Chiara Maffioletti, Corriere della Sera 27/7/2014, 27 luglio 2014
AMARO SALUTO ALLA RAI COLÒ: CHI FA L’INNOVATORE È FERMO AL 3 PER CENTO
[Intervista a Licia Colò] –
Sedici anni chiusi con un saluto brusco. La cartolina della lunga conduzione di Licia Colò di «Alle falde del Kilimangiaro» non termina con baci e abbracci. Non ha perso il famoso sorriso, ma la presentatrice non nega la delusione per la mossa del direttore di Rai3 Andrea Vianello che, in fase di restyling della rete, ha cambiato il volto del programma, preferendole Camila Raznovich.
Come è andata?
«Il direttore Vianello già lo scorso anno ha cambiato il mio gruppo di lavoro storico, ne ha fatto tabula rasa».
Coma mai?
«Per dare una nuova impostazione al programma, un rinnovamento da lui voluto. Ha inserito persone con un’idea diversa della trasmissione. Di colpo non avevo più voce in capitolo».
Vianello voleva cambiare i contenuti del programma?
«Il “Kilimangiaro” è nato per raccontare il mondo con persone comuni e famose, ma tali perché facevano cose eccezionali. Abbiamo ospitato Montagnier per parlare del vaccino dell’Hiv o Aznavour: non per raccontare le sue canzoni ma la sua Armenia. Un’impostazione che è venuta a mancare. Ho provato a difenderla ma senza riuscirci».
Cosa sarebbe cambiato dopo?
«Si è spostato l’ago della bilancia su vip che niente avevano a che fare con il “Kilimangiaro”. Non mi è piaciuto».
L’ha fatto notare?
«Certo, senza essere mai presa in considerazione. In 30 anni non mi era mai successo. Ho provato a difendere i valori del programma, fallendo. Il mio modo di fare non è piaciuto al direttore che ha pensato di sostituirmi».
Una punizione?
«No, ha diritto di farlo. Certo, mi ha fatto sorridere che alla presentazione dei palinsesti si sia detto che il nuovo “Kilimangiaro” parlerà di “viaggi e di viaggiatori”. Ma noi per 15 anni cosa abbiamo fatto? Solo quest’anno si è parlato di attori e delle loro vacanze».
Si aspettava la sostituzione?
«Sì, assolutamente. Non è stata inaspettata. Dei colleghi sono rimasti male perché Vianello non avrebbe comunicato loro la decisione. Non io: a me ha detto che non gli era piaciuto il mio modo di fare che aveva deciso di sostituirmi».
Non c’erano altri dirigenti con cui confrontarsi?
«Ho chiesto di parlare con la direzione generale, non ho avuto risposta. Un direttore ha diritto di scegliere come fare la sua rete, lo accetto».
Niente rabbia, nessun rancore?
«Sono serena. Ovvio, mi spiace, specie per la gente che mi ha manifestato un affetto incredibile: mi fermano per strada, dicono che non guarderanno più il programma...».
Sono soddisfazioni, no?
«Ma no. È come quando uno divorzia: non mi interessa se mio marito avrà o no un’altra. Per me è un capitolo chiuso: questo “Kilimangiaro” non mi rappresenta più, non siamo più simili. Non ho 20 anni: voglio fare qualcosa che amo e per cui ho tanto seminato».
Ha già pronto un nuovo progetto?
«Ne ho molti, ma finora non ho avuto proposte. A ottobre scade il mio contratto Rai e non ho assi nella manica. Sarei stata astuta a portarmi avanti ma la furbizia non mi appartiene: sto cercando solo ora delle alternative».
Tipo?
«Ho proposto un programma a Sky, ma per adesso non sembra esserci grande interesse. Posso andare anche a Tele Posillipo, basta fare qualcosa che mi rispecchi».
Quello che non è successo in questa ultima stagione su Rai3...
«Ho lavorato su Rai3 per tanti anni e sono stati i più belli della mia vita. L’anno scorso ha però il record di essere in assoluto il più brutto di sempre».
Il direttore Vianello per anni è stato un conduttore: non la capiva?
«Gliel’ho detto. Gli ho chiesto: ma se fossero venuti nel tuo programma e ti avessero tolto il gruppo di lavoro per un rinnovo, come l’avresti presa?»
E lui?
«Ha risposto: assolutamente bene. Va beh, se uno dice di sé stesso che è solo un mero esecutore... Io non lo sono mai stata. Ci ho sempre messo l’anima».
Cosa pensa della nuova Rai3?
«Sono per la meritocrazia. La Rai deve rispondere a un pubblico che paga il canone. Anche quest’anno gli ascolti di “Kilimangiaro” erano buoni. Nell’unica prima serata abbiamo fatto l’8-10 %. Questo quando Rai3 fa ascolti da 3 %. Perché Rai3 — scandisce —, coi programmi innovativi di Vianello, sta facendo il 3%. Un direttore può non amare un conduttore, ma di fronte a certi elementi dovrebbe superare la cosa».
È stata troppo poco diplomatica?
«Ho avuto altri direttori nella mia carriera e non sono andata d’accordo con tutti. Ho avuto discussioni, ma nessuno mi ha mai fatta fuori. Se avessi fatto il 3%, però, forse sarebbe successo».