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 2014  luglio 29 Martedì calendario

LE LEZIONI DI CORTAZAR, UN «ROSSO» A BERKELEY

«Da dove vengono i messicani? Dagli aztechi. Da dove vengono i peruviani? Dagli inca. Da dove vengono gli argentini? Dalle navi». Navi con spagnoli, italiani, tedeschi, francesi, ucraini, polacchi, inglesi, turchi, greci. Ecco, l’Argentina è un agglomerato di popoli, ognuno dei quali ha portato idiomi e tradizioni che man mano si sono amalgamati. Domande e risposte fra gli allievi dell’università californiana di Berkeley e Julio Cortázar.
Autunno, 1980. Otto lezioni in due mesi. Registrate, sono adesso riunite in Lezioni di letteratura (Einaudi, pp. 234, € 29), in occasione del doppio anniversario dell’autore: centenario della nascita e trentennale della morte (1914-1984). Traduzione di Irene Buonafede, prefazione di Ernesto Franco, prologo di Carles Álvares Garriga, cui si deve anche, assieme ad Aurora Bernárdez, De la A a la Z (Alfaguara, pp. 320, € 250), dizionario biografico illustrato in grado di «aprire la porta per andare a giocare». Einaudi ha ristampato anche I racconti (pp. 1296, € 28), uscito nel 2004.
Lezioni è un libro interessantissimo: un incontro a più voci su temi che riguardano sì la letteratura, ma che cooptano qualsiasi disciplina possa far parte del mestiere di uno scrittore (musica, storia, costume, giochi, politica ed erotismo).
«Un’esperienza bellissima per me e credo anche per gli studenti — scrive Cortázar a Guillermo Schavelzon, nel dicembre 1980 —. Non è così per il dipartimento di spagnolo, che non si pentirà mai abbastanza di avermi invitato; gli ho lasciato di me un’immagine di “rosso” come la si può avere negli ambienti accademici Usa, e gli ho demolito la metodologia, le gerarchie prof-allievo, le scale dei valori, ecc. Insomma, ne è valsa la pena e mi sono divertito».
Divertimento come ironia, umorismo, finzione ed esperimenti linguistici (con testi volutamente confusionari e ingarbugliati). Alla Buster Keaton, dice Franco. Si legga, nelle Storie di cronopios e di famas , il Manuale di istruzioni : per piangere, per cantare («Si comincia con lo spaccare gli specchi di casa (...). Dopo si comperino solfeggi e un frac, e mi raccomando, niente cantate con il naso e che sia lasciato in pace Schumann»), per avere paura («Il medico finisce di visitarci e ci tranquillizza (...). Felici, ci guardiamo distrattamente attorno. D’un tratto, nella penombra sotto lo scrittoio, vediamo le gambe del medico. Si è alzato i pantaloni fino alle cosce, e ha calze da donna»). Ed ancora: per ammazzare le formiche a Roma, per salire le scale, per caricare l’orologio, e così via.
Buster Keaton, certo. Ma anche Gómez de la Serna, che con le sue greguerías ha anticipato il Surrealismo.
Julio è nato a Bruxelles da genitori argentini (il padre era un funzionario dell’ambasciata). Ha quattro anni quando la famiglia rientra in patria. Dopo l’avvento di Perón, nel 1951 lascia l’Argentina e si trasferisce a Parigi, ottiene la cittadinanza francese e ci resta per sempre.
Lavora come traduttore. Escono i primi racconti. Borges gli pubblica Casa occupata e Antonioni, per Blow-up , si ispira a Las babas del diablo . Ma la sua «creazione più felice e assoluta», secondo l’amico Italo Calvino, è Storie di cronopios e di famas («esseri liberi, anarchici, pazzi, palloncini verdi, dotati di orecchie, con fisionomia pressoché umana»).
Nel ’62, dopo il viaggio a Cuba, la sua attenzione si concentra sulle condizioni sociali dei Paesi latino-americani. Seguono i romanzi.
Lettera all’amico Jean Barnabé: «Ciò che scrivo è soprattutto invenzione; ed è invenzione perché non ho nulla da ricordare che valga la pena (...). Invento, fabbrico, estraggo ex nihil . Miller, Hemingway, Céline hanno vissuto avventure personali straordinarie, e basta raccontarle nel modo giusto per assicurarsi l’ammirazione dei lettori (...). La mia gioventù è stata insignificante: amori opachi, violente passioni quasi sempre ingiustificate e finite frettolosamente, attese, ribellioni senza grandi meriti (...). Rinuncio a un modo estetico per tentare di penetrarne uno poetico».
Un esempio? Contro l’insonnia, il suo cronopio-medico prescrive l’acquisto di un mazzo di rose.

sgrasso@corriere.it