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 2014  luglio 26 Sabato calendario

DALLA CALLAS A GIGLI NEL DOPOGUERRA LA SUA ETÀ DELL’ORO


LA STORIA
La “prima” assoluta del Barbiere di Siviglia di Rossini fu al Teatro Argentina di Roma, tra ori e stucchi color crema, il 20 febbraio 1816. E quella del Ballo in maschera di Verdi al Teatro Apollo, il 17 febbraio 1859, sala amatissima dai cultori della lirica, che sorgeva a Tordinona, a ridosso del Tevere (nel 1888 l’Apollo fu demolito; al suo posto c’è ora una stele commemorativa che si nota percorrendo il Lungotevere Tordinona, con alle spalle Castel Sant’Angelo).
Non basta. Nell’Urbe anche il settecentesco Teatro Valle rappresentava, in età risorgimentale, soprattutto opere liriche. Da ultimo venne il Teatro Costanzi, che ha “solo” 135 anni. Più giovane della Scala e di altri teatri italiani, ha comunque alle spalle una storia gloriosa, piena di grandi traguardi.
«Quantunque un nuovo teatro sia una delle piaghe che affliggono la città, come le cappelle protestanti o altro, niente vi trovo da rimarcare in contrario», scrisse a suo tempo l’ispettore edilizio nel concedere l’autorizzazione per costruire l’edificio. Così la grande sala, fatta erigere da Domenico Costanzi, impresario edile, su progetto dall’architetto milanese Achille Sfondrini, piacque subito a tutti.
ROSSINI
Il Costanzi fu solennemente inaugurato, dopo diciotto mesi di lavori ininterrotti sull’area anticamente occupata dalla villa di Eliogabalo, dalla Semiramide di Gioacchino Rossini, nel 1880, alla presenza dei sovrani d’Italia. Per un periodo molto breve venne governata dal figlio del costruttore, Enrico.
Nel 1890 ospitò un evento destinato a finire nei manuali di storia della musica: il debutto assoluto della Cavalleria rusticana» di Mascagni. L’anno successivo fu la volta de L’amico Fritz, sempre di Mascagni. Il 14 gennaio 1900, altra “prima” da ricordare, la Tosca di Giacomo Puccini, seguita, il 17 gennaio 1901, dal debutto delle Maschere, ancora di Mascagni. I romani, che prima si dividevano in tre teatri, avevano trovato una casa unica dove andare ad ascoltare il melodramma.
Marcello Piacentini ristrutturò il Costanzi quando la sala fu acquistata dal Comune di Roma. Chiuso il 15 novembre 1926, si reinaugurò il 27 febbraio 1928 con il Nerone di Arrigo Boito, diretto da Gino Marinuzzi.
L’ETÀ DELL’ORO
Il periodo d’oro si apre nel 1934, con la nomina a direttore artistico di Tullio Serafin. Furono anni fervidi, propositivi, intensi, che videro, tra l’altro, la prima italiana (1942) del Wozzeck di Alban Berg. Nello stesso 1942 l’Opera diventò ente autonomo.
Nel dopoguerra, una collezione di grandi nomi: Herbert von Karajan, Maria Callas, Renata Tebaldi, Beniamino Gigli. In periodo repubblicano, tra il 1958 e il 1959, un nuovo restyling.
Il libro d’oro degli interpreti che gli hanno consegnato la loro voce vede, oltre ai già citati, i nomi di Caruso, Pertile, Lauri Volpi, della Caniglia, di Montserrat Caballé, di Marilyn Horne, di Raina Kabaivanska. E ancora, da Del Monaco a Corelli, da Giuseppe Di Stefano a Tito Gobbi. Poi Alfredo Kraus, Ruggero Raimondi, José Carreras, Placido Domingo, Luciano Pavarotti. Non sono da meno le grandi bacchette Eric Kleiber, Klemperer, Toscanini, De Sabata, Gui,Prêtre, Mehta, Sawallisch, Maazel.
Dal 2008 Riccardo Muti dirige al Costanzi ed ha accettato il titolo di direttore onorario del Teatro, conducendo l’Opera a successi nazionali e internazionali, dal Festival di Salisburgo al Giappone, che hanno rilanciato il nome del Teatro, il suo prestigio, la qualità dell’orchestra e del coro.
LA NUOVA STAGIONE
L’inaugurazione della stagione 2014-2015, il prossimo 27 novembre, è prevista con l’Aida di Giuseppe Verdi diretta proprio da Muti. Che vedremo anche in un altro titolo, Le nozze di Figaro di Mozart, dal 21 maggio.