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 2014  luglio 27 Domenica calendario

ROBERTA PINOTTI UNA TERZA CLASSIFICATA PROVA A SCALARE IL COLLE

Genova
Come il Fatto Quotidiano ha rivelato venerdì, il Patto del Nazareno sottoscritto da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi prevede che il prossimo presidente della Repubblica sia una donna: sarà il premier a fare il nome e il Caimano dovrà approvarlo. Tra le quirinabili un posto di diritto, anche per l’ottimo rapporto con Napolitano, spetta a Roberta Pinotti, ma non è la sola: l’ex Guardasigilli Paola Severino ha molti estimatori, come pure l’ex ministro Emma Bonino e la senatrice a vita Elena Cattaneo...
Da terza classificata alle primarie per il sindaco di Genova a presidente della Repubblica, in due anni. Sarebbe un record mondiale di salto in alto”. Se chiedi di Roberta Pinotti nella sua Genova, è questa la prima risposta che ti arriva. E non è un suo nemico che parla. Anzi. Già, per quanto tu ti ci metta d’impegno non cavi un ragno dal buco: Roberta la boy scout, Roberta che corre la maratona. Roba così. Pinotti non è tipo da essersi guadagnata lodi sperticate o aspre critiche, come gli altri personaggi del Pd che hanno dominato la scena cittadina. Tipi che, piacciano o no, hanno una personalità più spiccata, tipo Claudio Burlando o Marta Vincenzi. No, se a Genova chiedi un’opinione su Pinotti presidente della Repubblica, ottieni soprattutto un’altra reazione: incredulità. Il resto sono quasi sempre dichiarazioni anonime: farsela nemica adesso non conviene a nessuno. E perché, “sia detto senza cattiveria, pochi si ricordano davvero qualcosa, una traccia concreta, una presa di posizione”, confida un pezzo grosso del Pd.
POCHI LAMPI, MA BUONA STAMPA
Una clausola del Patto del Nazareno rivelata dal Fatto Quotidiano prevede che il prossimo capo dello Stato sia una donna. Ma com’è nata la candidatura Pinotti? Nessuno lo sa. A Genova come a Roma. Tra i primi a parlarne si segnala Marco Damilano, giornalista dell’Espresso e suo inesausto ammiratore (politico). Tre settimane fa ha scritto un articolo che ha lanciato la volata. Neanche una parola sulla sconfitta alle primarie genovesi del 2012. Lo stesso Damilano all’epoca aveva scritto: Pinot-ti “modello Renzi e modello Pisapia insieme… è in testa nei sondaggi senza aver chiesto il permesso a nessuno”. Finì con una discreta tranvata. I maligni insinuano che quella di Pinotti sia, sotto sotto, un’autocandidatura, ma probabilmente non è così. Pinotti, sostiene chi la conosce bene, avrebbe sponsor di peso. No, non tanto Renzi, ma Giorgio Napolitano. Ma chi è davvero Roberta Pinotti? Scrive il sito del Governo: “È nata il 20 maggio 1961 a Genova, è sposata e ha due figlie. Laureata in lettere, insegnante negli istituti superiori, è attualmente senatrice del Pd. Ha iniziato il suo percorso politico dal basso, negli anni Novanta, accumulando esperienze sia all’interno del suo partito (Pci-Pds-Ds-Pd) sia in campo amministrativo, fino ad arrivare a ricoprire ruoli di particolare delicatezza e responsabilità nel settore della Difesa, ritenuti monopolio maschile”. Sfrondando la biografia di qualche aggettivo, si può dire che Pinotti è stata una professoressa e che da oltre vent’anni è una politica di professione. Otto anni da assessore e dirigente di partito, 13 da onorevole: ha evitato la rottamazione per il rotto della cuffia.
Le cronache genovesi ricordano altro: è stata lanciata da Marta Vincenzi che la scelse come assessore in Provincia. Poi eccola assessore comunale con Beppe Pericu – altro suo sponsor – quindi segretario provinciale Pd. Difficile dire con chi stesse, se con la vecchia guardia di Burlando o con la sua rivale Vincenzi. Non si ricordano critiche particolarmente feroci a una parte o all’altra. Ma neanche scandali, in una regione dove il Pd ne ha combinate di tutti i colori. Solo una polemica sui titoli del marito promosso dalla Regione di Burlando ai vertici della Asl più importante della Liguria.
