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 2014  luglio 27 Domenica calendario

UNA LOTTERIA PER SVUOTARE LE CARCERI


L’Italia non ha più detenuti della media dei Paesi europei, nonostante nessun’altra nazione abbia intere regioni controllate da quattro endemiche forme di criminalità organizzata.
In compenso lotta per la medaglia d’oro del sovraffollamento carcerario. E rivaleggia per il podio dell’ancora troppo scarso ricorso alle misure alternative al carcere: quelle che producono l’autentica sicurezza dei cittadini facendo sì che torni a delinquere non il 70% di chi oggi sconta in carcere la pena, ma solo il 30% di chi l’ha scontata almeno in parte in misure alternative, se non addirittura (come nell’esperienza di alcune cooperative sociali) solo l’1% di chi in misura alternativa al carcere ha iniziato a lavorare.
E in tempi di isterica «revisione della spesa», converrebbe cominciare a calcolare quante misure alternative al carcere si potrebbero finanziare con i pur modesti risarcimenti (8 euro al giorno a chi è stato recluso più di 15 giorni in meno di 3 metri quadrati a testa) che si dovranno sprecare dopo il recente decreto legge determinato dalle ripetute sentenze di Strasburgo di condanna dell’Italia per «trattamenti inumani e degradanti».
In Gran Bretagna c’è un carcere dove, se nel 2014 scenderà almeno del 7,5% il tasso di recidiva di tremila detenuti ammessi nel 2010 a un programma di reinserimento sociale attraverso lavori finanziati con 5 milioni di sterline da 17 investitori privati, costoro incasseranno un rendimento annuo del 13% per 8 anni (meglio di qualunque titolo in Borsa), pagato dal ministero della Giustizia inglese con una quota dei soldi di una lotteria nazionale.
Ma sarà di certo più furbo il decisore politico qui in Italia a tenere appena 153 giudici di sorveglianza a gestire quasi 56 mila detenuti e 25 mila condannati in misure alternative. Maggioranze politiche di ogni colore preferiscono continuare a non assumersi la responsabilità di scegliere tra rivisitazione radicale delle sanzioni, più soldi per l’edilizia carceraria, o amnistia. E galleggiano invece nell’ipocrisia di piccoli sotterfugi legislativi, zeppi di errori tecnici presto corretti ma fatti apposta per aprire periodicamente il «rubinetto» delle celle, «comprare» tempo e convivere con l’ambiguità di una tripla contabilità: il numero dei detenuti, l’aritmetica della «capienza regolamentare», e — concetto tutto italiano nel suo implicito ossimoro — la contabilità della «capienza tollerabile».