Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 27 Domenica calendario

PIÙ LAVORO PER COLF BADANTI E PARRUCCHIERI IN DECLINO RAGIONIERI E OPERAI SPECIALIZZATI

ROMA.
La crisi ha spazzato via ragionieri e funzionari amministrativi. In cinque anni, calcola la Cgia di Mestre, si sono ridotti di oltre il 40 per cento, significa 441.106 professionisti operativi in meno nel 2013 rispetto al 2008. Ma si sono assottigliate anche le file dei piccoli imprenditori, dei muratori, degli artigiani e degli operai specializzati. Le professioni che hanno registrato la crescita maggiore in questi cinque anni sono quelle che l’Istat classifica come di “cura alla persona”, anche se sono piuttosto eterogenee tra di loro: si tratta di estetisti, parrucchieri, colf e badanti, cresciuti in totale del 71,7 per cento, significa 314.256 occupati in più. A incidere sulla significativa espansione delle professioni legate all’estetica, osserva il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi, «un nuovo concetto del benessere, inteso come cura dello stato psico-fisico della persona», mentre per i lavori domestici «è importante sottolineare come in questi ultimi anni di crisi le italiane siano ritornate a fare le colf e le badanti», tanto che tra il 2012 e il 2013 «la presenza delle italiane è aumentata di quasi il 5 per cento, mentre gli stranieri sono diminuiti dell’8 per cento».
Nel complesso, la crisi ha falcidiato l’occupazione: i posti di lavoro persi tra il 2008 e il 2013 sono oltre 1,2 milioni. Però in questi anni c’è stato anche un cambiamento del mercato e delle attività più richieste: la Cgia ricostruisce una sorta di “atlante” delle professioni, che mostra come le variazioni siano notevoli. Per esempio c’è un dato che smentisce un’affermazione molto sentita ultimamente (anche da fonti autorevoli): meglio imparare un mestiere che studiare. Bisogna vedere quale mestiere: benissimo se si tratta, appunto, di un mestiere legato all’estetica della persona, oppure al turismo, male se si parla di muratori, idraulici, elettricisti o artigiani. A conferma anche dei dati pubblicati da Unioncamere a giugno, c’è moltissima richiesta invece per camerieri, cuochi, baristi e ristoratori: i primi sono cresciuti di 251.549 unità dal 2008 (più 31,5 per cento), mentre per il secondo gruppo la crescita cumulata è del 14 per cento, 123.468 unità in più. Un andamento che prosegue anche quest’anno, visto che Unioncamere prevede per il 2014 l’assunzione di 72.000 persone in posti di lavoro legati al turismo (con una fortissima componente stagionale, però). In forte crescita anche i magazzinieri (più 43 per cento), i portieri e i vigilanti. Nonostante il calo denunciato dalle associazioni di categoria il saldo è positivo per negozianti e commessi. Sempre in auge infermieri, ostetriche e analisti. Un aumento moderato si registra anche per sviluppatori software, tecnici di laboratorio e disegnatori tecnici.
Molti i mestieri tradizionali in declino: il numero di artigiani ed operai specializzati del legno, del tessile e abbigliamento si riduce di oltre 100.000 unità, il 23,9 per cento in cinque anni.
Calo altrettanto corposo per muratori, carpentieri e ponteggiatori, meno 24,7 per cento. Ma perdono il lavoro anche posatori, serramentisti, idraulici ed elettricisti: in cinque anni sono 100.244 in meno. Giù anche frigoristi, vigilanti e piccoli imprenditori. Causa probabilmente il calo della popolazione scolastica e i tagli alla scuola è molto consistente anche la riduzione dei professori di scuola secondaria e post-secondaria: anche qui, oltre 100.000 in meno.
Rosaria Amato, la Repubblica 27/7/2014