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 2014  luglio 29 Martedì calendario

I CLUB VIETATI ALLE DONNE


Per capire ciò di cui stiamo parlando, bisogna avere bene in mente la scena del film Titanic, in cui gli uomini dopo cena lasciano le donne sole al tavolo, dovendo sbrigare questioni più alte nella sala da bridge e da brandy. Ebbene, quelle sale esistono davvero, ispirate alla divisione rigidissima tra gentiluomini e gentil sesso: sono i cosiddetti Circoli per Gentiluomini. Di fronte all’esistenza di questi club settari, nei quali la selezione è basata sul genere prima che sulla classe, impallidiscono i tentativi goffi di Laura Boldrini di declinare al femminile parole come «presidente» e «ministro». Qui infatti siamo al maschilismo più spinto e il rosa non è contemplato nella rosa dei colori. Le uniche tinte esistenti sono il bianco e il nero, ossia il colore delle palle con cui i soci decidono se ammettere o meno un nuovo aspirante membro del club (il bianco vale come sì, il nero come no). A proposito di bianco, il primo a farsi venire in mente di creare circoli esclusivi per maschi in Inghilterra è stato un tale Francesco Bianco, italianissimo di Verona, che tuttavia, andandosene Oltremanica, fu inglesizzato in Francis White, al punto che con quel nome venne intitolato il primo club just for gentleman in Gran Bretagna: il White’s, nato la bellezza di 320 anni fa, nel 1693.
Ma che diavolo si combina in questi club privati, dove le donne non sono ammesse? (alcuni hanno il coraggio di chiamarli «casini», anche se di donne non si vede traccia). Ebbene, in questi luoghi si fuma, si beve, si discute, si pratica sport, si cena e perfino si dorme. Nel Circolo degli Uniti di Siena, ad esempio, creato nel 1657, si giocava e si conversava, ma non mancavano le volte in cui si arruolavano dei «maestri di feste», al fine di organizzare danze e ricevimenti (che triste, però, ballare da soli, senza una compagna). Forse per rimediare a questo inconveniente, alcuni circoli italiani, come il Savoia di Napoli, hanno previsto col tempo la possibilità di ammettere donne all’interno, solo però se accompagnate. Si tratta cioè di donne che vantano qualche relazione parentale con i soci maschi (mamme, mogli, figlie, più raramente suocere, e in casi eccezionali le vedove). Non ingannatevi però. La loro presenza nel club è temporanea: non possono mai diventare socie e hanno diritto di frequentare il circolo solo per un breve periodo, come in un altro circolo napoletano, il Posillipo, dove le donne possono entrare soltanto durante il periodo estivo, per accedere al mare o in piscina.
La città forse più caratterizzata in tal senso è Roma. Qui i soci maschi si sono inventati degli stratagemmi per rendere i club non frequentabili dall’altro sesso. Li hanno cioè connotati con degli sport, delle attività fisiche o dei passatempi, per i quali le donne non sono portate: si pensi al Circolo della Caccia, al Circolo degli Scacchi, oppure al Circolo Canottieri di Aniene, in cui per farne parte oltre al sangue blu e agli attributi, occorreva avere due bicipiti così... Le ragioni per cui le donne vengono tenute alla larga hanno però poco a che fare con la misoginia. Come sostiene Riccardo Imperiali di Francavilla, socio del Circolo Italia di Napoli, in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno, mantenere l’accesso esclusivo agli uomini «è solo uno sfizio, un lusso» legato alla tradizione, mentre secondo Mariano Rubinacci, membro dello United Oxford Camp, si tratta di «un modo per difendere la privacy di amici che vogliono stare insieme».
Come si divertano gli uomini senza le donne all’interno dei club non è dato comunque sapersi. Alla Società del Whist di Torino, ad esempio, al momento i maschietti iscritti sono ben 768 e, oltre a stare un po’ stretti, devono iniziare ad avere crisi isteriche come quelle dello zio Teo di Amarcord: «Voglio una donnaaaaa!». Altri si consolano invece con appartenenti illustri del passato, che giustificherebbero il mito del machismo: Benito Mussolini era il presidente onorario del Circolo della Caccia di Bologna, dove era stato iscritto anche Guglielmo Marconi (forse si inventò la radio proprio per distrarsi dalla noia del circolo).
Chi pensasse che questi club siano retaggi del passato si sbaglierebbe. Al momento in Italia ne esistono 41, uno in più dell’Inghilterra. E vi si continuano a iscrivere uomini di ogni ceto e professione, con finalità di ogni genere: artistiche, culturali, scientifiche o semplicemente ricreative. Il criterio di base resta sempre lo stesso: lo snobismo. Nel senso che qua non ci sono uomini che odiano le donne, ma semplicemente uomini che snobbano le donne.