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 2014  luglio 27 Domenica calendario

LA GRANDE STANGATA DELLE UNIVERSITÀ 1.000 EURO TRA ISCRIZIONE E TEST

Gli atenei statali fanno cassa con gli studenti. Tra tasse di iscrizione e immatricolazione, “contributi” per sostenere i test di ammissione ai corsi a numero chiuso e tassa regionale per il diritto allo studio, le famiglie sono tartassate. In dieci anni, dal 2003 al 2013, gli introiti delle università statali dovuti a contributi e altri balzelli versati dagli iscritti — studenti, dottorandi, specializzandi, che siano — sono aumentati del 57 per cento, mentre il numero degli stessi diminuiva del 7 per cento. Così, le tasse a carico di ogni iscritto sono passate in media dai 683 euro del 2003 ai 1.151 del 2013, lievitando del 69 per cento. Ma gli atenei non alleggeriscono soltanto le tasche dei nuclei familiari con ragazzi intenti a raggiungere la laurea. Riescono ad arrotondare i bilanci anche con altre voci, un tempo inesistenti, come l’organizzazione dei corsi Tfa — acronimo che sta per Tirocinio formativo attivo — per coloro che, una volta laureati, aspirano ad ottenere l’abilitazione all’insegnamento nella scuola. Una voce che garantisce alle università 20 milioni di euro l’anno. Ci sono poi gli introiti relativi ai corsi di dottorato, quelli per i corsi di specializzazione e per i master.
Proprio in questi giorni, le famiglie sono alle prese con i primi balzelli da sborsare: l’iscrizione ai test di ammissione alle facoltà a numero chiuso, che sono la maggior parte dei corsi organizzati dalle università italiane. Per iscriversi occorre sborsare da 15 a 100 euro. Tutte somme “non rimborsabili a nessun titolo”, precisano tutti bandi pubblicati per l’anno accademico 2014/2015, e che hanno fatto lievitare la relativa voce di bilancio degli atenei del 274 per cento negli ultimi dieci anni.
Superati i test, sarà la volta delle tasse vere e proprie. In pochi anni — dal 2008 al 2013 — il Fondo di finanziamento ordinario si è assottigliato del 10 per cento — passando a 6.695 milioni — e il numero degli studenti ha subito lo stesso destino: meno 7 per cento. Così, gli atenei sono stati “costretti” a rivolgersi alle famiglie per fare quadrare i bilanci e le tasse versate dai soli studenti si sono impennate del 51 per cento. Per Gianluca Scuccimarra, coordinatore dell’Unione degli universitari, «a supplire ai tagli dei finanziamenti sono solo ed esclusivamente gli studenti». «Nonostante — continua — ci siano in discussione due proposte di legge per rimodulare la contribuzione studentesca, ad oggi, il governo, come i precedenti, non ha detto nulla su un tema fondamentale per il Paese». Ma, per evitare la fuga dagli atenei, qualcosa si muove. Alla Sapienza di Roma dal prossimo settembre le tasse saranno personalizzate: in base al proprio Isee. E non per fasce di reddito. Ed è stato riconfermato il bonus-fratelli — uno sconto sulle tasse fino al 30 per cento, in base al reddito — per chi ha più figli nello stesso ateneo e anche l’esenzione per gli studenti meritevoli.
Salvo Intravaia, la Repubblica 27/7/2014