Sebastiano Vassalli, Corriere della Sera 27/7/2014, 27 luglio 2014
IL RISO (AMARO) CHE ARRIVA DALL’ASIA
La coltivazione del riso, di cui si è tornati a parlare per le proteste degli agricoltori contro le importazioni a dazio zero di riso asiatico, è arrivata in Italia e precisamente in Sicilia prima dell’anno Mille. Niente di paragonabile alle risaie di oggi. Pochi campi vicino alle foci dei fiumi e in qualche zona paludosa: ma le arancine di riso, che a Palermo sono femmine e nel resto della Sicilia sono maschi («gli arancini») nascono così. Oggi in Sicilia non si coltiva più il riso: tutto si è trasferito nella pianura del Po fino dal Quattrocento, ed è diventato un affare di Stato. I Visconti, e soprattutto gli Sforza hanno contribuito a creare l’ambiente della risaia: non molti lo sanno, ma il grande Leonardo da Vinci ha disegnato macchine per questo scopo che ancora si possono vedere al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, e ha lavorato alla canalizzazione delle acque soprattutto nel novarese. Su un canale d’irrigazione chiamato Roggia Mora in onore di Ludovico il Moro, è ancora visibile un ponte dall’elegante profilo rinascimentale che pare sia stato progettato proprio da Leonardo. La storia del riso nella pianura del Po è una lunga storia, che ha avuto luci e ombre e che ha fatto morire molti uomini, costretti a lavorare in condizioni disumane. Le «gride» degli spagnoli, inefficaci ma certamente attendibili, lasciano intravvedere una realtà che nessuno mai potrà raccontare perché se ne sa troppo poco. Le mondariso, e poi i diserbanti chimici, sono soltanto il passato prossimo e il presente di quella realtà. E ora tutto rischia di scomparire per il riso della Cambogia. Signori della Comunità Europea, per favore fate qualcosa.