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 2014  luglio 28 Lunedì calendario

DAL TEATRO AL CENTRO BENESSERE IN DUE ANNI SCOMPARIRÀ TUTTO


LA DEMOLIZIONE
ROMA Immaginare di dover recuperare una quantità tale di lenzuola da poterci ricoprire nove campi di calcio, o di dover spostare l’equivalente di tutte le opere d’arte (oltre seimila) contenute nel museo del Prado di Madrid, appare già impresa titanica. Eppure è soltanto l’inizio di un lungo e lento lavoro che durerà quasi due anni.
Svuotare, smantellare e riciclare la Costa Concordia significa dover scardinare, oltre all’involucro stagno della nave, tutto il suo contenuto: cinque ristoranti, due teatri, un area benessere di oltre 2mila metri quadrati, 1500 cabine, piscine, centrali elettriche in grado di generare corrente per 50mila persone. In pratica significa demolire un’intera città, per un totale di 18mila tonnellate di rifiuti, facendo in modo che non vengano messe a rischio né l’incolumità degli uomini né la tutela dell’ambiente.
IL PROGETTO
Ora che il relitto è al sicuro nel porto di Genova si pensa alla seconda parte del maxi-progetto. Entro due anni, di quel gigante che per trenta mesi è rimasto spiaggiato davanti all’isola del Giglio, non resterà praticamente più nulla. Ma l’80 per cento di quei rottami continuerà a vivere. Solo il 20 per cento, infatti, non potrà essere riciclato e sarà demolito. Le fasi di demolizioni e reciclo (quattro le principali) sono gestite dal consorzio Saipem e San Giorgio del Porto, che sarà al lavoro, come da programma, per 22 mesi, con un progetto che vale circa 100 milioni di euro.
Il piano è di fatto già partito con la messa in sicurezza della prima delle tre location che saranno utilizzate per le operazioni: il porto di Veltro dovè è ancorata ora la Concordia. Per tutta la durata del progetto infatti tutte le zone che ospiteranno il relitto saranno attrezzate con una barriera di contenimento a protezione dell’ambiente per evitare rilascio e dispersione di sostanze nocive: schiume, olii od oggetti. Oltre alle barriere fisiche saranno garantiti anche il monitoraggio continuo delle acque e dei sedimenti marini, dell’aria e dei rumori.
LE FASI
Nella Fase 1 il relitto verrà “alleggerito” attraverso la rimozione egli arredi interni e degli allestimenti dei ponti esterni, a partire dal ponte più alto (il 14°). In questo modo verrà ridotto il pescaggio del relitto (la parte della nave che rimane sommersa) e la Concordia potrà essere trasferita presso il Molo Ex Superbacino, dove si trova l’area delle riparazioni navali.
La Fase 2 prevede lo smantellamento e la demolizione dei ponti superiori che saranno “affettati” longitudinalmente per non compromettere stabilità e galleggiamento.
Il relitto è stato diviso in tre sottosezioni: prua, poppa e centro nave. Per poterlo smantellare mantenendolo stabile saranno installati strumenti specifici e alcuni air bag. Una volta cominciata la demolizione di un’area si procederà con le operazioni di taglio, e il materiale metallico sarà tutto riciclato. Durante la Fase 3 verranno invece rimossi i cassoni e inizierà la pulizia delle cambuse e delle cellule frigo del ponte 0 dopodiché la nave sarà trainata fino al Bacino di Carenaggio n°4. Nella quarta fase verrà completato lo smantellamento degli allestimenti interni e inizierà la fase di pulitura, rigorosamente a secco, di tutte le aree.
PULIZIA E SMALTIMENTO
Ciascuna delle quattro fasi prevede operazioni specifiche per la rimozione dei materiali pericolosi, la pulizia degli impianti e dei magazzini che contengono alimenti, la separazione e il packaging dei rifiuti a bordo e lo sbarco dei pacchi sul molo. La rimozione dei materiali pericolosi e lo svuotamento dei ponti emersi avranno la precedenza. Mano a mano che si procederà con la rimozione, l’acqua “intrappolata” sarà analizzata, tutto il materiale organico verrà tracciato e rimosso.
I rifiuti e i materiali raccolti, chiusi in contenitori specifici, saranno poi trasferiti in banchina. Qui camion ad hoc li trasferiranno alla banchina di Voltri dove i rifiuti saranno compattati e trasferiti. Lo smaltimento e il recupero dei rifiuti potrà avvenire solo in impianti autorizzati. Al momento ne sono stati individuati una cinquantina per specifiche tipologie di rifiuti e si trovano in basso Piemonte, nel bresciano e nel novarese, in Toscana e in tutta la Liguria.