Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 28 Lunedì calendario

E CAPITAN NICK SALUTA “ADESSO POSSO DIRLO AL GIGLIO HO TEMUTO CHE SI CAPOVOLGESSE”

[Intervista a Nick Sloane] –
GENOVA.
Nick Sloane, 52 anni, sudafricano, il salvage master che ha coordinato tutta l’operazione Concordia, aspetta fino alle sette di ieri sera, per realizzare una promessa fatta a se stesso: se tutto va bene, una birra fresca. Gliela portano nell’hotel del centro di Genova dove lo accompagna il console onorario del Sudafrica, Enrico De Barbieri. Con lui la moglie Sandra e Julia, 11 anni, la più piccola dei suoi tre figli. Lei lo ha aspettato in porto all’arrivo della nave, ora festeggia con spiedini di melone. Intanto captain Sloane, racconta a “Repubblica”, la sua lunga sfida. Con il mare e con gli uomini.
Mister Nick Sloane, che cos’è per lei la Concordia? A vederla in porto, assomigliava a un animale morente.
«Concordia è una lady orgogliosa, che rifiuta ammiccamenti, vuole essere trattata molto bene. È una signora esigente, dispendiosa, che nella rotta di ritorno è stata molto gentile, comprensiva con noi, con tutto il team».
Agli inizi, non è andata così, purtroppo.
«Lei era la stessa, una signora gentile. È stata trattata male».
Dicono di lei: Nick Sloane è sempre calmo, paziente, sorridente. Verità o un po’ di leggenda?
«Mi hanno insegnato, e ora so per esperienza, che alla tua squadra devi comunicare calma. Se qualcosa non va, prima trovi una soluzione, subito dopo tornerà la quiete».
Ha mai pensato di perdere la sfida di Concordia?
«In realtà erano due, le sfide. C’era lo squarcio dentro la nave, molto grande, la prima sfida è stata trovare l’esatta posizione per la piattaforma che avrebbe dovuto mettere Concordia nella giusta posizione. E poi nessuno era contento, il morale era molto basso. Ho dovuto trovare immediatamente una soluzione».
Che cosa ha fatto?
«Ho convocato esperti internazionali, abbiamo ragionato, valutato e in due mesi il problema si è risolto».
La seconda sfida?
«Per posizionare i galleggianti, abbiamo creato una specie di guscio, che lasciava la prua della nave libera, ma gli scogli erano lì a pochissima distanza e tutti pensavano non fosse possibile farcela. E poi, l’inverno scorso, ero preoccupato per i temporali, temevo che la nave si girasse, sarebbe stato un grosso guaio».
Nel viaggio, quando ha capito che ormai era fatta?
«Avevamo vento forte, poi sono arrivati i rimorchiatori e il vento è calato, ecco, lì ho capito che era andata».
È vero che lavora quasi 24 ore al giorno?
«In realtà dormo cinque ore per notte».
Anche nell’ultimo viaggio della Concordia?
«Sì, anche tra sabato e domenica».
Siete andati più veloci del previsto?
«È vero, ma poi per il vento mi hanno chiesto di rallentare».
Ha conosciuto Matteo Renzi, il premier italiano?
«No, mister Renzi mi ha chiamato al telefono, era molto soddisfatto, non pensava quasi fosse possibile un’impresa del genere».
Mister Sloane, sua moglie al Giglio le ha portato una bandiera del Sudafrica, porterà a casa anche una bandiera italiana?
«In realtà l’ho già messa via».
Birra e vacanze. Dove?
«In Sudafrica, a casa, Julia ha appena festeggiato il suo terzo compleanno al Giglio, l’11 luglio, ora si torna a casa e, per Julia a scuola».
La ritroveremo da turista in Italia?
«Forse, ma non sul mare».
Wanda Valli, la Repubblica 28/7/2014