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 2014  luglio 27 Domenica calendario

IL KAMASUTRA DEL LUMACONE

In un quadro del Seicento il biologo evoluzionista Menno Schilthuizen del Naturalis Biodiversity Center di Leida, osserva che il pene di un capodoglio morto arenato fa sgranare gli occhi degli astanti: «gli esseri umani considerano i genitali infinitamente interessanti». Eppure la sua disciplina li ha ignorati fino al 1979. «Quell’anno, Jonathan Waage, entomologo della Brown University, ha pubblicato su "Science" un breve articolo sul pene delle libellule zigottere». Da allora la letteratura si arricchisce di sottospecie, nuovi vocaboli e definizioni.
I biologi definiscono il sesso come un’acquisizione di Dna estraneo, nulla a che vedere con gli accoppiamenti o la riproduzione. I batteri incorporano frammenti di Dna dall’ambiente per migliorare la propria "sorte", variare la dieta per esempio, e si riproducono per divisione. Piante, vespe, insetti, lucertole, rotiferi bdelloidei sono spesso femmine che si clonano e certi ermafroditi se la sbrigano da soli. Bref, «i biologi non sono ancora del tutto certi che il sesso, in assoluto, sia davvero necessario». Fanno varie ipotesi sui vantaggi del rimescolamento genetico: ripara il Dna, protegge dal patogeno "killer" oppure evita una guerra intestina tra organuli della cellula maschile e femminile nel caso i due gameti si fondessero e ai cromosomi di entrambi fossero garantite pari opportunità? In attesa di consenso resta il fatto che spermatozoi e ovuli si somigliano tutti e che la creatività della selezione naturale si concentra su forme, colori, consistenze, dimensioni, collocazioni e impieghi degli organi riproduttivi. Come gli altri, sono vincolati da «contingenze e preadattamenti», ma la loro evoluzione è «un processo talmente dinamico da potersi permettere di seguire ogni possibile direzione, dando luogo a una notevole varietà di forme».
La tesi portante del libro è che questo dinamismo generi nuove specie. Per fondarla occorrono dati e molti sono stati raccolti da Bill Eberhard al quale l’articolo di «Science» cambiò la vita. Dopo quattro anni trascorsi in biblioteca a consultare secoli di pubblicazioni, scrisse Sexual Selection and Animal Genitalia, «una vera e propria parata di peni dalle forme più incredibili» che illustra «due concetti molto importanti. Primo, i genitali sono sistemi straordinariamente complessi, davvero troppo ingarbugliati per servire soltanto a trasportare una manciata di cellule sessuali. Il maschio della pulce dei polli, Ceratophyllus gallinae, ad esempio, ha un "pene" costituito in realtà da una profusione di piastre, pettini, molle e leve... Eberhard poi ha notato che nessuna parte del corpo nel Regno animale evolve con la stessa velocità dei genitali». Da qui in poi, l’autore avvolge riflessioni sulla storia e i concetti – e la mancanza di teorie – della propria disciplina in descrizioni che sbalordiranno grandi e piccini. Come Isabella Rossellini nella serie televisiva Green Porno però senza volerlo, si ritroveranno a «imitare le tecniche copulatorie di diversi animali, per lo più invertebrati».
Sempre che si possa parlare di copula. In mare dov’è iniziata tutta la faccenda, basta rilasciare spermatozoi nell’ambiente, qualcuno giunge in porto. Sulla terraferma, sarebbero morti in pochi secondi. «Anche l’acqua dolce non poteva essere d’aiuto... non possono regolare la concentrazione dei sali al loro interno e di conseguenza, come ha scoperto per primo lo scienziato olandese Antoni van Leeuwenhoek nel 1678, uno spermatozoo immerso nell’acqua dolce si riempie subito d’acqua fino a esplodere». Quindi si è diffusa la consegna a domicilio con un veicolo non necessariamente attaccato al corpo maschile. L’Argonauta sembra un decapodo, ma ha gli otto tentacoli degli Octopoda più due peni sganciabili che vanno a depositare il seme nelle pieghe del mantello di una femmina distante, in una conchiglia 15 volte più grande della sua.
Ci sono più posizioni in mare e in terra, Orazio, che nel tuo kamasutra, e all’autore rincresce rinunciare a descriverne un’altra ancora, in particolare nel caso delle specie ermafrodite. Andrebbe citata in extenso la notte nella quale, a 250 anni di distanza, Francesco Redi venne assolto dall’accusa di «aver esagerato il valore priapico delle sue lumache latine» dotandole di un pene lungo «una iarda fiorentina». Nel 1933 alle 20 di sera, Ulrich Gerhardt dell’Università di Halle notò un foreplay e prese il taccuino per registrarne l’esito. Alle 23.30 «i peni raggiungevano appena 2 centimetri di lunghezza e cominciavano a toccarsi». In un’ora doveva concludersi tutto, la iarda fiorentina pareva impossibile. Ma l’organo «aumentava di volume e si distendeva in una sorta di vivace movimento di danza». Alle 10 del mattino misurava 80 centimetri. In proporzione ai 13 centimetri medi dell’intera Limax detta redii da allora, il record si avvicina a quello detenuto dal Balanus al quale Darwin aveva dedicato una monografia.
Ne va della reputazione di una gloria nazionale, ma qualche lettore penserà lo stesso, come il 90% degli americani, che ricerche simili sono uno spreco di denaro pubblico: prive di applicazioni pratiche, buone tutt’al più a essere riportate in toni scandalizzati o ridanciani dai media. Non è così. Hanno migliorato le tecniche riproduttive usate dai veterinari e farebbero altrettanto per noi, se i medici non dessero per scontato che i problemi ginecologici e urologici umani, come la preeclampsia, l’aborto spontaneo, l’allergia allo sperma e la gravidanza nelle corna uterine non comunicanti siano "errori" inevitabili.
Detto questo, in un afterplay finale, Schilthuizen ricorda che come l’arte e lo sport, «la scienza di base esiste per offrire al genere umano una forma di intrattenimento». Il pubblico si lascerebbe incantare dalle "storie vere" che insieme ai colleghi ricostruisce con fatica e pazienza. Ma «l’attrazione per il sesso è una bestia curiosa», un misto di fascino, vergogna e disagio perché «le nostre parti intime sono fonti di potere e di vulnerabilità».
Lo sanno le biologhe che si avventurano da poco in un campo storicamente maschile. Nati anch’essi dalla selezione sessuale e dall’evoluzione culturale del "patriarcato", i biologi sanno invece che la Limax ermafrodita preferisce "fare il maschio" e che il pene ripaga lo studio, mentre le vagine sono «più comuni che elaborate, più utili che bizzarre».
In letteratura prevalgono gli organi maschili, è vero, risulta da una meta-analisi recente che l’autore segnala sul proprio blog, dove non perde occasione di mostrare che quelli femminili sono «altrettanto multiformi e peculiari». In inglese, però con immagini e video a colori.
Sylvie Coyaud, Domenicale – Il Sole 24 Ore 27/7/2014