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 2014  luglio 27 Domenica calendario

IL POTERE DELLA LUCE È LA COMUNICAZIONE

La luce non è più solo illuminazione: diventa connettività, Internet delle cose. Abbiamo lampade che si accorgono quando entriamo nella stanza, che sentono quanti siamo e dove andiamo, che ci dicono che tempo fa fuori, che si spengono da sole quando non ci siamo più. Lampade che ci aiutano a migliorare l’umore, a guarire quando siamo malati, a cominciare una nuova giornata con grinta e a concluderla con la giusta dose di relax. Lampade che non hanno più bisogno d’interruttore, perché si comandano con un’app dallo smartphone. Lampade che illuminano a giorno le zone più pericolose della città notturna e si mettono in stand-by quando non passa nessuno, risparmiando energia. Lampade che ci aiutano a localizzare quello che ci serve sugli scaffali del supermercato, meglio di un segnale bluetooth. È la luce 2.0, ma siamo solo all’inizio.
La rivoluzione dei led ha aperto una prospettiva radicalmente nuova nel piccolo mondo antico dell’illuminazione, che dalla fine dell’Ottocento si basava essenzialmente sul filamento di tungsteno delle lampadine a incandescenza per illuminare le nostre notti. I diodi a emissione luminosa sono in circolazione già dagli anni Sessanta, ma i primi led di colore bianco, che si possono usare al posto delle lampadine a incandescenza come sorgenti di luce ad altissima efficienza, sono un’invenzione relativamente recente. La loro rapida diffusione è basata da un lato sulle esigenze crescenti di illuminazione della popolazione mondiale e dall’altro lato sulla necessità di ridurre le emissioni. L’illuminazione oggi pesa per il 20% sui consumi mondiali di energia e il 75% dei sistemi utilizzati è ancora inefficiente. Quel 75% di sistemi tradizionali, se riconvertiti a led, consumerebbero l’80% di energia in meno.
Oltre al vantaggio della sostenibilità, i led sono trainati anche dalla spinta globale verso la digitalizzazione, perché consentono l’interconnessione wireless fra diversi punti luce, aprendo la strada a sistemi di controllo diversi dagli attuali e funzionalità legate all’Internet delle cose: con lo sviluppo di nuovi software si ampliano costantemente i servizi offerti su questo fronte. Non a caso, il mercato dei led toccherà i 26 miliardi di dollari quest’anno, con un tasso di penetrazione del 23,4% sui sistemi globali di illuminazione, secondo l’ultimo rapporto di Digitimes Research, e il mercato dei sistemi di smart lighting arriverà a 56 miliardi nel 2020, con un tasso medio di crescita annuale del 16% da oggi ad allora. L’olandese Philips è leader mondiale dei sistemi a led con una quota del 14% del mercato e la tedesca Osram viene subito dopo con il 9%. Subito dopo vengono Panasonic e Toshiba, con il 7 e il 4 per cento.
La rapida diffusione dei led è spinta sia dalla trasformazione dei sistemi d’illuminazione urbana, che dalle nuove applicazioni in ambito domestico, negli uffici e nel commercio. Buenos Aires, ad esempio, sta installando lampade a led al posto delle 125mila lampade tradizionali che illuminano la città, con un risparmio previsto del 50% sugli attuali costi energetici. I nuovi punti luce hanno un sistema integrato di connettività mobile che li mette in comunicazione, senza necessità di connessioni in radiofrequenza, con l’impianto di controllo centrale CityTouch e possono essere comandati a distanza con estrema precisione, sia singolarmente che a gruppi, sia per quanto riguarda l’intensità che la colorazione della luce, rendendo la città al tempo stesso più sicura e più efficiente. Non solo: dopo l’installazione del nuovo sistema il Comune potrà risparmiare anche sui controlli per la manutenzione, visto che ogni singolo punto luce durerà molto più a lungo (fra le 50mila e le 100mila ore) e si metterà in contatto con la centrale in caso di anomalie. Nel caso di The Edge, la nuova avvenieristica sede di Deloitte ad Amsterdam, certificata come l’edificio più sostenibile d’Europa, i risparmi saranno ancora più significativi: da un lato le lampade a led taglieranno i consumi energetici dell’80% rispetto ai sistemi tradizionali, dall’altro consentiranno di ridurre i costi operativi, segnalando l’occupazione degli ambienti, che saranno riscaldati o raffrescati solo in caso di effettiva presenza umana. In questo edificio Philips ha usato per la prima volta il sistema Power-over-Ethernet per connettere ogni singolo punto luce alla rete It, trasformando il sistema d’illuminazione in una corsia informatica, che consente di comandare le luci via smartphone e quindi elimina la necessità di interruttori. Gli occupanti potranno modificare con un’app l’illuminazione di una stanza o di una postazione, attraverso il suo indirizzo Ip. In più, ricevendo via Ethernet sia energia che connettività per lo scambio dati, i punti luce non hanno bisogno di alimentazione elettrica, il che riduce parecchio i costi d’installazione.
Le nuove funzioni di connettività dei punti luce sono applicate anche al sistema d’illuminazione intelligente del Museo Boerhaave della scienza e della tecnica a Leida, dove la frequenza della luce viene utilizzata come sistema di posizionamento interno, dialogando con un tablet messo a disposizione dei visitatori all’ingresso. Nel museo le luci registrano la posizione del visitatore e gli inviano informazioni sugli oggetti della collezione che sta osservando, ma lo stesso sistema si può utilizzare anche in un grande magazzino, per guidare il cliente verso gli articoli che sta cercando o comunicargli offerte relative alla sua posizione fra gli scaffali.
Un’evoluzione analoga si può osservare nell’illuminazione domestica, dove le lampadine a led del sistema Hue non servono più solo per tingere di rosa le nostre giornate, ma anche per agire come indicatori del tempo che fa fuori, dei guadagni messi a segno dalle azioni in cui abbiamo investito, delle reti di Balotelli o dell’arrivo di un’e-mail speciale. Ora che le luci della nostra casa possono connettersi con il mondo esterno, sta a noi imparare a percepire i segnali visivi così come siamo abituati a sentire il campanello o la suoneria del telefono. Per entrare in un mondo più silenzioso e più colorato.
Elena Comelli, Nòva – Il Sole 24 Ore 27/7/2014