L’ARRIVO A ROMA: LA PACIFISTA CON LA PASSIONE PER LA DIFESA
Ma intanto Pinotti vola a Roma, in Parlamento. Promossa o allontanata? Le campane suonano sempre rintocchi diversi. Chi la sostiene ricorda le prestigiose cariche accumulate: presidente della commissione Difesa della Camera, poi responsabile sicurezza del Pd, infine ministro ombra e vicepresidente della commissione Difesa del Senato. Scrive ancora il sito del Governo: “In tale ambito è stata promotrice di molteplici atti parlamentari tra cui la riforma del codice penale militare e la messa al bando delle bombe a grappolo. Sempre in tale veste ha presentato diversi disegni di legge tra i quali una legge quadro sulle missioni internazionali e una relativa ai benefici a favore del personale militare esposto ad amianto”.
I detrattori ricordano altro: appena giunta a Roma finì sulle prime pagine perché allattò la figlia in Parlamento. Naif o abile comunicatrice? C’è poi chi punta il dito sull’apparente contraddizione: esperta di Difesa che si presenta come pacifista. C’è chi sussurra di un sostegno da parte di Finmeccanica, primo produttore italiano di armi. Ma sono soltanto voci. Altri ricordano l’onorevole entusiasta passeggera di aerei da guerra. Sostengono che votò a favore della missione militare italiana in Afghanistan (al contrario di diversi membri del Correntone cui apparteneva). L’opinione pubblica la conosce come assidua frequentatrice dei salotti tv: Bruno Vespa in primis. Garbata, ma sempre più sicura. Ricordata più per i toni assertivi che per il contenuto delle asserzioni.
L’ARABA FENICE: DALLA SCONFITTA AL MINISTERO
Un occhio a Roma e uno a Genova. Il suo grande sogno: diventare sindaco. La discesa in campo avviene con la festa per i cinquant’anni. C’è tutta la città che conta: i politici, gli imprenditori, gli immancabili giornalisti. Solo la prima cittadina Vincenzi non è invitata. Una dichiarazione di guerra. Proprio alla persona che l’aveva scoperta (anche se poi non riconfermata). Ma, si sa, la gratitudine non è dote da politico. Pinotti raccoglie intorno a sé il sostegno manifesto o silenzioso di buona parte dell’establishment. La famosa battaglia delle donne richiama l’attenzione di tutti i giornali nazionali. Mesi e mesi di ritornello finché i genovesi ne hanno le tasche talmente piene che votano l’unico uomo: Marco Doria. Pinotti arrivò, appunto, terza. Chi la sentì in quei giorni ricorda una voce ridotta a un sussurro, quasi spezzata: “È un momento terribile”.
Ma dura poco. Rieccola sulla scena. Prima franceschiniana, poi renziana. “La vera abilità di Roberta è quella di non schierarsi mai per prima. Di aspettare l’aria che tira”, racconta un ex amico. Comunque sia, la tattica rende: è sottosegretario con Letta. E ora ministro della Difesa. Promette drastici tagli e rende più trasparenti le spese militari. Annuncia, per dicembre, un libro bianco della Difesa che, assicurano i suoi, “sarà una rivoluzione”. Si vedrà. Intanto sul nodo chiave degli F35 la sua posizione risulta piuttosto enigmatica: “Di fatto i cacciabombardieri servono perché, a parte che se tu hai delle truppe, dove c’è necessità di avere difesa aerea, però potrebbe succedere che qualcuno decide di sparare... un missile magari... e potrebbe decidere, ormai ci sono missili che possono arrivare a distanze estreme, potrebbero decidere di volere, con quello, distruggere o... ehm... ovviamente creare oggi purtroppo le armi sono micidiali”. Così restano le domande di fondo: chi è Roberta Pinotti? Ha il curriculum giusto per diventare Capo dello Stato?
Ferruccio Sansa, il Fatto Quotidiano 27/7/2014