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 2014  luglio 25 Venerdì calendario

IDEA SHOCK DA LONDRA: FUMO VIETATO PER SEMPRE AI NATI DOPO IL 2000


C’è un prodotto in libera vendita che uccide ogni anno 5,4 milioni di persone. Non sorprende quindi che qualcuno pensi di stroncarne il commercio. Il prodotto, naturalmente, è il tabacco, che nonostante i dati spaventosi (la malaria, per dire, in un anno fa meno di un milione di morti), resiste a ogni campagna antifumo. Per questo la British Medical Association ha lanciato una proposta shock: vietare per sempre la vendita di sigarette a tutti quelli nati dopo il 2000, per creare la prima generazione di non fumatori, facendo nel tempo scomparire l’uso del tabacco. Ma funzionerebbe?
L’abbiamo chiesto a Roberta Pacifici, che dirige l’Osservatorio su fumo, alcol e droga del nostro Istituto superiore di sanità. «Ne dubito» spiega. «Prima di tutto si creerebbe una discriminazione insostenibile: dal 2018 ci sarebbero adulti che possono acquistare tabacco e altri no. In secondo luogo nascerebbe un mercato nero per procurare agli esclusi le sigarette, divenute, come “merce proibita”, ancora più attraenti.
Insomma, credo che fallirebbe come le altre esperienze proibizioniste. Le scorciatoie servono a poco, il fumo si batte culturalmente, per esempio chiedendo ai media di smettere di promuoverlo». Ma la pubblicità in Italia è già proibita e si dice che ormai i «buoni» dei film non fumino più... «È una favola: la pubblicità occulta del tabacco continua. Una nostra ricerca ha contato il numero di scene di fumo in 160 dei film più popolari di questi ultimi anni: ce n’erano 15 all’ora, contro le 10 dei film degli anni Cinquanta. E i «buoni» fumano più dei «cattivi». In un altro studio abbiamo rilevato che nelle fiction tv dei principali canali, c’è una scena di fumo ogni 30 minuti».
Di fatto le misure antifumo convenzionali non hanno avuto un grande successo. «L’hanno avuto dove sono state applicate con più decisione, come negli Stati Uniti o in Australia, che hanno reso il fumo poco “cool” e molto costoso, facendo scendere i fumatori rispettivamente al 19 e 13 per cento della popolazione. Da noi siamo sì scesi dal 35 per cento di fumatori del 1950 al 22,7 per cento attuale, ma da un decennio il calo ha molto rallentato». Uno studio dell’istituto di Fisiologia clinica del Cnr stima che circa un terzo dei minorenni fumi, nonostante non possano, in teoria, neanche acquistare tabacco. Forse bisognerebbe convincere loro. «Anche perché il 57 per cento dei fumatori attuali ha cominciato prima dei 17 anni, e più tempo uno fuma più è difficile che smetta. Purtroppo le attuali campagne antifumo, tutte basate sui danni alla salute, servono a convincere gli adulti, ma non arrivano ai giovani. E anche le conferenze antifumo nelle scuole, lo dico con amarezza, avendone fatte tante, sembrano poco utili. Per i giovani servirebbe l’esempio di coetanei leader non fumatori, e far cessare la pubblicità occulta nei media».
Qualcosa di più immediato? «Aumentare il prezzo delle sigarette, come raccomanda l’Oms, e anche del tabacco sfuso, il più usato oggi dai giovani. È l’unica misura che riduca subito il consumo». Ma dal tabacco lo Stato ci guadagna, non ha interesse a far calare le vendite. «È un’illusione: dei 10 miliardi circa di accise, 7,5 se ne vanno in cure mediche per i fumatori, senza calcolare i danni sociali da morti, malattie e invalidità».