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 2014  luglio 28 Lunedì calendario

PROFESSIONE: ABBRACCIATORE


IL CASO
NEW YORK
Abbracciami, per un attimo o per tutta la notte, a sessanta dollari l’ora. «Sono tanti quelli tra noi che non hanno la possibilità di sperimentare uno degli atti più salutari e confortanti di cui gli umani sono capaci: l’abbraccio - dice la trentenne Samantha Hess, che di questa mancanza è riuscita a fare una professione - E anche quelli che lo praticano, spesso non ne hanno mai sperimentato il pieno potenziale, né sanno abbracciare con sufficiente intensità».
Samantha invece è una specialista assoluta della pratica dell’amplesso casto. La sua stretta di presentazione con un cliente o una cliente che ha appena varcato la porta del suo studio per la prima volta, dura in media cinque minuti, fino a che la terapista non sente il corpo del paziente non fare più resistenza e rilassarsi al contatto. Da quel momento inizia la vera sessione. I suoi visitatori hanno già firmato un contratto scaricato dal sito web dell’abbracciatrice, che nel titolo invita già senza mezze parole e senza fraintesi: “Facciamoci le coccole”.
BIANCHERIA OBBLIGATORIA
La deriva sessuale è immediatamente scoraggiata, e le carezze devono essere tali da essere ritenute opportune e legali come quelle che si farebbero con un bambino. La biancheria intima è obbligatoria, e le parti coperte sono off limits dal contatto delle mani. Il cliente deve avere almeno 18 anni di età, la doccia preventiva e una profumazione moderata sono obbligatorie. Gli indumenti indossati devono essere puliti, e i denti spazzolati di fresco. E se la foga del momento facesse dimenticare le condizioni già sottoscritte, Samantha avverte: «Ho sempre a portata di mano armi non letali per prevenire aggressioni».
Per chi si comporta entro i limiti del regolamento, la ricompensa è enorme. La terapista è in grado di offrire consolazione e rilassamento mentre contorce il suo corpo insieme a quello del paziente su qualsiasi superficie orizzontale disponibile: il divano, il letto, un tatami steso sul pavimento. I due si alternano nella posizione tradizionale “a cucchiaio”, si abbracciano in grembo uno dell’altro, seduti su una poltrona. Per i più timidi e quelli che rifiutano il contatto diretto dei corpi, la Hess ha creato l’abbraccio “alla Quentin Tarantino”, nel quale terapista e cliente sono seduti uno di fronte all’altro a distanza ravvicinata, tale da permettere alle gambe di allacciarsi in una solida stretta.
LE FESTE DI PAESE
Samantha non è la sola a praticare questa giovane professione. Altri specialisti della stretta corporea, donne e uomini, sono spuntati negli ultimi anni negli Usa a Milwaukee e a New York, forse per effetto della lunga crisi economica che ha depresso l’economia e il cuore di tanti; forse in contrappunto al sexting e ai rapporti virtuali, che lasciano poco spazio al contatto vero, quello della pelle.
Il precedente storico sono le feste di paese di fine estate, dove già a fine del 19mo secolo, con l’America ancora immersa nel rigorismo puritano, si trovavano i trespoli con le donne più belle del villaggio disposte a concedere baci per raccogliere fondi di beneficenza. La signorina Hess, che dice di essere fedelmente legata ad un suo coetaneo in un rapporto che dura da anni e che non è stato minimamente intaccato dalla sua professione, ha avuto l’idea proprio visitando una di queste fiere cinque anni fa. In una cabina aperta al pubblico c’erano due uomini che offrivano abbracci a pagamento. I cartelli dicevano “Stringimi, per un solo dollaro” e “Prova una strizzata di qualità, per due dollari”. «Mi è scattata una molla in testa e ho cominciato a pensare - racconta la Hess - C’è sempre un modo migliore di compiere anche i gesti più banali, chi riesce a specializzarsi può esigere di essere compensato per il suo lavoro».
L’ADDESTRAMENTO
Da quell’idea è nata la pratica privata che oramai dura da cinque anni, e che è cresciuta al punto di suggerire il prossimo passo. Finora la donna ha offerto il servizio nel suo studio nella città di Portland, sulla costa del Pacifico, oppure a domicilio, in un raggio di 40 chilometri di distanza, fatturati con un prezzo adeguatamente crescente. La stampa locale si è interessata alla sua attività imprenditoriale, poi sono arrivati i media nazionali e la televisione. Ora è venuto il momento di crescere: la strizza-clienti è pronta a registrare la sua professione con un nome societario: “Cuddle Up To Me” (facciamoci le coccole) e ad aprire una clinica dove addestrare altri professionisti dell’abbraccio, all’arte sottile di riconoscere i bisogni dei propri clienti, e soddisfarli con destrezza.
La donna è impegnata in una corsa contro il tempo: dalla lontana città di Rochester non troppo distante dalle cascate del Niagara, uno studio concorrente ha già creato l’ambulatorio “Snugglery” (la fabbrica delle coccole). Le varianti lessicali non sono infinite, così come non lo è il bacino dei possibili utenti. Chi riuscirà per primo ad affermare un modello aziendale di successo, potrà aspirare a farsi finanziare per espandere l’attività su scala nazionale.