Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 29 Martedì calendario

CONFETTI, ZUCCHERO E CAMICIE IN SERIE. COSÌ CI SI PREPARA ALLA MARATONA IN AULA

Nel Pd ci scherzano su già da qualche giorno: bisognerebbe diffondere un promemoria della dieta-tipo del senatore anti-ostruzionista. «Alla base, una regola importante: pasti leggeri, per evitare l’effetto abbiocco», sospira sorridente il senatore Francesco Russo, che ieri è tornato in aereo dalla sua Trieste a Roma equipaggiato di valigia da viaggi lunghi, necessaria per trasportare un assortimento di camicie e biancheria per almeno due settimane. Perché da oggi parte la maratona costituzionale, discussioni e voti dalle 9 del mattino a mezzanotte, e lui sarà in prima linea, segretario d’Aula incaricato di riuscire a mantenere inchiodati ai banchi i 108 senatori democratici a suon di sms perentori e lusinghe come «clandestini sacchetti di caramelle e cioccolatini», ride, da allungare in Aula, lì dove è proibito portare cibo ma almeno qualche dolcezza per spezzare la fame sarà garantita. Molto si conta anche sui mitici confetti Pelino, generosamente offerti in maniera bipartisan dalla senatrice Paola Pelino di Forza Italia a chiunque abbia cali di zucchero.
D’altra parte, il fattore cibo si presenterà come dettaglio non secondario in queste non stop di quindici ore giornaliere di votazioni: non a caso, la settimana scorsa, il senatore leghista Raffaele Volpi ha fatto presente all’Ufficio di presidenza di intervenire per rimpolpare le proposte culinarie di buvette e ristorante al pian terreno, inevitabilmente destinati all’assalto dei senatori in piena maratona di votazioni. Una pausa sarà prevista tra le 13,30 e le 15, durante la quale incastrare anche, però, il lavoro delle Commissioni; mentre per la cena si vedrà: «Se pure non mangio è meglio, così non faccio la pancia», sospira il senatore Antonio Razzi, ex Idv oggi berlusconiano di ferro («io sulla riforma voto come mi dice Berlusconi, è lui che ha il mio “cartellino”…»). Lui dice di non temere il tour de force di emendamenti e ostruzionismi, «capirà, ho lavorato per 41 anni in Svizzera, 16-18 ore di lavoro in una fabbrica tessile, il calendario di queste settimane mi sembra un ritorno al futuro… Qui almeno non è così pesante, non devo prendere le bobine di filo». E se ostenta volenterosa noncuranza la vecchia guardia della politica, figuriamoci la nuova: «Ho 50 anni e me ne sento 20! Il problema sarà per tutti quelli che ne hanno 50 e se ne sentono 80», ridacchia il senatore stellato Andrea Cioffi. «Ho fatto il cooperante per Emergency, abbiamo lavorato quasi 16 ore al giorno per 24 giorni di fila per aprire il reparto di terapia intensiva a Kabul… Il problema sarà per quelli qui che pensano di lavorare e non sanno nemmeno cosa voglia dire…».
Quindici ore di votazioni e migliaia di emendamenti. Inizio alle 9, domeniche comprese: per i cattolici della maggioranza l’indicazione è andare a messa prima delle nove di mattina, in alternativa si può fare come Razzi: «Ci va mia moglie tutte le domeniche e prega anche per me». E contro stanchezze e colpi di sonno in agguato (sempre Razzi: «Ogni tanto mi capita di avere sonno da morire, ma basta chiudere gli occhi cinque minuti, anche in Aula, e torno come un leone»), nel Pd dovrà lottare Russo, per riuscire a tenere tutti i democratici in Aula durante i voti cruciali: «Mi stanno arrivando varie richieste per essere esonerati, ciascuna con una propria ragione. Ma la linea è dire di no a tutti», svela con un sorriso, «già, grazie a questo incarico ci si fa tanti amici…», scherza. Con qualche piccola, purché rapidissima, eccezione: ieri ha dato via libera mezz’ora a un collega in crisi di camicie pulite: «Posso assentarmi mezz’ora per andare a ritirare quelle lavate in tintoria?».
Francesca Schianchi, La Stampa 29/7/2014