: «Non si può seriamente pensare a una grande rete nazionale di autostrade finché la benzina in Italia sarà venduta a 3 lire o 3,50 al litro con una tassazione che ne raddoppia praticamente il prezzo».
Sono poi gli anni del boom a portare una nuova grande stagione per la Milano-Laghi. I milanesi ormai sostituiscono la «villeggiatura» con il weekend; gli imprenditori prendono casa nella zona della Fiera Campionaria per essere vicini all’ingresso dell’autostrada dei Laghi: tra questi il giovane Silvio Berlusconi, che dalla sua villa di via Rovani può raggiungere in poco più di un’ora la sua prima «seconda casa», tra Laveno e Caldè, sul Lago Maggiore. Oggi la Milano-Laghi è l’autostrada di tanti pendolari e della gita domenicale, con le code a Lainate sulla via del ritorno. Il prossimo 21 settembre, una domenica, su iniziativa del Cmae (Club milanese auto e moto d’epoca) e degli omologhi varesini del Vams, un’ottantina di auto d’epoca ripercorreranno quei 49,2 chilometri che furono uno dei primi miracoli italiani.
Michele Brambilla, La Stampa 29/7/2014